Una spontanea Enciclopedia del patrimonio italiano

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Una spontanea Enciclopedia del patrimonio italiano
Focus

16 marzo 2023

“In questi 31 anni di esistenza le Giornate FAI hanno scritto una sorta di Enciclopedia spontanea che a tutti gli effetti si è aggiunta a quella ufficiale per narrare lo smisurato Patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano”.

Sappiamo tutti che la parte più attesa, più succulenta e più sorprendente di questa nostra conferenza stampa annuale – e ringrazio davvero con tutto il cuore il Ministro Sangiuliano per aver voluto riconfermare l’onore che da anni ci viene riservato di tenerla qui al Ministero della Cultura con la sua partecipazione – è il racconto e la carrellata di immagini di una, comunque limitata, scelta fra le centinaia e centinaia di monumenti eccezionalmente aperti in centinaia e centinaia di città italiane nel weekend del solstizio di Primavera.

Ai Presidenti che mi hanno preceduto (è qui con noi Ilaria Borletti) e a me per il secondo anno è sempre toccata l’ingrata parte (ingrata perché tanto meno esaltante del racconto dei monumenti aperti…) di una introduzione che funge da overture all’opera vera e propria e che tra poco verrà eseguita da Daniela Bruno.

Un evento che in 31 anni di vita ha riversato in 15 mila monumenti poco o pochissimo conosciuti e spesso inaccessibili una moltitudine di 12 milioni di italiani accolti da 150 mila volontari e raccontati da 350 mila studenti da noi ribattezzati Apprendisti Ciceroni, è una realtà che ha in parte – oserei dire in buona parte – cambiato il rapporto tra il popolo italiano e il suo Patrimonio culturale. E non solo perché ne ha svelato e raccontato con entusiasmo una parte meno conosciuta, meno “tradizionale” e in un certo senso meno istituzionale (esistono per quello le istituzioni con in testa il Ministero della Cultura e fior fior di professionisti a ciò preposti) ma anche perché in questi 31 anni di esistenza le Giornate FAI hanno scritto una sorta di Enciclopedia spontanea che a tutti gli effetti si è aggiunta a quella ufficiale per narrare lo smisurato Patrimonio Storico, artistico e paesaggistico italiano.

L’essere aperti in una edizione delle Giornate FAI di Primavera ha molto spesso rappresentato per decine di migliaia di luoghi italiani la presa di coscienza di essere – oltre alla funzione per la quale furono progettati e costruiti – anche un pezzo di Patrimonio culturale del Paese.

Quanti tribunali, carceri, ospedali, scuole, università, forti e fortezze, porti e aeroporti, stadi, fabbriche, officine e manifatture, prima di essere aperti al pubblico in Giornate FAI di Primavera non avevano coscienza – e con loro né chi ci lavorava né chi ci viveva intorno – di essere ANCHE opere d’arte!

E quanti luoghi, che l’evolvere dei tempi, degli usi, delle necessità e delle funzioni aveva privato di un ruolo e che erano molto spesso precipitati nell’abbandono e nell’anonimato, sono risorti richiamati in vita dai Delegati del FAI proprio come successe a Lazzaro? Mi vengono in mente, tanto per citarne due o tre, la monumentale Sala d’aspetto Reale della Stazione Centrale di Milano totalmente abbandonata fino al 1993 quando fu riaperta dalla Delegazione FAI di Milano così svelando il suo fastoso scalone, il bagno reale con la via di fuga nascosta in uno specchio e soprattutto l’inquietante parquet a svastiche rifatto in occasione dell’arrivo in treno a Milano di Hitler che qui venne accolto dal Re; oppure la grandiosa basilica gotica dei francescani di Parma - San Francesco del Prato – sconsacrata nel 1810 –, trasformata in carcere e poi ridotta a umili funzioni fino all’ultima di autofficina e dunque devastata e abbandonata fino a quando fu per la prima volta aperta al pubblico dalla Delegazione FAI di Parma nel 2018 (fu un vero assalto di pubblico!) per poi essere restaurata e arrivare addirittura alla riconsacrazione avvenuta in pompa magna nel 2021; una soddisfazione enorme per il FAI e per la città! E ancora l’Albergo Diurno Venezia di Milano, capolavoro del Portaluppi, totalmente dimenticato nelle viscere della città e riaperto al pubblico dalla Delegazione FAI di Milano nel 2017 dopo un’opera titanica di pulizia e riordino svolta dai nostri volontari; ora, con un finanziamento di 6 milioni del MIC, si appresta a diventare il Museo di Arte Digitale!

E poi, ancora, quanti impiegati di Tribunali e Ministeri, quante guardie carcerarie, (da San Vittore di Milano al magnifico carcere di San Sebastiano a Sassari), quanti, carabinieri, operai, insegnanti, professori e studenti hanno scoperto in questi 30 anni di svolgere il loro militare lavoro quotidiano in luoghi che oltre a essere carceri, Palazzi di Giustizia, Ministeri, Banche, Scuole, fabbriche e luoghi dei più svariati lavori (penso per esempio alla sede RAI di Milano capolavoro di Giò Ponti e aperta per la prima volta al pubblico dalla Delegazione FAI di Milano nel 2015 – aperta anche quest’anno) sono anche pilastri della identità culturale italiana….? E soprattutto – e chiudo – quanti italiani hanno scoperto e toccato con mano che l’Enciclopedia dell’arte italiana – quel catalogo cioè che raccoglie ed espone in modo sistematico le cognizioni relative al sapere culturale della nazione – si è arricchita in questi 31 anni di migliaia e migliaia di voci compilate non già da studiosi ed esperti, ma da semplici cittadini come loro che con la loro attività di volontari del FAI hanno onorato l’articolo 118 della Costituzione, svolgendo, con il loro impegno in Giornate FAI, un’attività di interesse generale in quel nobile spirito di sussidiarietà che l’articolo riconosce a cittadini singoli o associati…!

Le Giornate FAI di Primavera dunque come una delle più allegre, formative, partecipate, spontanee e civili feste di piazza del nostro Paese; un grande, straordinario servizio civico che migliaia di italiane e italiani e migliaia di studenti ogni anno offrono, per puro spirito di solidarietà, ai loro concittadini (che in massa accorrono ordinatamente mettendosi spesso in coda per ore e così smentendo una volta tanto la favola della maleducazione italiana rispetto ad altri popoli!) perché ogni italiano (e sono, lo ricordo ancora, 12 milioni quelli che abbiamo fin qui coinvolto) non solo sia sempre più fiero di esserlo, ma diventi egli stesso un consapevole custode di questa straordinaria eredità culturale. Da sempre predichiamo che “si protegge ciò che sia ama e si ama ciò che si conosce”.

Le Giornate FAI altro non sono che una spettacolare occasione di educazione e di conoscenza di quell’immenso giacimento di arte, storia e cultura nel quale e sul quale viviamo e lavoriamo troppo spesso senza saperlo davvero fino in fondo.

Marco Magnifico, Presidente FAI

Discorso tenuto in occasione della Conferenza Stampa delle Giornate FAI di Primavera 2023 il 16 marzo 2023 a Roma presso il Ministero della Cultura, Sala Spadolini.

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