Un eccezionale stampo eucaristico ritrovato all’Abbazia di Cerrate

Un eccezionale stampo eucaristico ritrovato all’Abbazia di Cerrate

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Un eccezionale stampo eucaristico ritrovato all’Abbazia di Cerrate
Focus

04 novembre 2022

Daniela Bruno racconta l’emozione di una scoperta eccezionale durante i lavori di restauro dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate a Lecce nel 2015: il ritrovamento di un rarissimo stampo eucaristico bizantino, un piccolo oggetto che racchiude una grande storia.

Era il 2015 ed ero appena arrivata al FAI. Tra i primi sopralluoghi che feci, mi portarono all’Abbazia di Santa Maria di Cerrate a pochi chilometri da Lecce: all’esterno una tipica masseria salentina tra gli ulivi monumentali, oggi falcidiati dalla Xylella, all’interno un monastero con una chiesa romanica normanna tutta rivestita di affreschi bizantini del XII secolo. Fervevano i restauri alla chiesa e, scavando per un impianto, gli operai assistiti dagli archeologi, ci raccontarono di aver trovato un piccolo e curioso oggetto che sarebbe stata una scoperta eccezionale.

Io facevo l’archeologa prima di approdare al FAI, perciò il mio interesse era ai massimi livelli. Entrai in una buca profonda più di un metro e a quasi due metri di profondità c’era una fossa accuratamente scavata nella roccia con un fondo di mattoni e frammenti ceramici ben disposti che accoglieva deposto - come ritualmente - un oggetto calcareo di forma conica, piccolo, di 8 centimetri, con una specie di impugnatura ottagonale, che era perfettamente integro. Era uno stampo, una specie di timbro.

Lo presi tra le mani e, ripulendolo dalla terra, vidi comparire a poco a poco perfettamente delineata una raffigurazione graffita al centro e un’iscrizione in greco che correva tutto intorno. Era una raffigurazione religiosa, la resurrezione di Cristo.

Cristo al centro con due lettere in greco che lo identificavano ai lati del capo, e ai lati del Cristo fino ai suoi piedi, due figure chinate che uscivano dal terreno come da due sepolcri. Una più gracile, forse un uomo e una donna, forse Adamo ed Eva, simboli dell’umanità defunta liberata dal regno dei morti dalla resurrezione di Cristo come narra l’antico testamento.

Tutto intorno correva un’iscrizione che poi avremmo tradotto e che ci avrebbe chiarito il messaggio di questo oggetto. Infine due lettere ai lati dei personaggi un μ e una θ, abbreviazioni di Μήτηρ Θεοῦ, madre di dio, un riferimento alla chiesa di Cerrate dedicata alla Vergine Maria.

Era uno stampo eucaristico. Non ne avevo mai visti ma sapevo che esistevano, eppure questo era speciale, rarissimo, perché era integro, perché era antico come la chiesa di Cerrate (XII o XI secolo a.c.) e poi perché era proprio legato a Cerrate con quella dedica alla Vergine Maria. Inoltre, era tipico della Pasqua, uno stampo fatto apposta per timbrare il pane benedetto dell’Eucarestia, che veniva distribuito ai fedeli come l’ostia del rito cattolico, in occasione, però, delle feste pasquali secondo il rito bizantino. Un’usanza che a Lecce ancora si pratica in una piccola chiesa deliziosa che si chiama San Niccolò dei Greci.

Dovremmo studiarlo ancora questo oggetto speciale, ma quel giorno fu una scoperta eccezionale per tutti e per il FAI: sotto la terra palpitava l’anima bizantina di Cerrate. Un piccolo oggetto ci metteva in contatto con lo spirito di questo luogo con una storia di mille anni fa. Un piccolo oggetto cominciava a raccontarci una grande storia.

Daniela Bruno, Vice Direttrice FAI per gli Affari Culturali

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