27 ottobre 2021
Dal dicembre 2019 l’accordo tra il FAI e la Fondazione Museo di Palazzo Moroni ha avviato un “matrimonio” tra le due istituzioni finalizzato al restauro, alla gestione e alla valorizzazione dello splendido palazzo bergamasco.
Lo scorso 25 ottobre, nella cornice della Sala della Gerusalemme liberata, una delle sale del piano nobile da poco aperte al pubblico, si è tenuta una tavola rotonda di confronto e discussione assieme agli studiosi e alle istituzioni che negli anni si sono occupati dei temi e delle istanze di cui il Bene è portatore. L’obiettivo è portare avanti il “cantiere della conoscenza” sulle solide basi della ricerca e su tali esiti progettare la valorizzazione del Bene, ovvero la restituzione degli studi in un racconto aggiornato e originale, ampio, stratificato e per tutti.
Alla discussione sono intervenuti Giovanni Agosti, critico e storico dell’Arte; Marco Beolchi, Consigliere Fondazione Museo Palazzo Moroni; Maria Mencaroni Zoppetti ed Erminio Gennaro, rispettivamente Presidente e Segretario Generale dell’Ateneo Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo; Monica Resmini, storica dell’Architettura; Maria Cristina Rodeschini, Direttrice dell’Accademia Carrara e Jacopo Stoppa, storico dell’Arte, con Daniela Bruno, Sara Menato e Gimmy Schiavi, esperti FAI, insieme a Elisa Bonaiuti e Martina Colombi, storiche dell’Arte. Queste ultime che hanno presentato in questa occasione gli esiti delle loro ricerche: dalle novità documentarie emerse sul cantiere seicentesco di Palazzo Moroni, dopo l’approfondita analisi dell’archivio di famiglia – integralmente conservato, tutelato e valorizzato dalla Fondazione Museo di Palazzo Moroni – alla quadreria del Bene tra formazione, dispersioni e consistenza attuale.
Gli studi di Elisa Bonaiuti hanno restituito con maggiore chiarezza il ruolo di Palazzo Moroni nel contesto dell’architettura barocca bergamasca, quale impresa che avvia – assieme a Palazzo Terzi – la stagione dei palazzi secenteschi in città e che codifica alcuni elementi che diverranno tipici (la dicotomia tra esterno sobrio e interno riccamente decorato, la complessa planimetria che fa i conti con le preesistenze e con l’orografia di Città Alta, il ricco apparato decorativo così come la continuità delle maestranze coinvolte rispetto alle altre imprese cittadine coeve). Lo studio documentario ha consentito di precisare meglio il rapporto di Palazzo Moroni con i palazzi vicini, nonché di fare luce sulle funzioni, sulla disposizione e sulla decorazione delle stanze seicentesche.
La ricerca di Martina Colombi, partita dalla schedatura completa e aggiornata di tutti i dipinti, ha consentito di fare luce sulla costituzione e sulla dispersione della collezione Moroni, espressione di addizioni, aggiunte e alienazioni dovute ai singoli esponenti della famiglia. La ricerca ha restituito la straordinaria ricchezza raggiunta dalla raccolta nell’Ottocento, vero secolo d’oro per la collezione Moroni, quando è visitata da connoisseur, travelling agent e storici dell’arte e ha fatto luce su parte delle dispersioni.
La tutela di luoghi unici come Palazzo Moroni non può prescindere da una conoscenza approfondita di tutti quegli aspetti che nel corso del tempo hanno contribuito a definirne l’identità e il valore. Per questo, oltre ai cantieri di restauro, i nostri Beni sono sede e oggetto di cantieri di conoscenza, veri e propri centri studi multidisciplinari che indagano la storia e la natura del Bene e il suo contesto per raccogliere un patrimonio di conoscenze utili alla loro miglior valorizzazione e su cui costruire un’offerta culturale sempre più completa, interessante e godibile.
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