26 maggio 2023
L’Oasi Zegna è una vasta area naturalistica aperta a tutti. Nel 1929 Ermenegildo Zegna iniziò a Trivero Valdilana, sulle alture di Biella, una riforestazione delle pendici della montagna con 500.000 piante tra conifere, rododendri e ortensie.
Oggi l’Oasi Zegna compie trent’anni: il “pensiero verde” del fondatore e le buone pratiche attuate nel tempo dalla famiglia nella gestione di quest’area hanno contribuito, nel 2014, al riconoscimento del patrocinio FAI in quanto esempio lungimirante di valorizzazione del paesaggio. La collaborazione proficua fra Oasi Zegna e FAI continua ancora oggi con lo sviluppo di progetti legati alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici e alla sensibilizzazione dei cittadini alla sostenibilità ambientale.
Da poco meno di tre anni Oasi Zegna ha avviato il progetto “Zegna Forest”, un grande piano di recupero e miglioramento forestale con lo scopo di aumentare la resilienza delle piante a fenomeni climatici, incrementare la biodiversità e le caratteristiche paesaggistiche, fornendo una serie di cosiddetti “servizi ecosistemici” non solo ai tanti visitatori che frequentano l’Oasi, ma anche al territorio e, quindi, alla collettività.
Un bosco sano e forte, infatti, oltre ai vantaggi per flora e fauna, offre anche quel tipo di “benessere” che il visitatore cerca in un’area naturale; il mondo scientifico conferma che il nostro equilibrio interiore è intimamente legato alla natura.
«Prendersi cura non è un atto dovuto – sostiene Anna Zegna, Presidente di Fondazione Zegna – è sempre spontaneo, nasce dal cuore, con slancio e generosità. Continueremo a piantare alberi, non sarà un gesto solitario, ma un gesto corale».
C’è un altro aspetto sul quale anche il FAI sta lavorando da tempo e che, alla luce dei fenomeni spesso catastrofici che si registrano ormai in molte aree del Paese a intervalli di tempo molto ravvicinati, assume ulteriore valore: parliamo del dissesto idrogeologico delle zone di collina e bassa montagna. Abbiamo purtroppo visto come aree interne del nostro Paese di fronte a eventi meteo estremi dimostrino tutta la loro fragilità con frane, smottamenti e grandi carichi d’acqua e fango che dalle alture piombano sulle zone pianeggianti.
Il nuovo modello di riassetto forestale adottato da Oasi Zegna sulle alture biellesi propone un programma che rinforza le capacità idrogeologiche regolatrici, in caso di prolungata assenza di piogge o precipitazioni concentrate estreme, di un bosco variegato, stabile e ben gestito per queste aree prealpine o appenniniche. È il cosiddetto "effetto polmone": trattiene l’acqua nel suolo ancorato dalla vegetazione, rilasciandola gradualmente verso la pianura con benefici nei periodi di siccità e con mitigazione degli impatti nei periodi di precipitazioni estreme. È quel riassetto territoriale di fronte al degrado dei suoli che tutti evocano ma che troppo raramente si applica.
Anche il FAI ha attuato progetti di risanamento idrogeologico in Liguria sui pendii retrostanti l’Abbazia di San Fruttuoso a Camogli e nella forra di Parco Villa Gregoriana a Tivoli nel Lazio: opere di bioingegneria che, in armonia con l’ambiente, tutelano i Beni che stanno a valle di corsi d’acqua o torrenti.
Può sembrare strano ma anche tutelando la biodiversità dei luoghi, come il FAI sta facendo in molti dei suoi oltre 70 beni nazionali, si contribuisce al rinforzo idrogeologico dei territori. Come dimostrano molti esempi in aree naturali, quando la biodiversità migliora, ne beneficia il suolo, la vegetazione e le specie animali, ma si ritrova anche quell’armonia Uomo-Natura che troppo spesso vediamo alterata a fronte di uno sfruttamento eccessivo delle risorse terrestri.
Sia nel caso di Oasi Zegna che per i Beni del FAI le risorse economiche investite sono importanti e provengono da privati (iscritti, sostenitori, visitatori, proprietà). Forse, investire anche risorse pubbliche o in una forma pubblico-privato per progetti di prevenzione riguardo il dissesto idrogeologico, potrebbe far risparmiare alla collettività e allo Stato risorse assai maggiori – come abbiamo tristemente visto nelle immagini delle ultime settimane –, ma soprattutto risparmiare vite umane, territorio, storia e ricchezza.
Sarebbe un investimento per le future generazioni e per quel mondo sostenibile e vivibile che tutti desideriamo.
Speriamo che da questi esempi virtuosi si possa trarre uno spunto, un’idea, una riflessione che portino a progetti concreti da replicare in altre aree del nostro fragile Paese.