17 novembre 2023
«Torri, Fonti, Giardini, Marmi, e Pittura,
Disposti in ordin vario; in forma uguale
Son qui Glorie de l’Arte, e di Natura»
Andrea Balioni, in “Le misteriose pitture del Palazzo Moroni di Donato Calvi”, 1655
Il FAI e la Fondazione Museo di Palazzo Moroni – in occasione della manifestazione “Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023” – inaugurano Palazzo Moroni. Dopo l’apertura dei giardini e dell’ortaglia nel giugno 2020, nel pieno della pandemia che aveva duramente colpito la città, e quella di quattro sale con splendidi affreschi barocchi nel settembre 2021 – nell’ambito delle celebrazioni per il 500° anniversario della nascita di Giovanni Battista Moroni, di cui questi ambienti conservano i capolavori – il palazzo seicentesco nel cuore di Città Alta apre integralmente da mercoledì 22 novembre 2023.
In questa occasione completano il percorso di visita cinque ulteriori sale al piano nobile, caratterizzate da un allestimento ottocentesco – Sala Gialla, Sala Rosa, Sala Azzurra, Salottino Cinese e Sala Turca – e il mezzanino, con il cucinone e l’appartamento utilizzato fino al 2009 dal conte Antonio Moroni, ultimo abitante della dimora.
Si inaugurano, inoltre, gli spazi di accoglienza rinnovati, come la biglietteria con negozio, e nuovi servizi e strumenti di accompagnamento alla visita, a cominciare da un video-racconto con proiezioni immersive allestito nel cucinone, che narra – con la voce di Luca Micheletti – la storia della famiglia e del palazzo.
Palazzo Moroni, il primo palazzo urbano acquisito dal FAI, inaugura dopo tre anni di lavori di restauro per la messa in sicurezza, la conservazione e la valorizzazione, che hanno interessato i giardini, estesi con terrazzamenti panoramici ai piedi della Rocca civica e fino all’ortaglia, due ettari di campagna nel cuore della città, e gli interni, straordinariamente conservati nelle decorazioni, negli arredi, negli oggetti e nelle opere d’arte della collezione di famiglia, che annovera tra i capolavori tre ritratti di Giovanni Battista Moroni (1521 circa-1579/1580): Il Ritratto di Isotta Brembati, quello di Giovanni Gerolamo Grumelli, meglio noto come Il Cavaliere in rosa, e il Ritratto di signora anziana.
Il Bene è stato affidato al FAI nel 2019, a seguito di un accordo con la Fondazione Museo di Palazzo Moroni, proprietaria del palazzo, istituita nel 2008 dal conte Antonio Moroni (1919-2009) e ancora presieduta dalla figlia Lucretia, per perseguire la missione di rendere il Bene un patrimonio collettivo.
«Era il 2008 quando il conte Moroni conferì a una Fondazione da lui creata il palazzo di famiglia, con il giardino, la stupefacente ortaglia (un decimo dell’intera Bergamo alta!) e gli arredi preziosi, così privando se stesso e i discendenti di una proprietà prestigiosa e di incalcolabile valore», afferma Marco Magnifico, Presidente FAI. «Lucretia, figlia di suo padre in quanto a chiarezza di visione e lucidità di intenti, ha portato a compimento l’opera paterna proponendo al FAI di “assorbire” la Fondazione di famiglia della quale oggi è Presidente. La scelta di Antonio Moroni, nobile come quelle di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, di Pasino Bagatti Valsecchi e di Antonio e Marieda Boschi di Stefano, fa parte della storia più civile del nostro Paese dove ancora c’è chi ritiene che un gesto a favore della collettività sia un punto d’onore per il proprio nome e quello della propria famiglia; e come tale ha dunque diritto di essere affidato al futuro e raccontato esattamente come le opere d’arte e di architettura oggetto di tanto dono. Nel segno della migliore tradizione italiana».
«Con la riapertura completa del Palazzo Moroni, il FAI e la Fondazione Museo di Palazzo Moroni celebrano un significativo traguardo nel cuore di Città Alta, che rappresenta l’ennesimo appuntamento importante nell’ambito dell’anno speciale di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023», dichiara Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo. «Dopo un lungo percorso di restauro durato tre anni, questo storico palazzo seicentesco, testimonianza tangibile della storia e dell'arte, riapre le sue porte al pubblico a poche settimane proprio dalla conclusione dell’anno della Capitale. FAI e la Fondazione Museo di Palazzo Moroni hanno meritoriamente raccolto la chiamata nell’anno della Capitale, aggiungendo un pezzo importante al grande palinsesto di attività che hanno scandito tutto l’arco dell’anno che va a conclusione. Credo che sia anche la forza della proposta della nostra Capitale, ovverosia quella di essersi composta e di aver saputo convogliare le tante energie che venivano dalle istituzioni culturali, dai cittadini, dalle associazioni, dal nostro territorio. Ringrazio il FAI per il grande regalo della riapertura di Palazzo Moroni e invito i nostri concittadini e tutti i visitatori a scoprirne il patrimonio».
«Vorrei condividere con voi l’emozione di rivedere aperte le stanze del palazzo che, per secoli, è appartenuto alla mia famiglia; oggi dopo mesi di importanti restauri chi vi entrerà potrà ritrovare gli stessi ambienti in cui, mio padre ed io, abbiamo vissuto anni felici della nostra vita», commenta Lucretia Moroni, Presidente Fondazione Museo di Palazzo Moroni. «La profonda sinergia che si è instaurata tra la Fondazione Museo di Palazzo Moroni e il FAI ha permesso di coronare il desiderio di mio padre, rendere la nostra casa un bene comune per i cittadini di Bergamo e per tutti coloro che vorranno immergersi nel ritrovato splendore delle sale del Palazzo e dei suoi Giardini».
«Palazzo Moroni è un luogo iconico e rappresenta il primo palazzo urbano del FAI. La vicinanza di Regione Lombardia ha contribuito in modo decisivo al suo restauro», sostiene Francesca Caruso, Assessore alla Cultura della Regione Lombardia. «È nostro impegno quello di valorizzare, pertanto, un luogo-simbolo del territorio che riveste un'importanza culturale per tutta la Lombardia. Ringrazio il FAI per l'impegno nel promuovere iniziative fondamentali volte alla valorizzazione del patrimonio storico artistico, architettonico e naturalistico del paesaggio».
I lavori di restauro sono iniziati nel 2020. Il 27 e il 28 giugno dello stesso anno, il FAI ha aperto i giardini e l’ortaglia: un evento eccezionale, nato come omaggio a Bergamo, una delle città italiane più colpite dal Covid-19, con un’apertura dedicata a tutto il personale sanitario.
Dopo un anno, si sono conclusi i lavori nella parte del palazzo caratterizzata da affreschi secenteschi – i cui soggetti danno il nome alle sale: la Sala dell’Età dell’oro, la Sala dei Giganti, la Sala di Ercole e la Sala della Gerusalemme liberata – realizzati dal pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli (1604-1656), che sono tra i primi e più sontuosi esempi di pittura barocca in Lombardia.
Alla fine del 2022 è iniziato il restauro delle cinque stanze che aprono al pubblico in questa occasione, frutto delle modifiche che hanno interessato il palazzo intorno al 1835, in vista del matrimonio di Alessandro Moroni con la nobile milanese Giulia Resta (1838). L’allestimento di questi spazi, più intimi e raccolti di quelli secenteschi, è dominato da sete preziose, ceramiche orientali e francesi, arredi laccati e in stile impero e decorazioni ad affresco che riproducono stucchi a trompe-l’oeil e si alternano a fantasiosi soggetti che prendono ispirazione dal mondo classico ed esotico.
Gli interventi, realizzati grazie al sostegno di Regione Lombardia e al contributo di numerose aziende e privati, hanno permesso di rendere agibile e visitabile l’intero piano nobile e tutto il mezzanino. Sono stati realizzati gli impianti elettrici e di sicurezza, restaurati e conservati gli infissi e le pavimentazioni, adeguati i necessari servizi alla nuova funzione museale del palazzo, dotato anche di spazi di valorizzazione. Un grande restauro che armonizza gli interventi dedicati alle esigenze di sicurezza e fruibilità con le lavorazioni realizzate con materiali locali e tecniche ancora artigianali.
Nonostante i cantieri in corso, il palazzo è sempre stato parzialmente aperto alle visite: una scelta che ha reso più complicate le cantierizzazioni, programmate a fasi.
I lavori hanno interessato anche i giardini di Palazzo Moroni con la sostituzione degli alberi e degli arbusti che si presentavano in condizioni fitosanitarie critiche, l’integrazione di piante ornamentali nelle aiuole, la potatura dei tassi in forma e la realizzazione di percorsi in ghiaia a tutela dei prati.
Un cantiere lungo e complesso ha interessato i beni mobili del palazzo: arredi, rivestimenti decorativi, opere d’arte e oggetti che rendono, in particolare le stanze ottocentesche che aprono oggi al pubblico, una testimonianza autentica e integra del modo di arredare e di vivere in un palazzo dell’epoca. In accordo con la Soprintendenza competente è stato avviato un piano di conservazione, con catalogazione, mappatura completa e documentazione digitale aggiornata, anche con immagini ad altissima risoluzione delle opere d’arte, realizzate per la prima volta grazie alla collaborazione con Haltadefinizione. Un approfondito restauro, realizzato in collaborazione con il Centro per la Conservazione e il Restauro La Venaria Reale, è stato dedicato agli apparati tessili, tra cui antiche tappezzerie in seta della manifattura di Caserta e importanti arredi rivestiti, e tutti gli orologi sono stati restaurati per essere rimessi in funzione. Oltre al restauro e alla conservazione, il FAI ha provveduto anche all’integrazione e al riarredo di alcuni spazi aperti al pubblico che non conservavano l’allestimento originale: grazie alle numerose donazioni al FAI di arredi e oggetti da parte di privati, è stato possibile restituire agli ambienti il loro aspetto storico, applicando dove possibile un criterio filologico di integrazione, ma anche interpretando lo spirito del luogo, com’è nella tradizione del FAI e nel suo stile e metodo per la valorizzazione.
Il cantiere di restauro è stato accompagnato da un “cantiere della conoscenza”. Studi e ricerche coordinati dal FAI, a cominciare dall’archivio storico di famiglia, ancora custodito a Palazzo Moroni, hanno permesso di aggiornare e ampliare la conoscenza sulla famiglia e sulla collezione, come sul palazzo e sul quartiere. Il FAI, come di consueto nei suoi Beni, ha tradotto questa conoscenza in vari strumenti di introduzione e accompagnamento alla visita, tra cui schede di sala, piccole pubblicazioni, podcast e soprattutto un video-racconto con proiezioni immersive allestito nel cucinone che racconta la storia di Palazzo Moroni attraverso immagini storiche, inedite e suggestive, accompagnate da una narrazione affidata alla voce dell’attore e baritono Luca Micheletti. Da gennaio 2024 sarà disponibile anche un volume edito da Skira, grazie al contributo di Gallerie d’Italia: la guida vera e propria di Palazzo Moroni.
Particolare attenzione è stata e sarà data al tema dell’accessibilità grazie a supporti tattili a disposizione delle persone con disabilità visiva e, a partire dal 2024, una guida in linguaggio semplificato che rende la visita accessibile anche alle persone con disabilità intellettiva. Saranno inoltre organizzate visite guidate in LIS per persone sorde.
Domenica 19, dalle ore 18.30 alle 21, Palazzo Moroni sarà aperto gratuitamente ai cittadini di Bergamo, mentre il giorno dopo, lunedì 20, nell’ambito delle Giornate FAI per le Scuole, è prevista un’apertura dedicata interamente agli studenti condotta dagli “Apprendisti Ciceroni” del Liceo Classico Paolo Sarpi di Bergamo.
I restauri di Palazzo Moroni sono stati realizzati grazie al decisivo contributo di Regione Lombardia – nell’ambito di uno specifico accordo di collaborazione – al fondamentale sostegno di Deutsche Post Foundation, dell’Associazione Amici del FAI e di Friends of FAI, organizzazione statunitense da anni al fianco della Fondazione nella cura e valorizzazione del patrimonio italiano.
Grazie anche al generoso sostegno di FIMESA, Fugazza F.lli & C., Banca Sella, CBC Europe, al contributo di Fondazione Pomara Scibetta Arte Bellezza Cultura, Nespresso, The Ruth Stanton Foundation, Rulmeca, SIAD, Fondazione Berti Onlus.
Infine, grazie ai numerosi donatori privati per i contributi donati a favore del restauro.
L’inaugurazione di Palazzo Moroni si svolge nell’ambito della manifestazione “Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023”, che vede Intesa Sanpaolo e A2A nel ruolo di Main Partner, Brembo nel ruolo di Partner di Sistema, Ferrovie dello Stato Italiane e SACBO quali Partner di Area. Il Ministero della Cultura e Regione Lombardia sono partner istituzionali insieme a Fondazione Cariplo, Fondazione della Comunità Bresciana e Fondazione della Comunità Bergamasca.
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