La tutela dei cetacei del Mediterraneo. Intervista a Sabina Airoldi

La tutela dei cetacei del Mediterraneo. Intervista a Sabina Airoldi

Condividi
La tutela dei cetacei del Mediterraneo. Intervista a Sabina Airoldi
Dal territorio

07 maggio 2025

«La partecipazione del Santuario Pelagos al censimento “I Luoghi del Cuore” ha rappresentato un’opportunità significativa per valorizzare e far conoscere a un pubblico più ampio l’esistenza dei cetacei nei nostri mari e l’importanza di quest’area protetta», Sabina Airoldi, ricercatore presso il Tethys Research Institute.

Il Santuario Pelagos, un’area marina protetta di 87.500 km2 istituita nel 1999 da Italia, Francia e Principato di Monaco per tutelare i cetacei del Mediterraneo, è stato votato nel 2016 da 5.555 persone.

Il progetto di sensibilizzazione per la tutela degli “abitanti” del Santuario, che si estende dalla costa italo-francese fino al nord della Sardegna, e comprende Corsica e Arcipelago Toscano, è stato sostenuto da FAI e Intesa Sanpaolo e si è articolato in tre fasi: una campagna di sensibilizzazione, una di mitigazione del disturbo e una di "Citizen science" per la segnalazione degli avvistamenti dei cetacei attraverso il sito Cetaceifaiattenzione.it.

Il progetto è stato presentato da Tethys Research Institute, ente di rilievo scientifico riconosciuto a livello internazionale.
Ne abbiamo parlato con Sabina Airoldi, ricercatore presso il Tethys.

La prima, inevitabile, domanda: qual è il suo Luogo del Cuore?

Il Santuario Pelagos è stato ideato e proposto nel 1991 dal fondatore dell’Istituto Tethys, Giuseppe Notarbartolo di Sciara, sulla base delle evidenze scientifiche prodotte alla fine degli anni ’80 dai ricercatori Tethys. Ero fra quei ricercatori e ricordo quando, dopo aver monitorato i mari da Chioggia alla Toscana, arrivai alle prime luci dell’alba a una trentina di miglia al largo di Sanremo. Il mare sembrava un lago e a un tratto sentii un potente soffio alle mie spalle, mi girai e vidi la mia prima balenottera comune. Era lunga quasi quanto la barca di 20 metri. Ci passò lentamente accanto per poi immergersi. Imbracciai il binocolo, vidi soffi ovunque e mi resi conto che c’erano più di 10 balenottere intorno a noi.

Non dimenticherò mai quell’emozione, che mi ha portata a dedicare quasi quarant’anni della mia vita ai cetacei del Mar Ligure. Ecco perché il mio Luogo del Cuore non può che essere il Santuario Pelagos!

Il 21 febbraio 2002 entra in vigore l’Accordo Pelagos sottoscritto a Roma da Francia, Italia e Principato di Monaco. Ci racconta di cosa si tratta?

L’Accordo Pelagos è un trattato internazionale volto alla tutela dei mammiferi marini del Mediterraneo e dei loro habitat. Firmato da Francia, Italia e Principato di Monaco, ha istituito un’area protetta di circa 87.500 km² nel bacino corso-ligure-provenzale. L’accordo promuove la cooperazione tra gli Stati per ridurre l’impatto delle attività antropiche (traffico marittimo, inquinamento chimico e acustico, sovrasfruttamento della risorsa ittica) e favorire la ricerca scientifica, il monitoraggio e la l’educazione ambientale.

È l’unico esempio al mondo di un santuario internazionale dedicato ai mammiferi marini.

Ci presenta gli abitanti del Santuario?

Nel Santuario Pelagos vivono le otto specie di cetacei regolarmente presenti nel Mediterraneo, con elevata concentrazione soprattutto nel periodo estivo. Come scopriremo, quello che viene comunemente chiamato “delfino” si divide in realtà in tante specie, ognuna con caratteristiche peculiari, che riguardano per esempio la lunghezza, la colorazione, la forma del muso e della pinna dorsale. La specie che predilige l’habitat costiero è il tursiope, il “delfino” più adattabile, dalla colorazione grigia; lungo la scarpata e i canyon sottomarini si trovano invece grampi – delfinidi piuttosto timidi, con tipiche “graffiature” sul corpo capodogli e zifi, delfini più lunghi, tra i 4 e i 10 metri e piuttosto schivi. Infine, in area pelagica, ovvero quella che non subisce le influenze dirette del litorale e del fondo, sono concentrate le stenelle striate, tra le specie più diffuse nel Santuario; i globicefali, più grossi del “tipico” delfino e la cui sagoma, con la testa a palla, è molto particolare; e le enormi balenottere comuni, il secondo animale più grande al mondo.

Per tutte queste specie il Santuario rappresenta uno dei più importanti siti di alimentazione e per molte di loro anche di riproduzione, rendendo Pelagos un’area chiave per la loro conservazione.

La coesistenza tra i mammiferi marini e gli esseri umani ha una storia molto antica, dai delfini di Dioniso alla balena di Melville. Quali sono le principali attività che oggi minacciano i cetacei?

Oggi i cetacei affrontano numerose minacce legate alle attività umane: la convivenza e l’equilibrio tra uomo e natura diventano sempre più delicati. L’intenso traffico marittimo, oltre a rappresentare una fonte di disturbo, è una delle maggiori cause dell’inquinamento acustico, che interferisce negativamente con l’ecolocalizzazione e la comunicazione dei cetacei; le collisioni con le grandi navi (carghi, traghetti, navi da crociera) sono una delle maggiori cause di morte di origine antropica per le balenottere comuni e i capodogli. Frequenti sono le catture accidentali (bycatch) negli attrezzi da pesca, inoltre la pesca eccessiva riduce le risorse alimentari. La presenza di macro e microplastiche, altre forme di inquinamento e la presenza in mare di virus, batteri e parassiti umani rappresentano una grave minaccia per la salute degli animali e degli interi ecosistemi. I cambiamenti climatici modificano inoltre gli equilibri in mare, causando alterazioni a diversi livelli.

La mitigazione di questi impatti è cruciale per la sopravvivenza delle specie nel Mediterraneo.

Grazie al progetto “Cetacei FAI attenzione”, ognuno di noi può contribuire concretamente alla salvaguardia dei cetacei. Ci spiega di cosa si tratta?

“Cetacei FAI attenzione” è un progetto di sensibilizzazione e citizen science pensato per coinvolgere chi va per mare – diportisti, pescatori, turisti, operatori nautici – nella protezione dei cetacei. Il progetto promuove un codice di condotta, adottato da ACCOBAMS (Accordo sulla conservazione dei cetacei in Mar Nero, Mar Mediterraneo e area Atlantica contigua) per osservare questi animali in modo rispettoso, riducendo al minimo il disturbo. Viene inoltre promossa la citizen science presso chi va per mare: se si avvista un delfino o una balena si è invitati a segnalarlo attraverso l’apposito modulo online.

Ogni segnalazione contribuisce a mappare la presenza dei cetacei nei mari italiani, contribuendo ad ampiare le conoscenze dei nostri mammiferi marini. Così, anche chi non è un ricercatore può diventare parte attiva nella loro tutela.

L’azione attiva delle persone caratterizza sia il censimento del FAI sia l’attività di citizen science ideata dall’Istituto Tethys. La partecipazione a “I Luoghi del Cuore” cos’ha portato a Pelagos?

La partecipazione del Santuario Pelagos al censimento “I Luoghi del Cuore” promosso dal FAI ha rappresentato un’opportunità significativa per valorizzare e far conoscere a un pubblico più ampio l’esistenza dei cetacei nei nostri mari e l’importanza di quest’area protetta.

L’ampia adesione ottenuta ha evidenziato quanto sia crescente l’interesse dei cittadini per la tutela del patrimonio naturale e, in particolare, per un’area marina unica nel suo genere, dedicata alla conservazione dei mammiferi marini nel Mediterraneo. Questa visibilità è essenziale per promuovere una cultura della conservazione e rafforzare le azioni di tutela. Riconoscere Pelagos come un “luogo del cuore” significa anche riaffermare l’impegno collettivo verso la protezione della biodiversità marina e la promozione di pratiche sostenibili nel nostro mare.

Ci racconta le scoperte più significative emerse in questi anni di progetto?

Uno dei contributi più rilevanti del progetto è stato l’acquisizione di dati preziosi sulla presenza e distribuzione di cetacei in aree non coperte dai tradizionali programmi di monitoraggio scientifico. In particolare, nel 2018-2019 sono pervenute segnalazioni di balenottere comuni da tutti i mari italiani in habitat costiero, una distribuzione assolutamente anomala per questa specie. Senza le osservazioni dei diportisti la comunità scientifica non avrebbe potuto ottenere tali informazioni su di un’area così ampia, evidenziandone l’importanza per una conservazione più efficace.

Sabina Airoldi, ricercatore presso il Tethys Research Institute dal 1987, ha dedicato oltre 35 anni allo studio dei cetacei. Ha fondato due progetti di ricerca nel Mar Mediterraneo e dal 2000 ad oggi dirige il Cetacean Sanctuary Research, un progetto di ricerca a lungo termine sulla socio-ecologia delle specie di cetacei che vivono nella porzione occidentale del Santuario Pelagos. Oltre al suo lavoro come ricercatore (più di 110 contributi scientifici), è da sempre impegnata in attività di formazione e nella sensibilizzazione del grande pubblico mediante numerosi seminari, conferenze e incontri. Sabina collabora inoltre con numerose testate giornalistiche ed emittenti radiofoniche e televisive. È un’esperta nazionale in materia di conservazione dei cetacei e membro di diversi gruppi di lavoro per il sostegno dell’Accordo del Santuario Pelagos. Ha ricevuto diversi riconoscimenti per il suo impegno nella ricerca e conservazione dei cetacei e per i risultati ottenuti è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana con speciale menzione da parte del Ministero degli Affari Esteri.

News correlate

Registrati alla newsletter
Accedi alle informazioni per te più interessanti, a quelle inerenti i luoghi più vicini e gli eventi organizzati
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te
Tutto questo non sarebbe possibile senza di te