19 novembre 2021
L’arte, la bellezza, la creatività sono parte del patrimonio collettivo dell’essere umano e la sensibilità a esse permane anche quando altre funzioni cognitive vengono meno.
Gli studi condotti negli ultimi anni hanno messo in evidenza come l’arte, nelle sue varie espressioni, svolga un ruolo di stimolazione efficace in persone con declino delle facoltà mentali sufficientemente grave da interferire con la vita quotidiana, perché opera su circuiti emozionali che si conservano più a lungo delle componenti cognitive, compromesse dalla malattia. Quando la memoria, il pensiero logico, il linguaggio verbale decadono è necessario identificare e sostenere altre vie di comunicazione che favoriscano il benessere della persona malata e di chi se ne prende cura, spesso familiari provati da una assistenza totalizzante. Una sollecitazione adeguata può inoltre contribuire al mantenimento di capacità ancora conservate.
Nel settembre 2021 la Delegazione FAI di Roma in collaborazione con l’associazione Alzheimer Uniti Roma e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, ha lanciato il nuovo progetto Il linguaggio del bello: visite museali destinate alle persone con il morbo di Alzheimer o altro tipo di demenza e ai loro famigliari con l’obiettivo di fornire sollecitazioni alle persone malate attraverso la visione di alcune opere d’arte che funzionano da stimolo cognitivo, emotivo e relazionale. La narrazione diventa così un percorso nel quale le caratteristiche dell’opera e le specificità dell’artista si intrecciano con i contributi forniti dalle persone malate. Chi assiste condivide un’esperienza piacevole e può scoprire nel proprio caro quelle capacità ancora presenti che nel quotidiano sono offuscate dalla malattia identificando nuove vie di sollecitazione e stimolo.
L’iniziativa continuerà fino a giugno 2022 ogni terzo mercoledì del mese dalle 10,30 alle 12,30 presso la biglietteria della GNAM. Per ulteriori informazioni clicca qui.
«Per la prima giornata il tema scelto è stato “Lo sguardo”, ispirato a una delle sale con opere che lo esprimono in forme differenti. Ci è sembrato un tema coerente dopo un periodo di relazioni difficili a seguito della pandemia caratterizzate, causa mascherine, principalmente dall’uso dello sguardo come veicolo di comunicazione emotiva, insieme alla voce», ha commentato Francesco Demitri, volontario della Delegazione FAI di Roma che partecipa al progetto.
Opere di Burri, Penone, Canova, Pascali, Wildt hanno dunque stimolato osservazioni anche da parte di persone con demenza di grado moderato-grave o con problemi nel linguaggio verbale, tanto da stupire caregiver e volontari per il coinvolgimento emotivo che queste opere d’arte hanno suscitato nei partecipanti.
Il linguaggio del bello è dunque un’iniziativa che offre alle persone affette da Alzheimer ed altre tipologie di demenze la possibilità di esprimersi attraverso l’arte e proponendo un modello per una comunicazione ancora possibile, che fa ricorso all’immaginazione e non alla memoria, alla fantasia e non alle capacità logico-cognitive, valorizzando così le capacità comunicative.