26 novembre 2021
Uno dei luoghi più amati nel territorio di Prato è la Chiesa di San Bartolomeo, oggi restituita alla comunità dopo il restauro conservativo degli affreschi del presbiterio dell’oratorio in via Cava. L’intervento è stato reso possibile grazie al FAI e a Intesa Sanpaolo che, nell’ambito della IX edizione del censimento “I Luoghi del Cuore”, hanno scelto di sostenere il progetto con 12.000 euro, ai quali si è aggiunto un importante cofinanziamento della Parrocchia di San Giusto per coprire la spesa complessiva di 29.700 euro.
L’oratorio di San Bartolomeo sorge lungo via Cava, una delle strade più antiche del territorio oggi inserita nel tessuto urbano della città; costruito nella seconda metà del Trecento dalla nobile famiglia pratese dei Guazzalotti, rappresenta una rara testimonianza di un unitario edificio minore in stile tardo gotico.
L’idea di far partecipare l’oratorio di San Bartolomeo a Prato al censimento del FAI del 2018 è nata in seguito al progetto di restauro voluto dalla Diocesi di Prato. Le precarie condizioni delle pitture murali, in particolare dell’altare e dell’abside, richiedevano un tempestivo intervento di conservazione. L’Ufficio Beni Culturali della Diocesi e la Parrocchia di San Giusto - a cui fa capo il bene - hanno promosso la raccolta voti, attivando una rete capillare che ha coinvolto le famiglie del quartiere, varie associazioni locali, gli istituti scolastici e i cittadini dell’intero territorio pratese. In poco tempo 14.162 persone hanno votato l’oratorio di San Bartolomeo come proprio “Luogo del Cuore” e questo successo ha dato l’impulso per candidare il progetto al Bando per la selezione degli interventi che FAI e Intesa Sanpaolo lanciano dopo ogni edizione del censimento.
L’intervento, valutato idoneo e finanziato con un contributo di 12.000 euro, ha riguardato gli importanti affreschi della zona absidale e dell’altare, dove maggiore era l’urgenza di arrestare il deterioramento di parte degli intonaci dipinti, che apparivano seriamente compromessi da distacchi e cadute di intonaco e pellicola pittorica, provocati dall’umidità di risalita e dalla conseguente azione dei sali solubili. Altri danni, soprattutto per l’altare, erano stati causati dalla cera delle candele, mentre sulle pareti affrescate permanevano evidenti resti di resina vinilica stesa a pennello nei precedenti restauri, completati nel 1980. Nonostante la buona leggibilità dell’apparato decorativo, tutta la cromia era oscurata da velature, ritocchi alterati, integrazioni danneggiate da sali inquinanti e stuccature composte di materiali eterogenei e non pertinenti, come gesso o cemento.
Le operazioni principali sono state la messa in sicurezza degli intonaci, la pulitura degli affreschi con il recupero della stesura pittorica originale obliterata dagli interventi precedenti e, infine, il restauro eseguito sulle micro lacune e sulle stuccature con la tecnica delle velature ad acquerello, utilizzando pigmenti naturali. Il risultato di questi lavori ha permesso una corretta lettura delle immagini dipinte, nel rispetto del passaggio temporale e della stratificazione degli interventi, restituendo coerenza qualitativa all’intera opera.
L’edificio nel 2019-2020 è stato oggetto di un ulteriore importante restauro alla struttura architettonica, all’impianto elettrico e di riscaldamento, agli infissi e apparati lapidei, finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana (proventi dell’8xmille) con i contributi di ANCOS Confartigianato di Prato e della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato.
Don Renzo Fantappiè, direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Prato, ha commentato: «Nel marzo 2020, quando abbiamo avviato l’intervento, avevo manifestato la mia soddisfazione per essere stati scelti come destinatari di un finanziamento ‘I Luoghi del Cuore’ per il restauro degli affreschi dell’Oratorio. L’entusiasmo che aveva determinato la straordinaria partecipazione alla raccolta voti e la cura e attenzione nella redazione del bando hanno permesso di ottenere un importante contributo che ha completato la copertura dell’ingente spesa di 29.700 euro necessaria per eseguire il restauro dei dipinti più degradati, quelli della scarsella e dell’altare. Oggi possiamo dire che in meno di due anni, in un periodo reso difficile dalle limitazioni imposte per il Covid-19, il risultato è stato raggiunto. L’intervento, che completa il recupero strutturale da poco concluso, ripropone una chiara lettura delle immagini, un vero e proprio testo dipinto legato alla spiritualità e alla memoria storica del luogo, e restituisce l’oratorio alla devozione dei fedeli e alle iniziative culturali della comunità».
Don Helmut Szeliga, parroco della Chiesa di San Giusto in Piazzanese, ha dichiarato: «Oggi, alla fine di questo percorso, ricordo con piacere quando Monica Cecchi, dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Prato, mi propose di coinvolgere il quartiere nel censimento "I Luoghi del Cuore" promosso dal FAI. Raccogliere più di 14.000 voti e su questa base ottenere poi il contributo di FAI e Intesa Sanpaolo ha riempito d’orgoglio tutta la comunità. Il risultato è ora sotto gli occhi di tutti. Possiamo dire che la passione di molti, l’impegno dell’Ufficio Beni Culturali e l’attenzione del FAI - al quale va il mio sincero ringraziamento - per la salvaguardia e il recupero del patrimonio culturale italiano, hanno permesso il completamento dei lavori, restituendo all’Oratorio di San Bartolomeo, "il Chiesino" come lo chiamano affettuosamente i pratesi, il suo considerevole valore storico e artistico, riconsegnando così alla comunità uno dei luoghi più amati del territorio».
Soddisfazione anche nelle parole di Rosita Galanti Balestri, Presidente Regionale FAI Toscana: «La decisione di partecipare al censimento "I Luoghi del Cuore" nel 2018 ha fatto sì che, in brevissimo tempo, si raggiungesse un numero considerevole di voti per l’Oratorio di San Bartolomeo, un prezioso gioiello che rappresenta un unicum nel territorio toscano. Altrettanto veloce è stata la realizzazione del restauro, a seguito dell’assegnazione del contributo da parte del FAI e di Intesa Sanpaolo. Grande è la soddisfazione di poter oggi inaugurare gli affreschi dell’altare e del presbiterio finalmente recuperati. Ancor più grande la soddisfazione di constatare che grazie al censimento del FAI - che ha tra gli obiettivi quello di creare effetti virtuosi attirando l’attenzione di altri portatori di interesse per la tutela e valorizzazione di un luogo - il progetto di restauro degli affreschi è stato elemento propulsore per far convergere altri fondi e avviare altri interventi conservativi. Infine, la cosa a cui più tengo e per la quale nutro una forte speranza è che sull’onda di questi interventi già effettuati altri soggetti possano essere stimolati ad azioni concrete per riportare tutto il Chiesino al suo splendore».
Grazia Ventura della ditta Valentini Ventura Restauro d’Opere d’Arte s.r.l. ha così raccontato il restauro: «Come spesso accade, il nostro lavoro è consistito nel "restaurare il restaurato". L’intervento sull’intero oratorio terminato nel 1980 era stato condotto secondo le tecniche e le conoscenze dell’epoca, con i prodotti a disposizione, da qui l’esteso uso della resina vinilica e di altri materiali non compatibili con la natura dell’affresco. Quaranta anni dopo siamo intervenuti applicando le più attuali metodologie, avvalendoci di analisi chimiche e stratigrafiche a supporto delle nostre osservazioni. Il contatto prolungato con questi affreschi di autori diversi ci ha permesso di ricostruire la successione delle azioni, a volte vere manomissioni e occultamenti, che hanno segnato la vita dei dipinti dell’oratorio, fin dal suo nascere. Infatti nel trittico sull’altare, fulcro e più originale manufatto del bene, sono emerse testimonianze di una precedente decorazione al di sotto dell’attuale e suggestivo è stato immaginare il trittico come l’aveva realizzato l’artista, con il fondo dorato su cui si stagliavano le figure dei santi e contrastava l’azzurrite del manto della Madonna. Oggi, invece, la doratura su foglia di stagno meccata è persa e ne restano solo alcuni frammenti anneriti, così come smarrita è la delicata azzurrite apposta sulla preparazione a morellone, che ora costituisce lo sfondo di tutti i dipinti».