06 ottobre 2022
Il mondo della scuola, dell’istruzione e della formazione non rappresenta solo un interlocutore naturale del FAI per il compito educativo connaturato alla sua missione, ma è anche una fonte di interesse culturale da promuovere sotto l’aspetto dei luoghi che compongono la sua presenza materiale sul territorio. Quell’insieme di sedi, storiche o ultramoderne, custodi di antichi saperi o dottrine innovative, che meritano di essere conosciute perché appartengono a pieno titolo al patrimonio culturale del Paese, anche se spesso nella sua dimensione meno “canonica”.
Sono più di 50, fra le 700 in tutta Italia, gli edifici scolastici, universitari, accademici, le biblioteche e i centri di ricerca normalmente non accessibili al pubblico che il 15 e 16 ottobre offriranno a curiosi e appassionati l’opportunità di varcare la loro soglia in compagnia dei volontari FAI e di giovani “Apprendisti Ciceroni”. Eccone un'anteprima.
Una delle «aperture “eccentriche” apparentemente slegate dal concetto corrente di Patrimonio culturale ma che, sull’onda di nuove e diverse proposte di lettura, possono farne sorprendentemente parte» – come ha dichiarato il Presidente FAI Marco Magnifico – è L'Ospedale Universitario Veterinario Didattico di Teramo.
La struttura, di recentissima realizzazione, è nata per la formazione pratica dei medici veterinari e Pietro Costantini, capo della locale Delegazione FAI, ci racconta che la scelta di aprire il Campus universitario e, in particolare, l’Ospedale veterinario è stata dettata proprio dal desiderio di mostrare ai visitatori che il concetto di patrimonio culturale può e deve essere ampliato in un’ottica inclusiva: «La Delegazione di Teramo ha sempre avuto uno sguardo attento al territorio, non solo rispetto al patrimonio storico, artistico e paesaggistico, ma anche in riferimento a quel complesso di saperi e conoscenze che caratterizzano luoghi, persone e contesti. Nello specifico, l’Ospedale veterinario rappresenta un’eccellenza nazionale, non solo per l’utilizzo di attrezzature all’avanguardia, ma anche per la stretta interazione tra formazione, ricerca clinica applicata e supporto del territorio, che lo rendono dinamico e proiettato verso un continuo miglioramento».
«L’Istituto “Altamura” può sembrare una scuola “semplice”, vista da fuori, ma nasconde una grande storia che inizia nel 1864 ed è simbolo dell’evoluzione tecnologica e culturale di Foggia», ci racconta Loris Paragone, studente della 5°A ma anche uno degli Apprendisti Ciceroni che accompagnerà i visitatori alla scoperta della sua scuola durante le Giornate FAI:
«È un onore rappresentare come “cicerone” l’Istituto dove ho arricchito il mio bagaglio scientifico e culturale. La valorizzazione dei beni culturali è un percorso che abbiamo intrapreso dall’anno scorso con i nostri docenti e che continueremo anche quest’anno, perché è importante saper riconoscere e valorizzare le nostre opere e il nostro passato».
L'Istituto "Altamura" di Foggia nasce per l'iniziativa privata della Camera di Commercio nel 1864, solo due anni dopo il Tecnico di Fermo, ma primo in Italia riconosciuto come Regio Istituto nel 1872: da subito si connota come testimonianza “dell'intelligentia tecnologica e culturale”.
L'insegnamento teorico, sempre affiancato a quello pratico, si è avvalso delle antiche officine evolutesi in modernissimi laboratori digitalizzati. Il complesso architettonico e i macchinari rendono tangibili le significative vicende di questa lunga storia, tanto che nei capannoni antichi sta sorgendo un Museo Storico della Scienza e Tecnologia.
La visita dell’istituto Altamura, in questo caso raccontata dagli Apprendisti Ciceroni formati dal FAI in collaborazione con la Delegazione di Foggia, è «un vero e proprio viaggio nella storia, nell’architettura, nell’archeologia industriale e nella cultura tecnico-scientifica foggiana dalla seconda metà dell’800», come ci ricorda Gloria Fazia, Capo Delegazione della città pugliese.
Può un edificio storico ispirare i giovani all'amore e alla valorizzazione del patrimonio storico e artistico? Nel caso di Palazzo Lambertini Taruffi a Bologna questo è certamente vero. Infatti, questo edificio è molto più di uno splendido esempio di architettura del cinquecento bolognese poiché dal 1908, quale sede del Liceo classico “Marco Minghetti”, rappresenta un fulcro di innovazione e sperimentazione nell'insegnamento pur senza perdere il legame con le radici culturali della classicità.
Come ricorda Pietro Acri, Capo Delegazione FAI di Bologna, «tantissimi nostri volontari, a partire dal sottoscritto, si sono formati proprio tra i banchi e gli affreschi di questo palazzo che ha influenzato senza ombra di dubbio la nostra passione per l’arte, la natura e il paesaggio».
Passione che continua ancora oggi nei giovani studenti del Liceo che partecipano al progetto Apprendisti Ciceroni, come racconta la studentessa Isabella Paltrinieri: «Ho accettato volentieri la proposta di partecipare alle Giornate FAI, perché penso che sia molto importante conoscere e valorizzare l'ambiente della nostra scuola. Infatti solitamente non ci sono possibilità di approfondire la storia e l'evoluzione del luogo in cui ci troviamo, perciò questa è sicuramente un'occasione interessante. Inoltre, questa attività è un'opportunità per migliorare abilità come il gestire un discorso in pubblico, o sapersi relazionare con i visitatori».
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