17 gennaio 2024
La storia dei Giganti della Sila dell'Appennino calabrese è la storia di alberi che hanno superato avversità e difficoltà e che oggi rappresentano lo spaccato di un patrimonio naturalistico e ambientale unico in Italia. Non sono molti i Giganti, sono circa 60 esemplari di Pino Larìcio, un tipo di albero che caratterizza in modo specifico l’altipiano silano, ma sono gli ultimi esemplari rimasti in vita: infatti, mentre il resto del territorio è stato piano piano disboscato e poi re-imboschito, I Giganti oggi sono l’ultimo esempio di foresta primigenia silana, sono alberi monumentali e sono i Pini Larìci più antichi di Europa!
Ecco allora che questi alberi custodiscono storie, aneddoti e leggende che meritano assolutamente di essere conosciuti.
Tra le tante, oggi, ci piace ricordare la figura di una donna che ha reso possibile la salvezza di questi alberi che, senza di lei, molto probabilmente non avremmo più.
In antichità, questi alberi plurisecolari dall’età di 400 anni appartenevano a una famiglia baronale proprietaria del bosco e di tutto il latifondo intorno, la famiglia Mollo. La Riforma Agraria degli anni Cinquanta cambiò un po’ il volto della Calabria e della Sila, andando di fatto a espropriare ettari di terra (unica fonte di ricchezza in quel periodo) ai proprietari e assegnando gli stessi ai contadini che ne rivendicavano il possesso, al fine di migliorare le condizioni di arretratezza socio-economica amplificate dal dopoguerra e promuovere unità produttive che potessero migliorare la crisi occupazionale.
E questo accadde anche per l’area in cui si trovano I Giganti: i Baroni Mollo furono espropriati del bosco che, affidato a un contadino del luogo, rischiava di essere cancellato per guadagnare campo da coltivare.
Ma la Baronessa Paola Manes Mollo, pur non essendo più proprietaria, portò avanti una vera e propria guerra per evitare il rischio che anche gli ultimi alberi secolari della Sila venissero disboscati.
E così, negli anni Ottanta decise di attirare l’attenzione su di sé legandosi a uno di questi alberi e facendo il possibile per salvarli. E ci riuscì perché, nel 1987, venne emanato dal Ministero dell’Ambiente il Decreto con cui si sanciva l’istituzione di una Riserva Biogenetica Protetta e, cioè, di una Riserva che aveva al suo interno specie ambientali che andavano assolutamente protette e salvaguardate.
Se oggi abbiamo la possibilità di camminare tra I Giganti lo dobbiamo allora a questa donna, esempio di resistenza e lotta contro il deturpamento del paesaggio, esempio di donna emancipata e senza paura, rivoluzionaria e lungimirante. Una donna che, negli anni della costruzione indiscriminata e in un contesto territoriale depresso, ha fatto qualcosa di unico.
La narrazione di questo evento è utile per mantenere viva la memoria e la storia di questa donna, ma anche per capire l’importanza di questi alberi la cui sopravvivenza è legata alle vicende di un “essere umano” che, invece di trattare la natura con disinteresse e crudeltà, ha avuto la lungimiranza di cogliere il valore, anche culturale, di questi patriarchi centenari.
Oggi, quell’albero su cui Paola Manes Mollo si incatenò esiste ancora. È un acero montano possente e vigoroso, che sovrasta l’ingresso della Riserva e sui cui ci piace immaginare proprio Lei che, appoggiata al suo tronco, ci osserva nelle nostre attività quotidiane, felice di come ci impegniamo a garantire la loro tutela. È qualcosa di imprescindibile ormai, lo dobbiamo a lei e alle generazioni future.
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