16 settembre 2025
Monte Fontana Secca e Col de Spadaròt è un alpeggio sul Monte Grappa, con quattro edifici storici e centocinquanta ettari di pascolo e di bosco a 1.600 metri di altitudine, e uno straordinario affaccio sulla pianura veneta, dal Piave alla Laguna di Venezia.
Donata al FAI nel 2015, da Liliana e Bruno Collavo, gli ultimi proprietari, in memoria dei genitori Aldo Collavo ed Erminia Secco, in dieci anni la malga è stata oggetto di un lungo e complesso cantiere, dapprima per la conoscenza necessaria al progetto, poi di restauro e ricostruzione, che oggi segna un fondamentale traguardo.
Dei quattro edifici storici da recuperare, i due principali sono terminati.
Lo Stallone, che era ridotto a un rudere, è stato completamente ricostruito, sul suo sedime e nel suo volume originari, con tecniche e materiali tradizionali e tecnologie innovative, e oggi si configura come il fulcro della malga: non più una stalla, ma un edificio spazioso, confortevole e autosufficiente, pensato per l’accoglienza del pubblico, l’ospitalità, il ristoro e la didattica, che aprirà ai visitatori con tutti i servizi la prossima estate, nel 2026.
Già aperta, invece, l’ex Casa del Malgaro o Casera di Valle: una tipica piccola abitazione di montagna, ora restaurata, ma anch’essa riallestita per una nuova funzione, ovvero come spazio narrativo, dove un video racconto realizzato con proiezioni immersive, curato dal FAI – frutto di studi e ricerche svolte in collaborazione con l’Università di Padova, tramite 7 borse di studio assegnate dalla Fondazione a giovani ricercatori – e affidato alla voce dell’attrice, produttrice e regista di origine veneta Michela Cescon, svela al pubblico la storia di questo paesaggio, ne ripercorre le tappe, i protagonisti, le fortune e i drammi, e ne spiega il valore, oltre che naturalistico – di paesaggio sottoposto a vincolo e tutelato dalla rete ecologica Natura 2000 dall’Unione europea –, soprattutto culturale e sociale, nel passato, per il presente e per il futuro.
Innanzitutto, questo è un luogo speciale per l’Italia, sacro alla Patria, da tutelare, valorizzare e visitare come un monumento nazionale, perché proprio qui a Monte Fontana Secca, nel novembre del 1917, si svolse una delle battaglie campali della Prima Guerra Mondiale, celebrata lungo la Via Eroica del Sacrario di Cima Grappa: questi prati, con le trincee come ferite ancora aperte, sono l’invisibile silenzioso cimitero di tanti giovani che hanno fatto la storia del nostro Paese.
Scopo del FAI è riportare la vita su questi prati. Non è fare un museo della Grande Guerra o delle tradizioni popolari, ma riattivare questa malga in tutte le sue funzioni, come per secoli è stato e con le possibilità di oggi, riportando le mandrie – a cominciare dalla vacca burlina, unica razza autoctona del Veneto, per decenni a rischio di estinzione – e i pastori sui pascoli già dalla prossima primavera e riaprendo la tipica casera per produrre burro e formaggi.
Perciò la conduzione della malga è stata affidata dal FAI a un’impresa familiare di allevatori esperti, guidata da un imprenditore-pastore di ventisette anni, che già gestisce un’altra malga nel territorio, dopo averla recuperata dall’abbandono e riattivata riportandovi un centinaio di vacche e altri animali, ripristinando la produzione casearia, e sviluppando attività didattiche e agrituristiche.
Anche a Monte Fontana Secca, del resto, alle funzioni tradizionali, se ne aggiungono di nuove in linea con la missione e l’attività del FAI: dall’accoglienza del pubblico, anche attraverso l’ospitalità e il ristoro, al racconto e alla didattica.
Questo luogo, riattivato e rianimato, è stato fortemente voluto e accuratamente progettato dalla Fondazione per divenire un presidio di tutela attiva del paesaggio e un centro di educazione della collettività alla conoscenza, alla frequentazione, e così anche alla difesa, della montagna, che soffre in Italia, come tutte le aree interne, un decennale spopolamento e un conseguente impoverimento di territori e comunità.
Monte Fontana Secca vuole offrire un osservatorio diretto e autentico sulla vita di montagna e l’occasione accessibile a tutti per comprenderne e toccarne con mano le opportunità e le difficoltà di oggi.
È un luogo che insegna che la montagna si tutela e si cura abitandola, tornando a viverci e a lavorarci. Dal lavoro di uomini e animali sui pascoli, infatti, dipende la bellezza di questo paesaggio, la salute di questo ambiente, e la tenuta di questo territorio che, se abbandonato e non manutenuto, è più fragile di fronte agli effetti del cambiamento climatico, dagli eventi metereologici estremi al dissesto idrogeologico, con danni che ricadono sulla pianura, sui paesi e sulle città. C’è un’economia della montagna, inoltre, con grandi potenzialità di sviluppo e un crescente interesse nelle nuove generazioni, che merita più attenzione, politiche dedicate e investimenti speciali, a sostegno di quei cittadini che scelgono oggi di vivere e lavorare qui, e che hanno diritto come gli altri a servizi essenziali e tecnologie innovative.
Per poter fare e poter raccontare tutto ciò, il FAI ha scelto di riversare su questi pascoli d’alta quota un investimento complessivo di 3 milioni di euro, cui hanno contribuito in tanti. Grazie, innanzitutto, al supporto e alla sinergia con il Comune di Setteville, il FAI ha potuto beneficiare del decisivo contributo del Fondo Comuni Confinanti, di circa 1 milione di euro, per un progetto di sviluppo territoriale che interessa anche il borgo di Quero, dove sta sorgendo – grazie anche a ulteriori fondi PNRR – un centro culturale, cui il FAI parteciperà con un secondo spazio narrativo per un video racconto analogo, dedicato alla storia del paesaggio. Il restauro degli edifici e il progetto di valorizzazione sono stati resi possibili anche grazie al sostegno di Regione del Veneto, con fondi del Programma PNRR finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU, di Fondazione SAME, che già sostiene progetti formativi per giovani pastori e agricoltori in Africa, aziende come Epta e Moncler, e di cittadini singoli e associati, che hanno donato per questo progetto.
Uno straordinario concorso di risorse, che dimostra ancora una volta l’efficacia della collaborazione pubblico-privato, e che luoghi come questi, difficilmente recuperabili da singoli cittadini, si salvano solo con il contributo di tanti. Del resto, salvare luoghi come questi porta benefici a tanti, anzi, a tutti.
I lavori a Monte Fontana Secca non sono terminati, complici anche il maltempo e la complessa logistica di un cantiere d’alta quota.
Per l’estate 2026 saranno completati gli interni e gli allestimenti dello Stallone, dove sono stati progettati lo spazio di accoglienza del pubblico, un ristoro, un negozio di prodotti locali, una grande aula per incontri, lezioni ed eventi, oltre ai servizi igienici; per l’ospitalità notturna sono previsti, invece, un tipico bivacco invernale da rifugio di montagna, e al primo piano un dormitorio, per una ventina di posti letto in totale.
Tra i prossimi interventi c’è anche la Casera di Monte, che sarà restaurata e allestita per ripristinare la produzione casearia. Sarà ricostruita anche la tipica stalla semiaperta, denominata Pendana, in cui troveranno spazio i locali tecnici. Infine, si vuole recuperare anche la vecchia porcilaia come alloggio per i gestori.
L’alpeggio, privo di allacciamenti all’acquedotto, alla rete elettrica e agli scarichi fognari, prevede interventi per assicurare l’obiettivo di autosufficienza energetica e idrica con l’impiego di risorse rinnovabili e l’introduzione di tecniche e modalità gestionali efficienti. Per i fabbisogni idrici è in corso il recupero delle “pose”, le antiche pozze realizzate dai malgari, a cui si affiancherà un nuovo sistema di recupero delle acque meteoriche dalle coperture dello Stallone. Per soddisfare i fabbisogni elettrici si impiegherà l’energia solare, tramite pannelli fotovoltaici che coprono un’intera falda del tetto dello Stallone, così da rendere i fabbricati abitabili e consentire l’attività casearia.
Si ringrazia il Comune di Setteville per la costante collaborazione nella realizzazione del progetto di recupero e valorizzazione della Malga Monte Fontana Secca; il Fondo Comuni Confinanti per il fondamentale contributo; la Provincia di Belluno, in particolare l’Unità di Sviluppo Strategico del Territorio, per la preziosa collaborazione.
Un ringraziamento speciale va inoltre alla Regione del Veneto, e in particolare alla Direzione Beni, Attività culturali e Sport e all’Agenzia Avepa, in qualità di enti attuatori del "Programma di investimento 2.2 Protezione e valorizzazione dell'architettura e del paesaggio rurale", finanziato dall’Unione europea con fondi PNRR – NextGenerationEU, grazie ai quali è stato reso possibile realizzare il recupero e la valorizzazione della Casera di Valle.
Si ringrazia inoltre il Ministero della Cultura per il contributo al progetto di ricognizione e censimento degli elementi emergenti relativi al patrimonio storico della Prima guerra mondiale e la Fondazione Cariverona per il sostegno al progetto educativo Il Massiccio del Grappa e Monte Fontana Secca, la montagna dei nuovi eroi. Itinerario di educazione ambientale fra pascoli, boschi e trincee.
Grazie al fondamentale contributo del lascito di Nereo Rosin e di Fondazione SAME, storica amica del FAI che ha deciso di sostenere con un importante contributo il progetto di recupero e valorizzazione di Monte Fontana Secca.
Grazie anche al generoso sostegno di Moncler, che ha sostenuto i primi interventi di recupero del Bene.
Grazie, infine, a Epta e al Gruppo “55° Corso Ufficiali di Complemento – Scuola Militare Alpina – Aosta” per il contributo alla valorizzazione e al racconto culturale.
Grazie ai Gruppi FAI Giovani del Veneto perché con passione, impegno, senso civico e amore per il territorio, hanno scelto di destinare a Monte Fontana Secca i contributi raccolti con il loro evento regionale FAI un Giro in Villa organizzato ogni anno dal 2017 ad oggi.
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