13 settembre 2024
Il programma “I Luoghi del Cuore”, dalla prima edizione nel 2003 a oggi, ha permesso di sostenere 162 progetti a favore di luoghi in tutta Italia grazie alla fattiva collaborazione con le istituzioni e con reti di enti e portatori di interesse sia pubblici sia privati. Ancora più numerosi sono gli effetti virtuosi innescati, che hanno portato al recupero e alla valorizzazione di beni grazie alla mobilitazione di associazioni, gruppi di cittadini, ma anche delle pubbliche amministrazioni.
In occasione del ventennale de “I Luoghi del Cuore”, il FAI, avvalendosi della collaborazione scientifica di Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura – attiva su progetti di ricerca, formazione e consulenza in ambito culturale – ha condotto uno studio di “impatto” del programma, individuando i risultati nella sfera sociale ed economica del nostro Paese.
Paola Borrione, Presidente e Head of Research di Fondazione Santagata, ha diretto questo studio e le abbiamo chiesto di spiegarci meglio quali sono stati i passi della ricerca.
La valutazione di impatto economico e sociale è una delle prospettive di ricerca che spesso Fondazione adotta al fine di mettere in dialogo la comunità di chi produce cultura – intesa come valorizzazione del patrimonio, produzione contemporanea, turismo culturale, … – e l’ampio spettro degli stakeholder di riferimento.
Identificare ed esplicitare gli impatti che un progetto, una istituzione o organizzazione culturale hanno su un territorio, quantificando, ad esempio, quali sono gli effetti rispetto all’attivazione della comunità, quali sono gli effetti sulla nascita di imprese e qual è la spesa effettuata dai turisti e come questa si innesta sull’economia locale, facilita il dialogo tra il settore culturale e gli altri settori economici. In questo modo, e questo è l’obiettivo di lungo periodo di Fondazione Santagata, si sensibilizza la società sul ruolo importante del settore culturale rispetto alla costruzione di modelli di sviluppo sostenibili e si identificano dei modelli che possono ispirare altri attori.
Il caso dei Luoghi del Cuore è particolarmente importante in questo senso, perché gli impatti identificati sono ampi e di varia natura.
Il programma ha sensibilizzato la popolazione a livello nazionale rispetto al tema della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, ha contribuito a sollecitare l’attivazione delle comunità rispetto alla cura dei beni culturali e paesaggistici, in particolare nelle aree interne del nostro Paese, e ha avuto degli effetti economici misurabili nei tantissimi casi che, nel corso di 20 anni, hanno ricevuto un contributo ai progetti.
La ricerca, per la complessità metodologica da cui è caratterizzata, ha necessitato l’integrazione di competenze differenziate. La ricerca è stata condotta all’interno dell’area del Patrimonio culturale di Fondazione Santagata: insieme agli economisti della cultura – la specializzazione che accumuna i ricercatori che lavorano in Fondazione – hanno lavorato i ricercatori che hanno nel loro background formativo competenze di tipo architettonico e di pianificazione territoriale. Questo ha permesso di costruire gli strumenti di rilevazione dei dati e di condurre le analisi con ricchezza di prospettive, integrando metodologie quantitative, come ad esempio l’analisi dei dati economici “agganciati” ai progetti sostenuti, e qualitative, come le interviste ai responsabili locali, il questionario o gli studi di caso.
Rispetto ad altre analisi di impatto, condotte su singole istituzioni culturali e per le quali c’è una metodologia di ricerca consolidata, in questo caso abbiamo dovuto declinarla per rispondere alle specifiche caratteristiche del programma, identificando gli effetti potenziali, al di là di quelli “canonici” e inventando una serie di approcci per raccogliere dati solidi da testare.
È stata una sfida di grande interesse sul piano scientifico ma anche umano, perché abbiamo avuto modo di conoscere la grande passione delle persone che ruotano intorno al programma.
Condensare in poche righe i valori connessi al programma I Luoghi de Cuore è davvero difficile, ma provo a sintetizzarne quattro:
• l’aver saputo intercettare un bisogno delle comunità locali di “ri-appropriarsi”, sentimentalmente e fisicamente, dei propri luoghi di vita quotidiana, caratterizzanti la memoria e l’identità personale e collettiva: è indice di grande capacità di ascolto della società e di sensibilità verso bisogni di grande rilevanza per il benessere degli individui e delle comunità;
• la capacità di coinvolgere il pubblico a livello nazionale rispetto a temi di estrema importanza come la tutela e la valorizzazione del patrimonio: è segno di autorevolezza del FAI e di fiducia da parte delle persone che ne riconoscono la competenza;
• aver individuato un meccanismo di innesco dell’attivazione delle comunità locali, stimolando la cooperazione all’interno delle comunità, e lavorando affinché la cooperazione continui nel tempo che mi sembra racconti una grande efficacia dell’organizzazione nel perseguire i propri obiettivi;
• il perseguimento del principio di sussidiarietà, attraverso il quale il FAI ha garantito un sostegno economico, anche mettendo a disposizione professionalità e competenze, soprattutto a realtà caratterizzate da un patrimonio “minore” e in molti casi in condizioni critiche e di emergenza.
Quando si guardano le mappe dei Luoghi si rimane davvero colpiti: coprono l’intero Paese e si addensano anche nelle aree interne. Restituiscono un senso di appartenenza ai luoghi in cui si è vissuti, si è passata l’infanzia o trascorse le vacanze che penso non abbia altre rappresentazioni più efficaci. L’altro dato che mi ha colpito è la conferma di un’ipotesi che avevamo fatto in fase di preparazione della rilevazione e dell’analisi, ovvero che avremmo trovato effetti anche nei comuni di minori dimensioni. La conferma nasce sia dai dati quantitativi, sia dai riscontri forniti dalle interviste.
Il progetto de “I Luoghi del Cuore” è capace di illuminare allo stesso modo il patrimonio delle grandi città e dei centri minori, fino a quelli “sperduti”.
Ne ho due: uno è la Torre del conte Paolo Ballada di Saint Robert, a Castagnole delle Lanze: il panorama dalla torre è magnifico e da bambina prendevo un libro e andavo a leggere in cima. Ho visto che è presente nel Censimento, ma con pochissimi voti... L’altro è San Carlo, sopra al Santuario di Graglia. Un affaccio sull’infinito, con un’energia particolare, un luogo profondamente radicato nel mio cuore, in cui vado ogni volta che sono in montagna.
Paola Borrione è Head of Research di Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura, che presiede dal 2018. Si occupa di economia della cultura e di produzione culturale contemporanea, con un focus rispetto alle politiche di sviluppo economico a base culturale. Ha condotto progetti di ricerca, consulenza strategica e formazione, con una vasta esperienza a livello nazionale e internazionale.
Insegna “Culture and arts economics” a SciencesPo (Parigi) ed è valutatrice di programmi europei di sostegno alle organizzazioni creative e culturali.
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