Delegazioni: Le Giornate FAI di Primavera fra Natura e Storia

Delegazioni: Le Giornate FAI di Primavera fra Natura e Storia

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Delegazioni: Le Giornate FAI di Primavera fra Natura e Storia
Dal territorio

06 maggio 2021

Tre Delegazioni FAI ci raccontano alcune aperture speciali scelte per le Giornate FAI di Primavera 2021. Un percorso tra natura e storia ispirato all’ultimo Convegno Nazionale dei Delegati e Volontari FAI “Fondo per l’Ambiente Italiano; per quale Ambiente?”

Il 20 marzo 2021 si è tenuta la sessione plenaria del XXV Convegno Nazionale FAI, che ha aperto una settimana di riflessione sull’impegno della Fondazione per l’Ambiente: una visione culturale che vede Natura e Storia indissolubilmente intrecciate.

Molte Delegazioni, stimolate dalla varietà e dalla profondità dei temi emersi durante il Convegno e sulla spinta di una visione più ampia e multi-disciplinare per poter leggere l’Ambiente che ci circonda, hanno deciso, per le Giornate FAI di Primavera del 15-16 maggio 2021, di aprire alcuni luoghi del proprio territorio solitamente chiusi al pubblico, che racchiudono l’essenza della settimana del Convegno “Fondo per l’Ambiente Italiano; per quale Ambiente?”

Di seguito le descrizioni di alcune delle più significative e particolari aperture attraverso le parole dei Capidelegazione o Capigruppo FAI che si sono occupati e impegnati ad aprire al pubblico durante le Giornate FAI di Primavera 2021 questi luoghi incredibili.

Lombardia: Arboreto Fenaroli, Tavernola Bergamasca (BS)

«Seguendo i vari interventi del Convegno mi accorgevo che il programma delle Giornate FAI di maggio organizzato dal Gruppo FAI di Sebino Franciacorta offriva esempi concreti delle idee esposte, in particolare nell’apertura dell’Arboreto di Tavernola Bergamasca.

Ideatore dell'Arboreto fu Giovan Battista Fenaroli funzionario di banca di professione e grande appassionato di montagna, di piante e di giardini rocciosi. Suo figlio Luigi (1899 -1980) ne ereditò la passione botanica e ne fece la sua professione. Nel 1921 si laureò in Scienze Agrarie all'Università degli Studi di Milano; fu agronomo e botanico di fama internazionale e insegnò nei più prestigiosi atenei.

L’Arboreto Fenaroli non è dunque un giardino, non è un parco all’inglese, non è un orto botanico.

È una rigogliosa compresenza di diverse piante, autoctone ed esotiche che fioriscono e prosperano a tre livelli sulle pendici ripide del monte Pingiolo, in affaccio sul Sebino, chiuse in alto da un uliveto produttivo di 140 piante.

Nel primo livello si trova un fitto tappeto di fiori (aquilegie, iris, celidonie), edera e molte varietà di felci. Nel secondo una ricca presenza di arbusti: viburni, rose, peonie, lauri. E nel terzo, il più alto, le vaste chiome di esemplari secolari: ginkgo biloba, canfora, noce americano, sequoia, accanto ad un bel palmizio ed un boschetto di bambù, senza dimenticare lecci, faggi, cipressi e tassi.

Alle lussureggianti macchie di vegetazione colorate dalle fioriture stagionali, si accompagna il canto dell’acqua che scende dal monte e attraverso cascatelle e vasche si riversa nel ruscello Roggino.

La particolarità dell’Arboreto sta nella pergola originaria dell’actinidia, la culla europea del kiwi che, preveniente dalla Nuova Zelanda, si è acclimatato e riprodotto per la prima volta proprio qui negli anni Sessanta, grazie agli esperimenti di Luigi Fenaroli.

Nell’Arboreto Fenaroli vegetazione e acqua, storia e agricoltura, scienza e natura, passione e competenze umane, rispetto per l’ambiente convivono armoniosamente.»

Maria Luisa Lazzari, Capogruppo FAI di Sebino Franciacorta, Delegazione di Brescia.

Emilia Romagna: Roseto antico – Istituto Agrario Persolino, Faenza (RA)

«Il Roseto sul colle di Persolino, a pochi chilometri da Faenza, sulle colline soleggiate che vanno verso Brisighella, è da anni un luogo di sperimentazione sulle rose antiche e un giardino in cui funzione, didattica e ricerca convivono felicemente in un contesto ricco di sensibilità per una paesaggistica sostenibile. Qui si trova l’Istituto Ipsaa, con annessa una cantina. L’azienda agraria dell’Istituto ha una superficie di circa 13 ettari e rispetta le colture tipiche del nostro territorio, pesche, ciliegie, albicocche e kiwi e vigneti.

La collezione di rose è stata realizzata da un gruppo di docenti dell’Istituto che, diversi anni fa, visitò alcuni importanti roseti storici del nord Italia e da tale visita scaturì l’idea di poter realizzare proprio a Faenza una collezione varietale di rose definite “antiche”. Il roseto attualmente dispone di circa 500 piante suddivise in 100 varietà diverse, alcune delle quali decisamente antiche (esempio rosa gallica versicolor detta rosa mundi, risalente probabilmente al XII secolo), altre relativamente più recenti, ma non per questo meno interessanti dal punto di vista ornamentale. La complessa bellezza di questo luogo vede oggi muoversi in un contesto naturale felicissimo il lavoro di giardinieri, sperimentatori, ricercatori universitari della genetica delle rose. Oggi sono oltre 900 gli ibridi, per un totale di 1.200 piante disposte su 27 aiuole dedicate alle epoche storiche significative per le rose, dagli Egizi, al Medioevo, agli ibridi orientali che hanno rivoluzionato il patrimonio genetico della rosa. Qui si tiene l’Unibo international Rose Trial, sotto l’egida della World Federation of Rose Society che attribuisce un premio alle rose più consone al clima e a un basso impatto ambientale.

Il giardino sperimentale, il luogo della ricerca avanzata su un fiore - la rosa - dalla complessità simbolica di grande forza evocativa nelle espressioni culturali dell’uomo, appare veramente emblematico. Il roseto, con la sua bellezza, la sua storia, la sua genetica, inscritto nel paesaggio, mi è parso il luogo che poteva esprimere pienamente l’intreccio indissolubile tra Natura e Storia, tema dell’ultimo Convegno Nazionale FAI.»

Alessandra Alberghi, Capogruppo FAI di Faenza, Delegazione di Ravenna


Calabria: Museo del Cedro, Santa Maria del Cedro, Cosenza

«La Delegazione di Cosenza ha scelto per le Giornate FAI di Primavera il borgo di Santa Maria del Cedro, come luogo simbolico di un legame indissolubile fra natura, territorio, storia e tradizione, che può essere colto al meglio dal visitatore grazie al racconto costruito nel Museo del Cedro.

In una struttura restaurata del XVI secolo, già adibita ad opificio industriale, vengono illustrate le peculiarità del posto, e quindi l’archeologia del Parco Laos - realizzato nel 1994 in seguito agli scavi che hanno portato alla luce resti dell'importante colonia della polis achea di Sibari, fondata intorno al 510 a.C - il centro storico, e, soprattutto, la pianta del cedro, che in quest’area trova il microclima e le condizioni ottimali per la coltivazione della varietà “Liscia di Diamante” (per la buccia liscia e la lucentezza del diamante), tra le più pregiate al mondo. Il tratto di costa che si getta nel Tirreno, tra Paola e Tortora, prende il nome di Riviera dei Cedri. Questo territorio gode di un microclima unico, ideale per la crescita del cedro, caratterizzato dall'incontro di due correnti, una calda che arriva dal mare e una fredda che arriva dalla montagna.

Nel Museo del Cedro pannelli ceramici e postazioni multimediali raccontano la storia millenaria di questa pianta, ricca di riferimenti al mondo biblico e alle tradizioni ebraiche, oltre che tante citazioni letterarie dell'agrume, da Boccaccio a D'Annunzio. Ancora oggi il legame con la tradizione ebraica è molto forte: in estate, infatti, i rappresentanti delle comunità ebraiche di tutto il mondo, si recano a Santa Maria del Cedro per scegliere con cura meticolosa - uno ad uno - i cedri migliori, che, con i rami di palma, mirto e salice, saranno utilizzati tra settembre e ottobre per la celebrazione di una delle loro feste principali, la Sukkoth, nota come Festa delle Capanne.

Grazie al Consorzio del Cedro di Santa Maria del Cedro, detentore del Museo, gli iscritti FAI e chi si iscriverà in loco, potranno godere di una visita esclusiva con una guida naturalistica e dell’incontro con un cedricoltore, in una cedriera privata ubicata in un’amena posizione adiacente al fiume Abatemarco e sottostante i suggestivi ruderi dell’omonimo Castello».

Laura Carratelli, Capodelegazione FAI di Cosenza

Le Giornate FAI di Primavera hanno ricevuto la Targa del Presidente della Repubblica e si svolgono con il Patrocinio del Ministero della Cultura, di tutte le Regioni e le Province Autonome italiane e in collaborazione con Commissione Europea in Italia, Protezione Civile, Carabinieri, Croce Rossa. RAI è Main Media Partner del FAI e supporta l’evento con Rai per il sociale. L’evento è reso possibile grazie a Ferrarelle, Partner e acqua ufficiale del FAI e Fineco, Main Sponsor.

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