Dall’evento “Non c’è più tempo”, le testimonianze degli esperti

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Dall’evento “Non c’è più tempo”, le testimonianze degli esperti
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26 febbraio 2025

Lo scorso 19 febbraio a Villa Necchi Campiglio a Milano si è svolto l’evento "Non c'è più tempo – L’emergenza climatica nelle fotografie dell’Agence France-Presse". Un racconto visivo, potente e inedito commentato da esperti e ospiti d’eccezione.

Mercoledì 19 febbraio 2025, a Villa Necchi Campiglio a Milano, ci siamo immersi in un racconto visivo unico e potente attraverso le fotografie dell'Agence France-Presse (AFP), raccolte nella mostra Non c'è più tempo, ospitata nel 2024 al Forte di Bard in Valle d'Aosta. Queste immagini sono state magistralmente commentate da ospiti d'eccezione.

L’evento è stato aperto dal Vicepresidente FAI Maurizio Rivolta e da Ornella Badery, Presidente Associazione Forte di Bard e si è concluso con i saluti di Elena Grandi, Assessora all’Ambiente e Verde del Comune di Milano e Francois Bonet, Console Generale di Francia a Milano. Con la moderazione di Daniela Bruno, Direttrice Culturale FAI, sono intervenuti: Sabrina Rossi Montegrandi, Agence France-Presse, Andrea Rinaldo, Premio Nobel per l’Acqua, Grammenos Mastrojeni, diplomatico e docente, Michele Freppaz, nivologo, e i curatori della mostra, che ci hanno guidato in una narrazione coinvolgente, facendoci riflettere sul presente: il cambiamento climatico è una realtà che non possiamo più ignorare.

Due persone sedute nel letto prosciugato del fiume Jialing, di fronte allo skyline imponente di Chongqing, in Cina; un contadino che osserva con sguardo rassegnato i suoi campi di mais devastati dalla siccità che ha colpito la zona di Spino d’Adda, in Italia; le strade di Ayutthaya, in Thailandia, sommerse dalle acque dell’alluvione che ha travolto l’antica capitale del Regno del Siam; la maestosa Piazza San Marco, a Venezia, inghiottita dal mare.

Queste sono state solo alcune delle immagini proiettate e ognuna di esse è stata un impulso visivo che, insieme alla narrazione, ci ha ricordato che i cambiamenti climatici e le loro conseguenze sono già qui, sono adesso, e riguardano tutti, ovunque nel mondo.

Le testimonianze degli esperti

L’intervento di Andrea Rinaldo, ingegnere e idrologo, Stockholm Water Prize 2023, Università di Padova, Direttore École Polytechnique Fédérale de Lausanne

«Il tema centrale è che il clima sta cambiando troppo rapidamente. La velocità del cambiamento è tale che i fenomeni che stiamo vivendo non possono essere spiegati dalle leggi che già conosciamo e ci troviamo così a operare su terreni inesplorati. La stazionarietà è ormai un concetto obsoleto, e gli eventi estremi, come le intense siccità e le alluvioni, rappresentano due facce della stessa medaglia. Oggi, in questa contingenza storica, è urgente ripensare a luoghi come Venezia, Milano e Chongqing, poiché lo scenario più probabile che ci attende comporta la distruzione degli ecosistemi attuali e dei benefici che essi ci forniscono. È il momento di pensare a nuovi approcci, a nuove idee e di porci domande cruciali. Quali forme di agricoltura saranno praticabili nel futuro? Quali contesti sociali, istituzioni e ordinamenti giuridici saranno necessari? È fondamentale mantenere alta la soglia di attenzione. Le opere che ci permetteranno di adattarci ai cambiamenti climatici non possono essere il risultato di pregiudizi o della falsa speranza che la natura riesca da sola a curarci. Ogni decisione relativa al clima deve tenere conto dei costi e dei benefici e ogni alternativa possibile deve essere scrupolosamente vagliata. E per questo è necessaria la voce della scienza. Come scrisse Bertolt Brecht: “Lo scopo della scienza non è tanto quello di aprire una porta all’infinito sapere, quanto di chiudere quella dell’infinita ignoranza”».

L’intervento di Grammenos Mastrojeni, Diplomatico e Segretario generale dell’Unione per il Mediterraneo

«Oggi siamo a un bivio. Cosa significa essere a un bivio? Significa che il futuro sarà bianco o sarà nero, sarà accettabile o sarà terribile. Cosa vuol dire terribile? Alla 26° Conferenza delle Parti a Glasgow ho sentito il commissario europeo per il clima, Frans Timmermans, urlare: “Dobbiamo evitare che i nostri figli si ammazzino per il pane e per l’acqua.” Questo è terribile. Oggi quindi abbiamo di fronte una sfida incredibile, ma se la vinciamo, può diventare la più grande opportunità di pace che ci venga mai presentata. Abbiamo la percezione che il cambiamento climatico sia pericoloso per gli altri – per l’Africa, per il Sahel, per il Pakistan – ma vi dico che non è solo così. E proprio il Mar Mediterraneo è il mare che si riscalda più velocemente di tutti ed è anche il mare che si innalza più velocemente di tutti. Pensiamo all’acqua che sommerge le terre e che può minacciare città come Venezia o Alessandria d’Egitto, ma soprattutto al cuneo salino che si insinua nelle terre costiere per molti chilometri. Questo mare che si alza sarebbe, in pochi anni, in grado di salinizzare il delta del Nilo, rendendolo sterile; e il delta del Nilo è l'area agricola che approvvigiona un paese – l'Egitto – che ha più di 100 milioni di abitanti. Così la direzione di questo cambiamento ci sta portando verso un’enorme insicurezza alimentare, che si trasformerà in conflitto e instabilità proprio per la mancanza di quel pane e di quell’acqua. Tutta questa situazione diventa ancora più grave perché ci troviamo in una regione asimmetrica, in un mare diviso tra ricchi e poveri. La soluzione a questa situazione di instabilità non è e non potrà quindi essere solo tecnologica, ma riguarda prima di tutto la giustizia. E questo ci conduce alla pace. Invece di recriminarci a vicenda, dobbiamo iniziare a pensare che le due sponde del Mediterraneo hanno bisogno l’una dell’altra. Pensiamo all’energia: l'Unione Europea vuole diventare climaticamente neutra entro il 2050 ed è impossibile senza puntare sul potenziale solare della sponda sud; a sua volta, la sponda sud non può sviluppare la tecnologia puntando solo sui mercati interni. Pensiamo poi al cibo: tra cinquant’anni avremo un clima diverso, molto più caldo, e diverse saranno le colture che coltiveremo. Avremo così bisogno del sapere e delle conoscenze di chi già vive e coltiva in condizioni di maggiore siccità e a elevate temperature. Abbiamo bisogno di un mutuo scambio di conoscenze, di integrare le economie di tutte le Regioni che si affacciano sul Mediterraneo. In pratica, se facessimo tutto il necessario per proteggere il clima, faremmo insieme tutto il necessario per creare giustizia e per raggiungere la pace».

Questo racconto ha voluto porsi come un’urgenza di profonda riflessione: il cambiamento climatico è una battaglia che stiamo già vivendo e che deve diventare la nostra priorità in un contesto in cui la politica internazionale appare disinteressata e incline a posticipare soluzioni concrete.

Con questo evento il FAI ha voluto offrire nuove conoscenze, far riflettere, sensibilizzare, dare una scossa alle nostre coscienze, ma anche riportare risolutamente l’attenzione su un tema che deve essere posto al centro dell’agenda politica.

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