11 novembre 2021
Se la COP26 di Glasgow sarà un successo o un fallimento non è facile dirlo adesso, certo è che i negoziati devono essere letti in termini di processo, ovvero dovremmo capire quanto il nuovo accordo sarà un reale progresso rispetto all’Accordo di Parigi, riuscendo a mantenere e rendere stringenti gli enunciati già raggiunti. Il FAI ribadisce quali sono gli obiettivi più stringenti:
È arrivato il momento di agire: diversi report presentati ai lavori della COP26 hanno mostrato come non ci sia più tempo per aspettare, senza interventi stringenti la temperatura al 2100 rischia di salire ben oltre i 2 gradi. Le pressioni di questa emergenza sembrano aver mosso anche USA e Cina, che hanno firmato un accordo congiunto di collaborazione. I rappresentanti dei due paesi hanno tenuto due distinte conferenze stampa affermando la comune volontà di affrontare insieme la lotta al cambiamento climatico. Xie Zhenhua, capo della delegazione cinese alla COP26, e John Kerry, inviato speciale per il clima del governo USA, hanno annunciato di voler ridurre le emissioni inquinanti in questo decennio.
• L’Agenzia per l'ambiente dell'Onu ha portato alla COP26 la sesta edizione dell'Adaptation Gap Report 2021: The Gathering Storm (Rapporto 2021 sul gap di adattamento: la tempesta in arrivo) da cui emerge che sebbene le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici stiano crescendo, ci sia ancora un ritardo troppo grande nei finanziamenti e nell'attuazione. Stando al rapporto, sarà molto difficile restare entro il limite del 1,5 gradi e molti effetti del riscaldamento globale sono già irreversibili.
Leggi la sintesi del Rapporto 2021 sul gap di adattamento: la tempesta in arrivo, dell’UNEP: clicca qui
• Il World Food Programme - organizzazione umanitaria che garantisce l’assistenza alimentare alle vittime di conflitti, disastri ambientali e crisi climatica - ha portato alla COP26 un report dedicato alla relazione tra crisi climatica, conflitti e fame nel mondo. Secondo gli ultimi dati, se la temperatura della terra dovesse aumentare di 4 gradi rispetto ai livelli preindustriali, 1,8 miliardi di persone in più soffrirebbero la fame. Alla COP26 il WFP ha chiesto ai governi di riconoscere l'importanza della gestione del rischio e di definire impegni concreti per finanziamenti più flessibili e a lungo termine.
Leggi il rapporto del WFP: clicca qui
• Portato alla COP26 da un gruppo di associazioni indipendenti tedesche, Climate Analytics e NewClimate Institute, il report Climate Action Tracker, ha lanciato un monito pesante: stando ai dati analizzati, alla luce degli accordi annunciati sinora a Glasgow e delle attuali negligenze dei Paesi, le emissioni di gas serra al 2030 saranno il doppio di quelle necessarie per restare entro 1,5 gradi di riscaldamento, e l'aumento delle temperature al 2100 sarà di 2,4 gradi.
Leggi il report Climate Action Tracker: clicca qui
• L’organizzazione metereologica mondiale, World Meteorological Organization (WMO) ha portato il drammatico rapporto State of Climate in 2021, che fornisce un’istantanea degli indicatori climatici come le concentrazioni di gas serra, le temperature, le condizioni meteorologiche estreme, il livello del mare, il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani, il ritiro dei ghiacciai e lo scioglimento dei ghiacci, nonché degli impatti socio-economici.
Leggi il rapporto WMO: clicca qui
• Mentre Ia FAO ha presentato alla COP26 ,in collaborazione con l’International Renewable Energy Agency (IRENA), il nuovo rapporto Renewable energy for agri-food systems – Towards the Sustainable Development Goals and the Paris agreement che esplora la relazione tra i sistemi agroalimentari mondiali e le energie rinnovabili, indicando soluzioni concrete per ridurre l’impatto del settore.
Leggi il rapporto FAO: clicca qui
• A margine della COP26 si è tenuta anche la conferenza globale sulla relazione tra salute e cambiamento climatico (Global Conference on Health and Climate Change) organizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dalla Global Climate and Health Alliance (GCHA). L’OMS afferma la priorità che l’impatto del cambiamento climatico sta assumendo per la tutela della salute pubblica e sottolinea la necessità di porre maggiore attenzione ai rischi sanitari potenzialmente associati al clima. Sebbene la ricerca nel settore sia in crescita, le risposte al fenomeno sono ancora del tutto inadeguate. L’OMS ha chiesto ai leader del mondo presenti alla COP26 di evitare l’imminente catastrofe sanitaria limitando il riscaldamento globale a 1,5°C. Secondo l’Oms l’inquinamento atmosferico, principalmente il risultato della combustione di combustibili fossili, che guida anche il cambiamento climatico, provoca 13 morti al minuto in tutto il mondo.
Leggi il rapporto Protecting health from climate change: Global research priorities: clicca qui
Immagine in evidenza: Picture by Simon Dawson / No 10 Downing Street
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