21 novembre 2023
Secondo la Commissione Europea oltre l'80% degli habitat europei è in cattive condizioni e di conseguenza sono in declino una specie su tre di api e farfalle e oltre il 30% delle specie di uccelli.
Sono dati davvero molto preoccupanti, che hanno a che fare in ultima analisi anche con il nostro benessere, dato che dagli habitat traiamo importanti benefici, dalle materie prime al sequestro del carbonio alla fruizione nel tempo libero.
Una prima risposta arriva proprio dall’Unione Europea: i negoziatori del Parlamento europeo, del Consiglio europeo e della Commissione europea hanno trovato un accordo, sebbene ancora provvisorio, sulla legge per il ripristino della natura, la Nature Restoration Law.
Il percorso di approvazione non è ancora terminato, ora il testo dovrà tornare per l’approvazione finale sia in Consiglio Europeo che in Parlamento.
Il principio alla base della legge è innovativo e anche un segno dei tempi: non è più sufficiente tutelare la natura, come da sempre sosteniamo; per il degrado a cui siamo giunti dobbiamo andare oltre e iniziare a restaurare anche quanto abbiamo compromesso.
Ci sono alcuni punti particolarmente sfidanti, che i singoli Stati sono chiamati ad attuare:
- si introduce l’obbligo di ripristinare almeno il 20% degli habitat terrestri e marini degradati in Europa entro il 2030. Per poi salire al 60% entro il 2040 e al 90% entro metà secolo; una volta che un'area ha raggiunto un buono stato di salute, i Paesi devono garantire che non si deteriori nuovamente.
- si introduce l’obiettivo di piantumare 3 miliardi di nuovi alberi, sia nelle aree urbane che in opere di rimboschimento, con ricadute positive anche per la lotta al riscaldamento globale;
- gli Stati membri dovranno garantire che non si verifichi una diminuzione dello spazio verde urbano complessivo e della copertura arborea (il 2021 è l’anno di riferimento).
- entro il 2030 i Paesi dell'UE devono invertire il declino delle popolazioni di impollinatori e ottenere in seguito una tendenza all'incremento, misurandola almeno ogni sei anni;
- ogni Stato membro è chiamato a predisporre un Piano Nazionale di Ripristino che concorra al raggiungimento di questi obiettivi molto sfidanti. Un Piano che viene validato e successivamente monitorato insieme alla Commissione Europea.
La mediazione svolta tra le tre anime della legislazione europea ha reintrodotto un concetto inizialmente disdetto durante l’acceso dibattito in Parlamento: l’articolo sugli impegni del settore agricolo. Sono state reintrodotte alcune importanti responsabilità in capo agli agricoltori, dato che diverse specie connesse agli habitat agricoli sono in forte declino e il paesaggio rurale viene sempre più semplificato.
Per ripristinare la natura nei terreni utilizzati dal settore agricolo, la Nature Restoration Law prevede che i Paesi dell'UE dovranno mettere in atto misure e azioni volte a raggiungere una tendenza positiva in due dei tre seguenti indicatori:
- l'indice di farfalle nei prati;
- la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad alta biodiversità;
- lo stock di carbonio organico nei suoli minerali coltivati.
I negoziatori hanno però introdotto una clausola: si possono sospendere temporaneamente le disposizioni della legge per gli ecosistemi agricoli se si creano gravi conseguenze a livello europeo sulla disponibilità di terreni necessari a garantire una produzione agricola sufficiente per il consumo alimentare dell'UE.
Il testo, per quanto frutto di un grande compromesso, rappresenta dunque una vera e propria novità.
Combatterà certamente il declino della biodiversità, ma ci fornirà anche strumenti per affrontare meglio gli eventi estremi dei cambiamenti climatici, con una particolare attenzione ai suoli agricoli e alla riforestazione, anche urbana, per un territorio più sicuro e resiliente, in aree urbane più verdi e più ombreggiate.
Continueremo a monitorare l’iter di questa legge, finché non sarà approvata definitivamente.