15 ottobre 2025
La mostra Il sospiro della natura – The Perceptive Machine è promossa dal Ministero della Cultura, Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna insieme al FAI.
La mostra è allestita in uno dei grandi spazi ex industriali delle Saline, restaurati e valorizzati dal FAI, e sarà visitabile fino al 6 gennaio del 2026, negli orari di apertura al pubblico del Bene.
In esposizione 20 fotografie dell’artista Ileana Florescu che hanno per oggetto un piccolo stagno e i suoi dintorni nella zona di Murta Maria (Olbia): un paesaggio simile a quello dello Stagno di Santa Gilla, adiacente alle Saline, che si presta infatti a ospitare questa mostra, che intende suscitare, attraverso la suggestione e il fascino delle immagini, una riflessione sul paesaggio della Sardegna, e sul paesaggio in generale, dalla sua bellezza al valore culturale, alla necessità della tutela.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testi di Pino Corrias, Ileana Florescu, Michael Jacob, Marco Magnifico, Marco Piras Berenger, Monica Stochino e Lucia Tomasi Tongiorgi.
Ogni opera (100 x 150cm) è composta da numerosi scatti fotografici eseguiti nei ripetuti peregrinaggi di Florescu in quel piccolo lembo di terre e di acque dolci racchiuso tra la strada asfaltata e il mare.
L’ingegnoso sottotitolo The Perceptive Machine (La macchina della percezione) rimanda alla macchina prospettica: una chiara allusione al campo visivo dell’inquadratura fotografica.
«In questa nuova serie di lavori – scrive l’artista – ho cercato di ottenere non uno scatto verosimile, ma la sintesi della percezione di quel paesaggio in quel preciso istante».
«Gli stagni di Ileana Florescu sono istantanei viaggi nel tempo che passa, intricati d’erba e luci dentro altre luci, e ombre, e colori, com’è la vita al colpo d’occhio, quando la guardi da lontano. E come sono i sentimenti, quando ci si siede a ripensarli, respirandoli a lungo, in silenzio, sovrapponendo inquadrature di giorni e tramonti e stagioni differenti della vita, accompagnati solo dal ronzio della campagna intorno, il suo respiro e insieme la sua impronta», commenta Pino Corrias.
I suoi paesaggi, infatti, «nella commistione e negli incroci di elementi naturalistici e astratti, si configurano come mappe e percorsi percettivi di fisica intensità», (Lucia Tomasi Tongiorgi), dove la superficie specchiante delle acque ferme o una folata di vento sui canneti infondono, di volta in volta, calma o inquieta tensione.
Il paesaggio nella sua mutevolezza, nella sua complessità, quello percepito e, in ultimo, quello fotografato, dove la fotografia è vista come uno strumento di esplorazione, interpretazione e introspezione, sono i temi proposti dall'artista in questa mostra.
Temi che ci riguardano e ci interrogano: «Il paesaggio non è quello che vedete. È anche quello che avete già visto giungendo qui, quello che vedrete andando via, quello che vedrete quando tornerete, quello che tratterrete dentro di voi, e insieme tutto ciò che non vedete ma sapete esistere: dietro la collina, in mezzo al bosco, nel profondo del mare o sottoterra», avvisava il Soprintendente Fausto Martino.
Questa prospettiva ha indirizzato la scelta del luogo, le Saline Conti Vecchi che, oltre a rappresentare un sito nel quale il tema della complessità del paesaggio emerge con particolare chiarezza, attestano una speciale collaborazione del Ministero della Cultura con il FAI nella tutela del Patrimonio culturale e del Paesaggio.
A tutela di questo paesaggio speciale, infatti, la Soprintendenza, nel 2024, ha posto in atto gli strumenti procedimentali di una tutela amministrativa: il vincolo monumentale più esteso a livello nazionale, circa 2.700 ettari, e uno specifico accordo per la gestione della tutela condiviso con la attuale proprietà Italkali – Società Italiana Sali Alcalini SpA. Un intervento esteso e determinato, in grado di assicurare la tutela dei valori culturali di questo paesaggio insieme alle ineludibili necessità produttive del sito industriale, nella consapevolezza che solo quest’ultimo può garantire il mantenimento del mirabile equilibrio che caratterizza fin dalle sue origini il complesso: un’industria in cui lavorano acqua, vento e sole.
Le Saline Conti Vecchi sono un vasto stabilimento di produzione del sale marino, avviato nel 1927 e oggi in piena attività. Il sito produttivo, collocato nella immediata periferia della città di Cagliari, occupa una parte significativa della vasta area umida della Laguna di Santa Gilla e ne preserva i caratteri ambientali e paesaggistici. Un contesto naturale e ambientale di assoluto rilievo nel quale gli esiti paesaggistici della trasformazione produttiva sono ugualmente significativi. La produzione esalta la qualità naturale propria del contesto e ne trae ragioni di eccellenza.
Il FAI, a partire dal 2017 ha raccolto la sfida di affiancare alla attività produttiva un articolato progetto di valorizzazione culturale restaurando gli edifici storici e aprendo il sito al pubblico, non solo le architetture, ma anche i paesaggi naturali e produttivi della Saline, promuovendo la conoscenza di un patrimonio ambientale e storico culturale di rilevanza estrema.
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