07 giugno 2021
Il Mar Mediterraneo, è uno scrigno mondiale di biodiversità. I suoi ecosistemi altamente diversi ospitano fino a circa il 18% della biodiversità macroscopica marina del mondo con oltre 17.000 specie.
In Italia molte sono le zone costiere e marine protette che impediscono l’ancoraggio e l’accesso alle imbarcazioni a motore per la protezione dei fondali e per evitare l’inquinamento delle acque.
L’Area Marina Protetta di Punta Campanella, istituita nel 1997, si trova sulla costa tirrenica tra le provincie di Napoli e Salerno. Estesa per una superficie di oltre 1.500 ettari, la riserva protegge circa 40 km di costa e l’area di mare circostante è l’estrema propaggine della penisola sorrentina. Punta Campanella è separata dalla Bocca Piccola dell’Isola di Capri, ed è sovrastata da Monte San Costanzo, alto 497 metri, che fa parte della catena dei Monti Lattari. A est si trova la Baia di Ieranto, Bene donato al FAI nel 1987 da Italisider affinché venisse sottratta ai pericoli di speculazione.
Dal 2015 l’Area Marina Protetta Punta Campanella effettua ogni anno un monitoraggio della biodiversità marina della Baia di Ieranto e, ad oggi, ha censito più di 260 specie: meraviglie nascoste alla superficie ma fondamentali per l’equilibrio dell’ecosistema del Bene FAI.
Per spiegare questo intenso e prezioso lavoro di studio e di tutela, abbiamo intervistato Domenico Sgambati, biologo marino e oceanografo.
1) La biodiversità marina è sotto la superficie dell’acqua, non si vede, ma è fondamentale per l’equilibrio degli ecosistemi. Quali sono le azioni per proteggere questo mondo acquatico colorato, ricco e vivo?
La conservazione della natura è una scienza relativamente nuova, nata poco più di 100 anni fa per quanto riguarda la tutela degli ambienti terrestri, e circa 50 anni fa per il settore marino. L’applicazione di tale scienza è ancor più recente, per cui non si hanno informazioni certe a riguardo.
Di sicuro gli ambienti naturali dove l’uomo non ha la possibilità di accedere e di effettuare attività impattanti (tipo i grandi Parchi Naturali Africani o del Nord America) mostrano un elevato livello di salute. D’altronde anche l’esperienza del lockdown 2020 ci ha mostrato un volto nuovo del mondo che consideriamo nostro: le città, le strade, i porti, le zone che noi frequentiamo quotidianamente, si erano popolate di animali selvatici, a dimostrazione del fatto che la nostra presenza disturba e riduce il loro areale geografico. Alla luce di questa esperienza si potrebbe dire che una delle azioni da mettere in campo per tutelare la biodiversità sarebbe quella di ridurre il nostro raggio d’azione per consentire alla natura di recuperare terreno, cosa che viene effettuata nei Parchi Naturali.
Un famoso ecologo Statunitense, Edward Wilson, nel suo libro “Metà della Terra” propone una soluzione radicale, proporzionale alla gravità del problema che abbiamo di fronte: destinare metà del pianeta a noi e metà a un'immensa e inviolabile riserva naturale per milioni di specie animali e vegetali.
Personalmente non sono d’accordo con questa proposta: credo che l’uomo debba imparare ad interagire correttamente con la natura e con le sue risorse.
Inoltre ognuno di noi dovrebbe fare la propria parte per produrre meno rifiuti, consumare meno risorse e generare minor inquinamento.
2) In che cosa consiste il lavoro di mappatura della biodiversità marina della Baia di Ieranto? Quali strumenti avete utilizzato sott’acqua?
Nella Baia di Ieranto, sin dall’inizio delle attività nel 2011 si è palesato davanti ai nostri occhi (o meglio alle nostre maschere), un ambiente ricchissimo di forme e colori diversi, ovvero specie, microhabitat, piccole cavità, profondi canyon e fondali verdi.
A partire dal 2015 abbiamo iniziato un lento e continuo lavoro di censimento delle specie, attraverso una serie di campagne di studio mirate a conoscere i diversi gruppi tassonomici della Baia: alghe, pesci, madrepore, spugne, molluschi, crostacei.
Tali informazioni sono state integrate con interviste a pescatori, per andare a “catturare” dati relativi a specie di difficile osservazione per noi (come i pesci pelagici: tonnetti, sgombri, alletterati). Infine, con l’avvento dello smortphone e della possibilità di scattare velocemente foto e video, abbiamo iniziato a ricevere contributi da parte dei visitatori, la cosiddetta “citizen science”, che ci ha permesso di registrare la presenza (molto rara) delle tartarughe marine, così come l’avvistamento di un tonno di grosse dimensioni in pochissimi metri d’acqua.
Il nostro team di operatori subacquei è composto dai volontari del project MARE, coordinati dagli operatori specializzati dell’AMP Punta Campanella, e i dati raccolti sono stati “validati” da esperti del settore, soprattutto nel riconoscimento di specie poco comuni.
Gli attrezzi di lavoro: macchine fotografiche, lavagnette con matite, libri per il riconoscimento di specie, e soprattutto il web e i forum di biologia marina e tassonomia.
3) Quali sono le specie più a rischio e quindi da tutelare e proteggere?
La Posidonia oceanica, la Pinna nobilis, le cernie e le corvine e in generale gli ambienti di grotta sono molto delicati e facilmente raggiungibili dai bagnanti.
Una specie particolarmente tutelata è la Posidonia oceanica, pianta acquatica endemica del Mar Mediterraneo, e in regressione (con punte del 35%) per via dell’inquinamento e della modifica delle linee di costa. Tale pianta è presente anche nella Baia di Ieranto, con una prateria a macchie più o meno estesa. Pare che in passato l’intensa attività di ancoraggio effettuata nella Baia di Ieranto (fino a 200 barche ancorate ogni giorno) abbia danneggiato la prateria: le ancore scalzano i rizomi di Posidonia e arano il fondale. La sua conservazione è assicurata dalle misure di tutela dell’AMP (divieto di navigazione e ancoraggio) e dalle attività messe in campo durante il periodo estivo con il progetto “La Baia in Fondo al Sentiero”, e i risultati si notano: alcuni rilievi fotografici hanno mostrato numerose macchie di Posidonia in fase di espansione, ovvero con i rizomi che tendono a colonizzare le zone sabbiose circostanti.
Per quanto riguarda la Pinna nobilis, purtroppo si registra un fenomeno di moria particolarmente grave, in linea con quello che sta accadendo in tutto il Mar Mediterraneo: decine di conchiglie di questa specie con le valve divaricate e stese sul fondale, ovvero morte. A causare la moria è un mix di patogeni, probabilmente per via di condizioni ambientali che rendono le Pinne incapaci di reagire. Purtroppo non si ancora l’origine di questo fenomeno e i ricercatori di diversi paesi del Mediterraneo stanno provando a realizzare un piano di conservazione internazionale al fine di salvare questa specie simbolo del nostro mare, che è attualmente sull’orlo dell’estinzione.
Per quanto riguarda cernie e corvine, la presenza del nostro team di lavoro ha di molto rallentato il prelievo illegale dei pescatori subacquei. Tuttavia la popolazione di questi pesci risulta ancora essere costituita da individui giovani e di piccole dimensioni.
Discorso a parte è quello delle grotte sottomarine: in questo caso invitiamo sempre più bagnanti a visitarle senza disturbare la fauna o danneggiare le pareti con le pinne.
4) Quali sono gli effetti del riscaldamento globale sulla biodiversità marina nella Baia di Ieranto?
Nel corso delle nostre attività estive abbiamo anche fatto rilievi di temperatura dell’acqua per tempi abbastanza lunghi e in diversi anni, ma non abbiamo registriamo anomalie significative dei valori medi.
C’è da dire che il corpo d’acqua della Baia di Ieranto è particolarmente dinamico, in costante movimento, e in contatto con acqua profonda: a circa 1 miglio di distanza dalla Baia ci sono fondali con profondità attorno ai 1000metri, dai quali risalgono le famose correnti upwelling, che portano acqua pulita e fresca nella Baia, e questo influenza i valori di temperatura, anche in superficie.
In linea di massima si può dire che la Baia di Ieranto gode di un buono stato di salute. A breve inizieremo un percorso di valutazione dei dati raccolti, grazie all’uso di parametri e indici di biodiversità che ci permetteranno di avere maggiori informazioni su questo argomento. In ogni caso non si registrano mortalità di massa (eccetto per la Pinna nobilis), le stesse che in altre zone del Mediterraneo hanno colpito alcune specie target (come: madrepora a cuscino, madrepora arancione, spugne calcaree, etc).
Insomma registriamo una serie di informazioni positive sullo stato dell’ambiente che ci fa ben pensare.
5) In che cosa consiste la collaborazione con il FAI e il Parco Marino Campanella?
Il progetto di collaborazione tra FAI e Area Marina Protetta Punta Campanella è nato nel 2011, e va sotto il nome de “La Baia in Fondo al Sentiero”. L’obiettivo principale è quello di promuovere la tutela e la fruizione compatibile di questo ambiente, terrestre e marino, unico al mondo.
I due enti si integrano benissimo: il FAI si occupa del lavoro a terra e l’AMP si occupa di sorvegliare sul settore marino.
I risultati sono evidenti: ogni anno vengono realizzati circa 100 giorni di attività che prevedono la tutela dell’ambiente naturale, grazie al supporto di decine di volontari, locali e stranieri, che negli anni si sono avvicendati e allo stesso tempo hanno goduto della Baia e supportato le attività di conservazione.
Allo stesso tempo il progetto prevede una serie di proposte di esplorazione della Baia, per dare un’alternative alle restrizioni del Parco marino: non è consentito entrare con le barche a motore, e per questo motivo si offre ai turisti la possibilità di visitare la baia in kayak, o con maschera e pinne, con il supporto di guide specializzate.
Infine questo lavoro di presidio e monitoraggio ha anche permesso di raccogliere dati interessanti sulla presenza via terra e via mare nella Baia.
Per concludere: la Baia di Ieranto offre ospitalità ad associazioni animali e vegetali di particolare pregio, ed il progetto di partenariato tra FAI e AMP è di fondamentale importanza per conservare questi ambienti, ma anche per renderli fruibili e conosciuti ai visitatori che sono in cerca di esperienza a contatto con la natura.
Domenico Sgambati, classe 1978, è laureato in Scienze Ambientali a indirizzo Oceanografico presso l’Università Parthenope e dal 2003 collabora con l’Area Marina Protetta Punta Campanella come coordinatore del project M.A.R.E., del progetto "La Baia in Fondo al Sentiero" e del programma di tutela delle tartarughe marine. Dal 2016 è docente del corso “Introduction to Marine Biology with Lab” presso il Sant’Anna Institute di Sorrento, in collaborazione con la Jacksonville University della Florida. Operatore Scientifico Subacqueo è Guida del Parco e Guida Aigae.
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