Adozioni in memoria: uniti per sempre nell’arte e nel bello

Adozioni in memoria: uniti per sempre nell’arte e nel bello

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Adozioni in memoria: uniti per sempre nell’arte e nel bello
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03 dicembre 2025

Gabriella Tassinari ha adottato in memoria dei genitori la biblioteca di Villa Necchi Campiglio a Milano e il salotto di Casa e Torre Campatelli a San Giminiano; e, in memoria di una persona amata, il pergolato dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate a Lecce: le persone care unite per sempre nell’arte e nel bello.

Come posso raccontare il mio legame profondo con il FAI, e la storia che mi unisce a esso?
Forse, semplicemente, dall’inizio.

Sono nata e cresciuta in una famiglia di idealisti puri, radicali, assoluti. Mio padre ha fondato diverse associazioni e, con un padre così, impari presto la forza dell’unione: scopri che solo condividendo un obiettivo comune si può davvero costruire, far crescere, trasformare.

E io, questa crescita, l’ho vista accadere davanti ai miei occhi: il FAI dai primi anni, quando lo spiegavo a scuola quasi nessuno lo conosceva, fino ai suoi successi attuali, alla sua notorietà, alla sua autorevolezza.

Eravamo tra i primi iscritti, i miei genitori ed io, amanti dell’arte e del bello, tutti studiosi di estetica. Con questo bagaglio familiare, quando mia madre è partita per un’altra dimensione raggiungendo papà, che l’aveva preceduta molti anni prima, ho sentito il bisogno profondo di proseguire la loro missione.

E non solo: ho desiderato che, attraverso le meraviglie del FAI, loro continuassero a “vivere”, presenti e luminosi, con il loro nome accanto al mio. Insieme. Sempre.

Mi proposero Villa Necchi Campiglio. La visitammo quando i lavori erano ancora in pieno svolgimento: niente pavimenti, niente mobili, solo un grande cantiere di possibilità.

Toccai con mano cosa significa, per il FAI, ereditare un bene: lavoro instancabile, cura, dedizione.

In quel parco e in quella villa vissi un piccolo miracolo laico. Ricordai quando, da bambina, accompagnavo mamma ai convegni o alle inaugurazioni nella sede della prefettura in Corso Monforte: da lì sbirciavamo quel parco incantato, e lei, rapita, sussurrava: «Chissà chi vive in quel paradiso». Ed eccomi lì, anni dopo, proprio in quel paradiso: Villa Necchi Campiglio.

MI proposero di adottare una stanza. La veranda, affacciata sul parco che mamma tanto amava? O… no, vince la biblioteca, pensando a papà, intellettuale appassionato.

Così adottai la biblioteca quasi a scatola chiusa. E quella stanza, grazie al lavoro instancabile del FAI, è diventata, oso dirlo, la sala più bella della Villa.

Poi arrivarono le inaugurazioni e, all’apertura al pubblico, il mio nome, piccino e discreto, accanto ai grandi mecenati.

Arrivarono le telefonate degli amici che scoprivano la targa dedicata ai miei genitori, le foto della biblioteca di chi la visitava. Per me fu una gioia immensa far parte di un progetto così grande, di una storia che continua ancora oggi a crescere.

Sento di aver legato il mio nome – e quello delle persone che ho amato – a un’opera d’arte, a una casa, a una stanza che altri vedranno, attraverseranno, leggeranno. La nostra famiglia, unita per sempre nell’arte e nel bello.

E così ho fatto anche a San Gimignano, patrimonio dell’umanità: una casa antica, una torre, una via percorsa da folle incantate.

Li immagino, li vedo – i miei adorati genitori – affacciati alle finestre del salotto di Torre e Casa Campatelli a loro dedicato, estasiati e commossi davanti al paesaggio toscano che tanto amavano. In questo modo “vivono”. E io con loro.

E poi è arrivato anche un pergolato all’Abbazia di Santa Maria di Cerrate a Lecce, che ho dedicato a un amore partito troppo presto. Accanto alla chiesa c’è un angolo unico che introduce al vicino agrumeto: il pozzo ottocentesco è stato valorizzato con una pergola in ferro dal disegno semplice, avvolta da profumati gelsomini. Accanto, un’aiuola un tempo spoglia, ora fiorisce di gerani.

In questo piccolo e curato angolo salentino, ho pensato che lui – greco ortodosso – avrebbe trovato una piccola oasi che gli appartiene.

Sant’Agostino scriveva: «Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo».

Con il FAI, questo desiderio – o meglio, questo bisogno di chi rimane – diventa realtà. Diventa bellezza. Diventa patrimonio di tutti, per tutti.

Adozioni in memoria

Mantieni vivo il ricordo di una persona cara attraverso l’adozione di una stanza in un Bene, di un restauro o di un progetto dedicato al verde. Una targa in memoria scolpirà questo gesto generoso.

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