50 anni di viaggi del FAI: conoscere per proteggere

50 anni di viaggi del FAI: conoscere per proteggere

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50 anni di viaggi del FAI: conoscere per proteggere
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07 aprile 2025

Dalle intuizioni di Renato Bazzoni e Maria Viganoni prende forma un modello di formazione civica e culturale che, da cinquant’anni, accompagna i viaggiatori alla scoperta consapevole dell’Italia, dell’Europa e del mondo: i viaggi del FAI.

I viaggi del FAI, che combinano passione per l'arte, la cultura e il piacere della scoperta, sono stati fortemente voluti da due figure emblematiche: Renato Bazzoni e Maria Viganoni, i quali condividevano l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sul valore del patrimonio culturale italiano, prendendo ispirazione dal National Trust inglese.

Fu Renato Bazzoni, architetto, ambientalista e fondatore del FAI, a intuire che solo chi conosce davvero un luogo può imparare ad amarlo e proteggerlo. Convinto che la bellezza non si potesse tutelare senza prima averla vissuta, fin dai primi anni dalla nascita del FAI ideò viaggi culturali, rivolti a iscritti e appassionati, con l’obiettivo di formare cittadini consapevoli, capaci di riconoscere il valore del proprio patrimonio e, soprattutto, imparare a guardare i luoghi con occhi diversi.

Scriveva, infatti, Renato Bazzoni nel Notiziario n° 19 del 1985: «Verificare quanto si fa nel mondo è un ottimo contributo a quanto si può ancora fare da noi».

Accanto a lui, Maria Viganoni – viaggiatrice appassionata e prima Capo Delegazione FAI di Milano – trasformò quella visione in una pratica concreta: itinerari costruiti con rigore scientifico e grande passione, pensati per guidare piccoli gruppi alla scoperta di luoghi straordinari, spesso fuori dai circuiti convenzionali. Con la sua voce ferma ma calorosa, Viganoni preparava i viaggiatori a "guardare davvero", mettendo al centro l’ascolto, l’osservazione e il rispetto.

I viaggi organizzati dal FAI nascono così con un intento preciso: non come semplici tour turistici, ma come esperienze culturali profonde, viaggi “d’autore” quindi, con guide d’eccezione, per promuovere la conoscenza e la consapevolezza del patrimonio italiano ed europeo, coinvolgendo i cittadini in un turismo culturale di alta qualità.

Fare esperienze dal “vero”: conoscere il National Trust

«A questo punto dovevamo trovare gli aderenti: eravamo in 15! Sì, la propaganda, gli articoli sui giornali, ma la gente apprendeva intellettualmente, rimaneva fredda e non si appassionava. Bisognava portare questa gente a fare delle esperienze dal "vero" e così nacque l'idea del viaggio in Inghilterra alle proprietà del National Trust. Una trentina di persone organizzate da me, ma ovviamente condotte da Renato, partì per il primo "viaggio-scoperta" in Inghilterra. Visitammo parchi immensi, collezioni, e ville fantastiche di cui non sapevamo neppure l'esistenza; mi ricordo che una volta, davanti alla grandiosità di una villa e del suo immenso parco, Renato mi prese per mano e mi disse: "Mariuccia ti rendi conto che noi possediamo solo Torba?”. (…) Gli inglesi possedevano duemila proprietà, noi un rudere, ma era l'idea che si doveva sostenere e così diventammo amici del National Trust. Questo viaggio risultò un "seminario viaggiante" che aprì la mente e il cuore dei partecipanti i quali, al ritorno a Milano, si dettero un gran daffare per trovare amici, aderenti, soldi e furono "lo zoccolo duro " che formò il primo FAI. (…) Ogni amico divenne il centro di un gruppo di amici, ma tutti erano legati e spronati dai medesimi interessi e passioni». Maria Viganoni, Notiziario n° 62 – 1996

1981. Viaggi in Inghilterra e in Scozia: per conoscere ed emulare il National Trust britannico e scozzese.

Resoconto di viaggio del 1980 in Germania. La Germania rappresentava negli anni Ottanta un modello per l’adozione di politiche ambientali attente. (Notiziario n. 2 1981)

Conoscere un’Italia inedita

«Sono convinto che far conoscere le cose belle della nostra Italia sia il primo passo per salvarle. Si ama ciò che si conosce, e si difende ciò che si ama».

Per Bazzoni, il viaggio non era mai passivo e un "seminario viaggiante": doveva essere scoperta, contatto umano, emozione viva. Credeva che anche il luogo più piccolo potesse racchiudere un significato profondo, se guardato con occhi attenti e cuore aperto.

Per questo motivo negli anni Ottanta il FAI organizza viaggi in un’Italia inedita, fuori dalle rotte turistiche per scoprire luoghi inesplorati e da salvaguardare. Ne sono un esempio il viaggio nell’Etruria viterbese del 1981 alla scoperta di una regione dotata di “valori archeologici e di un paesaggio veramente unici”; si prosegue nel 1982 con il viaggio in Sicilia, sulle orme delle civiltà mediterranee: “Questo triangolo immerso nel Mediterraneo è un incredibile amalgama di cose e di genti”; oppure, sempre nel 1982 il viaggio naturalistico nel Delta padano che vanta gioielli storico-artistici come l’Abbazia di Pomposa: “Conoscere il Delta del Po è quasi un obbligo, per chi ama la natura”.

I viaggi nell'Italia "minore"

Anni Novanta. La serie di viaggi «Grand tour» ricalcano le orme dei viaggiatori dell’800 in Italia con conferenze introduttive tenute da Monsignor Gianfranco Ravasi.

I corsi d’arte, embrione del Grand Tour in poltrona

Nel 1985 si sente l’esigenza di rendere istituzionale il “Settore arte-viaggi” del FAI e Maria Viganoni ne diventa responsabile ufficialmente, pur sempre volontaria.

Parallelamente ai viaggi, il FAI organizzava corsi d’arte, spesso propedeutici proprio ai viaggi che di lì a poco si sarebbero affrontati. Come per i viaggi, l’obiettivo era creare un pubblico consapevole, capace di riconoscere il valore delle opere d’arte e del patrimonio storico.

L’idea era quella di offrire cicli di lezioni aperti al pubblico, tenuti da storici dell’arte, studiosi, conservatori e professori universitari, per avvicinare le persone al patrimonio artistico e culturale italiano ed europeo in modo accessibile ma di qualità. Dietro questa intuizione c’era anche la volontà della Presidente Giulia Maria Crespi, che desiderava che il FAI non fosse solo una fondazione “di Beni”, ma anche un luogo di formazione e coscienza civile.

Cinquant’anni dopo, il mondo è cambiato, ma lo spirito di questi corsi no: il FAI propone, infatti – attraverso il “Grand Tour in Poltrona” o “Oriente in viaggio”webinar che sono veri e propri corsi d’arte, tenuti dai docenti che accompagnano i viaggi del FAI.

I Viaggi del FAI

I viaggi rappresentano fin dall’inizio della storia del FAI uno dei pilastri per supportare le attività della Fondazione per la salvaguardia del nostro patrimonio artistico e paesaggistico e trovare nuovi iscritti e sostenitori.

L’intento era quello di promuovere una tradizione culturale, che ancora oggi continua a crescere, coinvolgendo un pubblico sempre più vasto e appassionato: sono viaggi, infatti, che non si dimenticano, perché insegnano a vedere l’Italia e il mondo con occhi nuovi. E soprattutto, educano alla responsabilità, trasformando ogni partecipante in un potenziale custode del patrimonio comune, in linea con la missione del FAI.

Prima, e appena dopo l’avvento di internet, accanto al trimestrale “Notiziario del FAI”, arrivava nelle case anche il supplemento viaggi. Di seguito una carrellata delle copertine degli anni Novanta e Duemila dei supplementi:

Oggi, che il mondo è diventato molto più digitale, si può trovare tutta l’offerta aggiornata su faiviaggiare.it, ma lo spirito non è cambiato, è rimasto quello che hanno voluto imprimere Renato Bazzoni e Maria Viganoni; e forse, mai come oggi, il loro messaggio continua a parlarci con forza: conoscere per amare, amare per proteggere.

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