20 anni fa la rinascita del Giardino della Kolymbethra

20 anni fa la rinascita del Giardino della Kolymbethra

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20 anni fa la rinascita del Giardino della Kolymbethra
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12 novembre 2021

Il 9 novembre 2001 veniva inaugurato il Giardino della Kolymbethra, Bene nella Valle dei Templi di Agrigento, che nel 1999 fu dato in concessione dalla Regione Siciliana al FAI. Grazie alla Fondazione oggi è un autentico gioiello archeologico e agricolo.
«Una piccola valle che, per la sua sorprendente fertilità somiglia alla valle dell'Eden o a un angolo della terra promessa», Abate di Saint Non, 1778.

Era il 9 novembre del 2001 quando il Giardino della Kolymbethra venne finalmente aperto al pubblico, due anni dopo la convenzione firmata nel 1999 tra la Regione e il FAI al quale il sito fu affidato per 25 anni.

Bene storico, naturalistico e paesaggistico di grandissimo rilievo, il Giardino della Kolymbethra si trova in una piccola valle situata nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento, tra il Tempio di Castore e Polluce e il Tempio di Vulcano. Inserito nel normale circuito di visite, offre refrigerio e una sosta nel verde a chi visita il sito archeologico Patrimonio Unesco: un angolo ombroso di paradiso dove olivi secolari e antichi alberi di agrumi inondano questo giardino con i loro profumi.

Un sentiero percorre oggi il Giardino della Kolymbethra, accompagnando il visitatore in una suggestiva passeggiata tra le piante della macchia mediterranea: il mirto, il lentisco, il terebinto, la fillirea, l’euforbia, la ginestra. Nel fondovalle - al di là del piccolo fiume bordato da canne, pioppi, tamerici, salici e alimentato dagli antichi acquedotti feaci ancora perfettamente funzionanti dopo 2.500 anni - un agrumeto con limoni, mandarini, cedri, aranci rappresentati da antiche varietà e irrigato secondo le tecniche dell’antica tradizione araba. Dove l’acqua non arriva, nascono gelsi, carrubi, fichi d'india, mandorli e giganteschi olivi “saraceni”.

Ma per arrivare ad ammirare il Giardino della Kolymbethra come è oggi, bisogna partire dall’inizio attraverso non solo la pagina dolorosa e travagliata dell’incuria e del disinteresse nei riguardi del nostro patrimonio, ma anche attraverso l’intuizione e il coraggio di chi crede che le cose si possano cambiare, anche in una terra come la Sicilia. Ce lo racconta Giuseppe Lo Pilato, agronomo e Responsabile operativo del Bene: «Mentre mi scontravo con quella parte della mia città, Agrigento, che pensava di creare ricchezza trasformando la campagna intorno ai templi in una zona residenziale di pregio, e una volta che il tentativo di abbattere i vincoli a protezione dell’area archeologica vennero respinti, mi sono reso conto che per la difesa della Valle dei Templi non bastava più il solo contrasto alle mire cospirative dell’abusivismo edilizio, ma bisognava anche elaborare idee e iniziative che servissero a una sua tutela attiva. Ed è da questa nuova consapevolezza che a partire dal 1998 è iniziata un’importante e appassionante storia che all’inizio sembrava un sogno impossibile, ma che invece alla fine si è realizzato».

Lo Pilato aveva scoperto questo luogo alla fine degli anni Ottanta, curato da un contadino locale, il signor Antonino Vella. Quando ci tornò negli anni Novanta il signor Vella era in pensione e tutto intorno era abbandonato: un groviglio di rovi, il corso d’acqua era una specie di fogna maleodorante e schiumosa, gli agrumi in pessime condizioni, un’enorme quantità di immondizia. Quello che un tempo era un giardino era diventato una discarica a cielo aperto in mezzo alla Valle dei Templi. «Percepivo con grande dolore – continua Lo Pilato - che davanti ai miei occhi c’era un’antica bellezza durata secoli e che l’assenza delle cure colturali stava cancellando la fine di una storia». Lo Pilato decise di contattare il FAI, volando a Milano con una cartella che conteneva una relazione e una ricca documentazione fotografica sullo stato dei luoghi. Dopo neanche un mese il Vicepresidente Marco Magnifico arrivò ad Agrigento per vedere di persona non solo lo scempio, ma anche la possibilità di recuperare e far rinascere quel piccolo “angolo della terra promessa” come lo descrisse l’Abate di Saint Non nel 1778. Fu così che per la prima volta un bene demaniale siciliano fu dato in concessione a una fondazione privata affinché raccogliesse i fondi necessari per il recupero dell’area e lo aprisse al pubblico per la fruizione turistica e culturale.

Dopo due anni di lavori, il 9 novembre 2001 il Giardino della Kolymbethra venne inaugurato alla presenza dell’allora Presidente della Regione Sicilia Capodicasa, dell’Assessore ai Beni Culturali Morello, della Soprintendente Fiorentini e della Fondatrice del FAI Giulia Maria Crespi.

«Il mio sogno di bellezza, si è potuto realizzare grazie al FAI. Non dobbiamo dimenticare che siamo partiti da un "sentimento", fermando un degrado che stava cancellando un patrimonio inestimabile. Questo è stato un progetto dal forte carattere culturale perché sono stati recuperati e conservati i segni della storia», ha dichiarato in una recente intervista Lo Pilato al quotidiano “La Sicilia”.

Il progetto di risanamento del Giardino della Kolymbethra è da considerare a tutti gli effetti una grande e riuscita opera di recupero non solo di un giardino mediterraneo in un contesto archeologico, ma anche della memoria storica della tradizione contadina e delle antiche tecniche di agricoltura e irrigazione, per consegnarlo ai visitatori più curiosi e interessati e alle nuove generazioni. Questo è il nostro impegno quotidiano da 20 anni.

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