Sulla via Operai, all’angolo con la via Roma, nel 1911, il barone e medico Ignazio Foti, originario di Basicò, fece progettare all’ingegnere G. Ravidà (un tecnico di cui non abbiamo alcuna notizia) un villino in stile Liberty. Per le sue qualità architettoniche e per le decorazioni, il villino è stato inserito nel volume Sicilia Liberty (Flaccovio editore), un libro che si avvale della prefazione di Paolo Portoghesi. Gli autori, Eugenio Rizzo e M. Cristina Sirchia, rammentano come “la peculiarità di questo villino risiede nella decorazione in ferro che si dispiega in tralci fioriti e assume i volumi di una scultura in alcuni elementi portanti”. L’edificio è improntato ad una notevole simmetria, evidenziata dagli alti pilastri centrali sui due prospetti principali. Le decorazioni in ferro sono dovute ad un abile artigiano locale, Giovanni Cutrupia, noto come “Giovanni u Palummu”. Il villino ha pianta leggermente trapezoidale con i prospetti principali perfettamente paralleli rispettivamente alle due strade. All’esterno l’edificio ha un marcato sviluppo orizzontale sottolineato da un coronamento aggettante scandito da beccatelli in legno ed interrotto, nella parte centrale, da due alti e sporgenti pilastri con decorazione floreale che incorniciano e sottolineano gli ingressi. Questi ultimi sono ulteriormente definiti da pensiline in ferro battuto sulle quali erano inseriti dei vetri colorati. Sulle due facciate principali sono presenti elementi decorativi tipici dell’Art Nouveau come la linea ondulata del cornicione, le decorazioni floreali, le cornici di porte e finestre e l’elegante zoccolo di base, trattato plasticamente con scanalature orizzontali. Le stanze sono disposte intorno ad un disimpegno centrale dal quale una piccola scala in legno porta alla soffitta. Tutte le camere avevano i controsoffitti dipinti con motivi Art Nouveau. Dopo anni di abbandono che lo hanno progressivamente portato ad uno stato di totale degrado, la Provincia Regionale di Messina nel 2002 l’ha acquistato dal Santuario di Tindari, precedente proprietario per lascito testamentario del cavaliere Enrico Paolo Arcodaci Pareti (morto il 18 novembre 1968 a 69 anni, che l’aveva ereditato dallo zio barone Foti, morto nel 1937), e nel 2006 ha realizzato il rifacimento del tetto, mettendolo in sicurezza in attesa del restauro completo. Questo è stato compiuto nel corso del 2011-2012, con una coda nel 2013 per il completamento della collocazione dei frammenti superstiti dei controsoffitti. L’edificio, aperto al pubblico il 6 aprile 2014, è utilizzato per mostre, eventi culturali, conferenze stampa.