Nel 1992, nei pressi di via Torino, nel fondo di proprietà Prete nel corso di normali controlli di sbancamenti per civili abitazioni, sono state rinvenute strutture pertinenti una villa rustica romana, seppellita dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Il rinvenimento di un sigillo bronzeo ha permesso di attribuire la villa a Numerius Popidius Narcissus Maior. La villa subì modifiche dopo il terremoto del 62 d.C. , quando venne realizzato probabilmente il piano superiore. In età romana, intorno ai centri di Pompei e Nuceria, sorgevano almeno 150 villae rusticae dove si allevavano animali, si coltivava la vite e l'ulivo, si producevano vini e oli che poi venivano esportati nel resto dell'impero. I vigneti erano insomma integrante parte del paesaggio. Il territorio del Comune di Scafati si è rivelato in base ai numerosi ritrovamenti archeologici, un crocevia di collegamento tra le due città di Pompei e Nuceria Alfaterna, nonché con la via Popilia. La fascia di territorio sulla destra del fiume Sarno costituiva il suburbio est di Pompei (ager Pompeianus) ed era intensamente abitata, quella sulla sinistra veniva, invece a far parte dell’ager Nucerinus. Tra i numerosi ritrovamenti venuti alla luce rientranti nel Suburbio di Pompei figura la suddetta villa rustica di N. Popidius Narcissi Maioris, Gli studi hanno accertato come la piana del Sarno fosse vocata all'attività agricola sin almeno dall'età del bronzo, per l'età del ferro e andando oltre l'eruzione del '79 d.C. La maggior parte degli ambienti, conservatisi per un'altezza massima di 2.67 m, si apre all'interno dell'abitazione, su un'ampia corte centrale, dal piano pavimentale in terra battuta. Al centro della corte è una cisterna per l'approvvigionamento idrico, con pozzo di raccolta in opera incerta e pluteo di tufo emergente 0.55 m dal piano del cortile. La cisterna è inquadrata da 4 pilastrini in opus vittatum mixtum che dovevano sostenere o una copertura o delle assi lignee relative alla struttura per il sollevamento dell'acqua. La corte ha un'ampiezza di m 15 x 6 e si apre sul lato occidentale della cella vinaria (6) in cui erano situati i doli disposti in 10 filari di 6, di cui solo 3 sono stati rinvenuti in situ. Nel settore S, di forma rettangolare 18 x 24, si aprivano una serie di ambienti abitativi e di servizio, il più importante dei quali è il triclinium con un piano pavimentale in cocciopesto ed un disegno a tessere di mosaico delimitante 40 riquadri. L'impianto termale è ridotto al solo calidarium, non lontano è il laconicum (14). Di questo settore fanno parte alcuni depositi per le derrate alimentari /1) , per attrezzi agricoli (2). Nel settore settentrionale sono i depositi per gli oggetti metallici (16) e la dispensa di oggetti di uso domestico (20). Il vano 19 era un silos per lo stoccaggio della farina. Non lontano da questo ambiente, nel vano 22 sono state rinvenute delle macine per i cereali. Del piano superiore non rimane traccia. I rinvenimenti della villa rustica (insieme a quelli rinvenuti nella villa di Via Passanti sempre nel comune di Scafati) attualmente sono conservati presso il Museo Archeologico della Valle del Sarno presso il Comune di Sarno. Ciò nondimeno la villa rustica di N. Popidi Narcissi Maioris a Scafati, inserita nel suburbio orientale dell’antica Pompei, rappresenta un possibile strumento di sviluppo turistico per il territorio scafatese e con un serio progetto di riqualifica può ben inserirsi in un possibile itinerario archeologico. Bibliografia: De Spagnolis, Marisa - "La Villa N. Popidi Narcissi Maioris in Scafati, Suburbio Orientale di Pompei" L'Erma di Bretschneider
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