L’edificio è stato commissionato al Moroni dall’allora sindaco gallaratese Rodolfo Mauri, che ha dato vita
ad uno scorcio suggestivo nel panorama locale: la villa si trova leggermente nascosta dalla recinzione di
Villa Rosa dei Bassetti ed è posta alla fine di una curva a gomito sulla sommità della discesa verso Corso
Sempione. Il villino, costituito da una pianta irregolare e rialzato da arcate aperte, è sicuramente il
miglior esempio di liberty progettato dal Moroni sia per alcune soluzioni mai adottate prima, come un
ingresso di forma circolare, sia per l’abbondante e sapiente inserimento di ferri battuti anche sulla
facciata posteriore. I prospetti sono tutti animati dal contrasto tra il mattone a vista, l’intonaco chiaro che
riquadra i vari corpi componenti il villino e le decorazioni in cemento presenti su tutte le aperture;
l’ingresso è costituito da un’apertura circolare sormontata da un balcone cinto da splendidi ferri, su cui si
affacciano due finestre rettangolari con cornice sempre in cemento e mattoni; il tema dell’apertura
circolare è ripreso nel prospetto posteriore, dando vita ad una finestra che illumina il salone del piano
terra. Nel prospetto laterale si erge la torretta, aperta da due trifore circolari. Su ogni corpo si alzano
pilastri reggenti intrecci di ferri battuti, mentre altri ferri sono presenti nei balconi, nelle finestre e nel
terrazzo. In fase di ristrutturazione, molti elementi decorativi sono stati asportati: l’effetto finale è molto
geometrico, astratto, pulito, ma ancora vivace. E tuttavia è impossibile non ammirarne la leggerezza,
l’ariosità dei prospetti caratterizzati dalle trifore circolari ed anche dai vetri colorati, la sapienza della
distribuzione dei ferri, le loro forme spezzate e sinuose insieme ed infine dai giochi creati dal mattone e
dall’intonaco.