L'edificio fu edificato nel 1747, probabilmente su disegni di Ferdinando Sanfelice, per volere della principessa Emanuella Caracciolo Pignatelli, duchessa di Montecalvo. Dopo la morte della principessa, avvenuta nella stessa villa, questa fu acquisita da Emiddio Mele, che lasciò traccia di sè facendo dipingere le proprie iniziali nel soffitto dell'atrio. Successivamente, l'edificio fu riacquistato dalla famiglia Pignatelli di Montecalvo, e divisa a fine XIX secolo tra i fratelli Carlo e Paolo Caracciolo. L'imponente mole della villa, che occupa tutto un lato del largo Arso], comprende una cappella nobiliare ed un ampio loggiato nella porzione nord-occidentale. Robustamente costruita in tufo, presenta un monumentale portale in pietra lavica con bugne a punta di diamante. Proprio quest'ultimo carattere, in cui gli storici dell'arte hanno visto una similarità con il Palazzo Serra di Cassano di Napoli, è stato il fattore più importante di attribuzione dell'opera al Sanfelice. Ricerche recenti, tuttavia, sembrano smentire quanto sopra, attribuendo invece la villa all'architetto Girolamo Molino. Il prospetto principale della villa è uno dei pochi che si può godere nella sua interezza dal Largo sul quale l'edificio si affaccia e che, su un corto basamento, ospita due ordini di balconi inquadrati tra paraste giganti. Il lungo prospetto inizia con l'edificio centrale e si prolunga sul lato orientale con una grande terrazza panoramica sotto la quale si estendono la cappella ed il blocco basso che comprende le costruzioni della masseria di quattro ettari. E' stata il set di alcune scene del film Reality, di Matteo Garrone, premio della critica a Cannes, ma ora villa Pignatelli a San Giorgio a Cremano, periferia sud di Napoli, è ridotta in rovina, ed oggi si presenta ingabbiata in una struttura d'acciaio per impedire crolli. Al punto che un architetto napoletano, Giorgio Esposito ha lanciato un appello sulla sua pagine Facebook per cercare sponsor che finanzino un intervento di recupero: al momento sembra essere l'unico modo per scongiurare la perdita di uno dei più importanti patrimoni urbanistici del cosiddetto miglio d'oro, l'area delle splendide ville vesuviane di epoca borbonica.Il set è stato bello perchè rappresentava, forse nel suo degrado la location ideale per quelle scene. Bene chiediamo ai soggetti che producono cultura di tenderci una mano, quindi di creare le occasioni affinchè le condizioni di degrado incui versa in questo momento la villa siano attenzionateI proprietari degli appartamenti all'interno della villa, risalente al 1747, sono per lo più indigenti e non possono farsi carico degli oneri del restauro. Si parla di cifre notevoli, fra i 4 e i 5 milioni di euro. Da qui, l'idea della sponsorizzazione.Ormai il palazzo è un ponteggio, quindi siamo disponibili a cedere gli spazi del ponteggio per fare fondi, per creare una cassa e fare in modo che almeno possano essere eseguite le opere di manutenzione straordinaria urgentissime che occorrono al palazzo e propgrammare interventi di consolidamento più importanti.
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