Adagiata tra il blu del mare del golfo dell’Asinara e il rosso del granito di Costa Paradiso si trova una tra le più importanti opere di architettura contemporanea della Sardegna. La “Cupola”, così chiamata per la sua particolare forma, venne costruita nel 1970 dall’architetto Dante Bini come residenza estiva di una delle coppie più celebri del cinema di quegli anni, il regista Michelangelo Antonioni e l’attrice Monica Vitti.
La storia della sua costruzione iniziò nel 1964 durante le riprese del film Deserto Rosso, sull’isola di Budelli. In quell'occasione il regista conobbe l’imprenditore Pierino Tizzoni, che stava acquistando alcuni terreni sul mare sui quali costruire un grande villaggio turistico. Così Antonioni scoprì un luogo speciale, allora selvaggio, dove edificare la sua residenza estiva in quella che divenne Costa Paradiso, oggi parte del territorio di Costa Rossa.
Per il progetto si affidò all'architetto Dante Bini, che Monica Vitti aveva conosciuto nel 1968 durante le vacanze a Cortina d’Ampezzo. Bini le parlò del suo geniale progetto, una cupola realizzata in un’unica colata di cemento gonfiata e sollevata grazie a una camera d’aria. L’idea entusiasmò l'attrice tanto che ne parlò subito con il regista, che incaricò l’architetto della progettazione.
L’innovativa tecnologia della Binishell venne sviluppata negli anni '60 dall’architetto Bini e si dimostrò un'idea geniale, tanto che oggi in tutto il mondo sono oltre 1.500 gli edifici costruiti con questa tecnica che, avendo un impatto ambientale ridotto di un terzo rispetto a quelle tradizionali, è considerata una tecnologia sostenibile.
L'opera racchiude in sé diversi valori: è un significativo esempio di architettura contemporanea, anche dal punto di vista ingegneristico. Il contesto e l'interazione con l'ambiente la rende significativa anche dal punto di vista paesaggistico. Infine, la Cupola è un'importante testimonianza per la storia del cinema italiano: negli anni in cui fu abitata dalla coppia divenne il punto d'incontro di registi, attori, artisti, poeti, intellettuali, come Tonino Guerra, Andrej Tarkovskij, Macha Méril, il pittore Sergio Vacchi e molti altri.
Nel 2014 l'olandese Rem Koolhass, architetto tra i più noti sulla scena internazionale e curatore della XIV Biennale di Architettura di Venezia, ha definito il progetto di Bini “una delle architetture migliori degli ultimi cento anni”.
Nel 2015 il Ministero dei Beni Culturali, riconoscendone il notevole interesse culturale, ha vincolato la villa per tutelarla e salvaguardarla nella sua struttura originaria.
Nel 2016 il regista tedesco Volker Sattel ha realizzato il documentario “La Cupola” che è stato protagonista in numerosi festival e rassegne cinematografiche in tutto il mondo.
La casa oggi versa in stato di totale abbandono, preda degli agenti atmosferici e del vandalismo, tanto che le sue precarie condizioni sono state più volte stigmatizzate sulla stampa italiana e straniera. Sono numerosi gli appassionati o studiosi di architettura e di cinema che si interessano del suo valore storico e architettonico. La villa è meta di molti italiani e stranieri che vorrebbero visitarla, ma è chiusa e inagibile.
All'inizio del 2020 l'associazione “De Rebus Sardois” ha lanciato sulla piattaforma Change.org una petizione a favore della valorizzazione dell'opera; a questa si è affiancata, da maggio, la candidatura nel Censimento dei Luoghi del Cuore del FAI, con lo scopo di riportare l’attenzione verso un bene culturale di importanza significativa non solo per il territorio in cui si trova ma anche a livello internazionale.