VILLA MEOLA

PORTICI, NAPOLI

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VILLA MEOLA
Villa Meola, situata al numero 49 di Via Marconi, è un pregevole esempio di rococò napoletano, definita dal Pane "gemma settecentesca della costa vesuviana". Fu fatta costruire nel 1724 dal marchese Danza, come attesta una lapide murata in quella che un tempo era la cappella della villa: - D.O.M. Carolus Danza construendum curavit A.D. MDCCXXIV. Non si hanno notizie certe in merito all'autore dell'edificio, a causa della scomparsa degli archivi privati e dei numerosi passaggi di proprietà. Tuttavia molti indizi stilistici, quali le decorazioni in stucco del cortile ed il disegno del portico, fanno pensare all'opera dell'architetto Vaccaro, anche se non manca, nel disegno della scala, l'influenza dell'altro grande architetto dei Settecento, il Sanfelice, tanto che alcuni studiosi avanzano l'ipotesi che ambedue gli architetti siano intervenuti nella fabbrica. In seguito la villa appartenne ai marchesi Tagliava d'Aragona e nel 1911 fu acquistata dal dottor Felice Meola. Già nella Mappa del Duca di Noja nel 1775 la villa appare in una planimetria simile a quella attuale, con uno schema a due L che si affrontano e si saldano in corrispondenza dell'atrio, con uno sviluppo maggiore dell'ala destra.Superato l'ingresso, si scopre, nella prospettiva dell'androne, la bellissima scala aperta a due rampe simmetriche, attraverso la quale traspare il giardino. Essa, agile nella struttura ad un sol piano ed a tre sole arcate, a differenza delle altre scale napoletane del Settecento, nelle quali il motivo viene ripetuto ad ogni piano, apre il varco ad un viale, che attraversa il parco. In corrispondenza, sul lato opposto della strada, c'era in origine un altro viale che, partendo da un'esedra situata di fronte al portale, attraversava l'enorme territorio annesso alla villa e sboccava alla "Strada Regia" di Portici.Il piccolo cortile quadrato, caratterizzato da allegre decorazioni in stucco bianco, volute e mascheroni che propongono motivi naturalistici di vita vegetale, è circondato su tre lati da un porticato e sul quarto è concluso dalla scala aperta. Le due rampe, partendo dall'arca centrale, svoltano su due lati e raggiungono la loggia che circonda il cortile, stabilendo un percorso continuo che lega la scala all'edificio.Sulla destra dell'atrio si apre un ambiente che ha conservato intatto il fascino conferitogli dalla grazia del lieve ornato che, più ricco sulla volta ribassata, si ripete più semplificato sulle pareti. Il giardino, quasi totalmente conservato e coltivato ad agrumeto, presenta ancora sul viale principale dei piedistalli in piperno, sui quali poggiavano, secondo l'uso settecentesco, dei busti di marmo. Le varie modifiche ed aggiunte subite non hanno granché alterato la bellezza di questa costruzione che conserva, quasi intatta, la decorazione dei cortile e che giustamente è annoverata dal Pane "tra le tante minori case di delizie della costa vesuviana".
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