VILLA MELLARA

CASTELFRANCO EMILIA, MODENA

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VILLA MELLARA
Villa Pietramellara Via Emilia angolo Via Molino Dolo, Castelfranco Emilia - MO Include: Villa (XVII sec.) Mulino/Edificio idraulico Casa rurale Fabbricato accessorio Parco/Giardino Tra le più interessanti tenute del comprensorio di Castelfranco Emilia troviamo “tenuta Mellara “ con la villa appartenente, dal 1580, alla famiglia patrizia Mellara. Il complesso, semi fortificato in quanto circondato da un fossato d’acqua attraversato da tre ponti, comprendeva l’abitazione dei signori Pietramellara, un oratorio, la casa del fattore, le scuderie ; l’impianto era probabilmente preesistente al 1580: tale fu la data di acquisto della costruzione. Il complesso, incentrato sulla villa, era composto da vari fondi ed esercitava funzioni di presidio e controllo politico-economico del territorio. La villa venne riedificata nel 1680 dal senatore Antonio Vassè Pietramellara. Presso l’Archivio di stato di Bologna si conserva un disegno dell’edificio seicentesco, che sul finire del XVIII secolo viene quasi interamente ristrutturato dall’architetto Angelo Venturoli. L’edificio padronale era inserito in una grande area verde di pertinenza connotata da un maestoso viale di platani che univa lo scalone monumentale all’accesso sulla via Emilia, oggi visibile attraverso la cartografia storica. Il giardino, ricco sia di piante locali che di piante rare, conteneva elementi architettonici particolari quali il casino di caccia a pianta ellittica, la casa del giardiniere in stile neogotico, un mulino con torretta, un laghetto artificiale con isolette Di tale maestoso sito, oggi restano solamente i ruderi della villa ed una macchia incolta. Gli archivi di Stato di Bologna ne registrano l’attività dal 1376. Lavorava per le comunità di Anzola, Piumazzo, Calcara, ma soprattutto per quella di Manzolino. Nel 1535 venne ceduto a Giovanni Righetti, padre adottivo di Andrea Vassè Pietramellara, suo erede universale. Andrea pose mano a lavori di ristrutturazione del mulino, che probabilmente era stato in precedenza costruito in legno, come appare in un affresco dipinto all’interno della villa attigua. Le sue macine erano mosse dalle acque del canale di Diolo, detto anche “Sorgente della Mellara”. Secondo i racconti degli anziani della zona, il mulino era ancora in attività nel secondo dopoguerra, ma oggi purtroppo è ormai completamente diroccato e condivide lo stesso destino della villa attigua, anch’essa prossima al collasso. (cit. Sperandini, "Mulini ad acqua tra Samoggia e Panaro" - Centro studi storici nonantolani)
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