Villa Guastaverza Bottura è una villa veneta che sorge nel cuore della campagna veronese, dando origine all’omonima corte rurale. Dimora di prestigio le cui origini risalgono al 1500, nel 1700, sotto la direzione della famiglia veronese dei Guastaverza (membri sin dalla sua fondazione, il 13 marzo 1769, dell’Accademia di Agricoltura), fu oggetto di un importante restauro secondo i canoni dell'architettura neoclassica propria del tempo. Luogo di ritrovo intellettuale animato dalla padrona di casa Silvia Curtoni Verza (moglie di Francesco Guastaverza e nipote di Scipione Maffei, la villa era adibita a salotto letterario (frequentato da artisti del calibro di Foscolo, Pindemonte e Parini) e a cuore amministrativo della circostante corte agricola. Nel XVIII sec. Paolo Filippo Guastaverza possedeva 656 campi nel circondario di Cerea, con una rendita di ca. 2000 ducati. All’interno della Villa si ritrova la classica pianta della villa veneta, con ampio salone centrale in ognuno dei due piani, affiancato da quattro ambienti laterali, tra i quali si distinguono quattro alcove con soffitto affrescato. Imponente il ciclo di affreschi (aventi a oggetto il mito di Fetonte) che decora il salone al primo piano, attribuito all’Anselmi. Unica nel suo genere, Villa Guastaverza Bottura si distingue altresì per il fatto di avere affrescata anche la facciata principale della Villa, con cornucopie e finti bassorilievi (ormai seriamente incisi dal tempo). Significativo è la congiunzione che la Villa realizza tra le esigenze dello svago e gli interessi culturali, e la funzione da essa altresì assolta di centro nevralgico di una fiorente attività agricola (con i solai sottotetto dedicati, in periodo di guerra, allo stivaggio del grano e all’essicazione del tabacco. La Villa, così come la circostante corte agricola, si è conservata nell’arco di oltre tre secoli, rivestendo a tutt’oggi la medesima funzione di luogo di luogo di cultura e di intensa attività agricolo-rurale. Nel 700 la villa divenne dimora estiva della letterata Silvia Curtoni Verza che qui trascorreva le sue vacanze aprendola agli amici che frequentavano l'intellettuale salotto della sua casa di piazza Bra' in Verona.
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