Giacomo Zanella (1820-1888) a Cavazzale-Monticello Conte Otto si costruì una villetta dalle belle e armoniose forme, nella reminescenza classica di Ottavio Bertotti-Scamozzi, che si estende per quindici metri di lato sulle rive dell’Astichello. L’ameno luogo diede al poeta, il maestro di cultura, di poesia e di vita di Antonio Fogazzaro che lo ricambiò con un affetto e una venerazione totali, quella quiete che egli ricercava dopo gli affanni familiari e personali, la critica spesso scomposta dei detrattori della sua poesia e anche una certa avversione di ambienti religiosi che non apprezzavano il suo impegno per l’Italia unita, soprattutto con Roma capitale. Fu il momento del virgiliano datur hora quieti (è data l’ora delle quiete) per se stesso, come fece apporre in lettere di bronzo dorato sul frontone della villa stessa. Qui il poeta in agello cum libello sola quies (Nel poderetto / in compagnia di un libretto / sta l’unica pace di T. de Kempis).) ebbe nuova vita, nuova ispirazione, qui compose nel corso di quasi 10 anni i 96 sonetti sui 100 previsti, che compongono la silloge Astichello, il compimento della sua poesia e che apre a quella del Novecento con il “minuto mondo”. Fogazzarò visitò spesso il maestro nella sua Villetta e apprezzò insieme al figlio Mariano, che lo imparò a memoria particolarmente un sonetto, il XXV “Sotto le nubi altissimo si gira…il falco.
Nella villetta, guardando verso occidente dove è il paese natale, Chiampo, iniziò il cammino verso l’eternità e la stima di coloro che sanno nella poesia guardare l’animo del poeta.