La villa di Baia sommersa, identificata poi come quella dei Pisoni, era già conosciuta da fotografie aeree, d'altronde come tutte le altre strutture sommerse costiere.
Il padre dell'archeologia subacquea, prof. Nino Lamboglia, la evidenziò e la posizionò, alla fine degli anni '60, a circa 150 mt. a sud-est al largo di Punta Epitaffio.
Per avere un rilievo grafico e topografico di dettaglio, bisogna aspettare alla fine degli anni '80, grazie ad un gruppo di volontari del Centro Campano di Archeologia Subacquea, il quale individuò anche una fistula plumbea con il bollo di Lucio Pisone, che determinò l'appartenenza del complesso alla potente e ricca famiglia che congiurò contro l'imperatore Nerone e, per questo motivo, il complesso passò al demanio imperiale.
La villa, sorta agli inizi del I sec. d.C., ristrutturata nel corso del I e del II sec., si sviluppa intorno ad una corte centrale a pianta rettangolare di mt 95 x 65 circa, orientata con il lato lungo NW-Se, destinata a giardino, mentre tutto il complesso residenziale che contorna la corte con portici, occupa una superficie complessiva di mt. 120 x 160.
La villa era fornita di bacini di approdo ed era protetta dai venti di scirocco da una serie di pilae a doppia fila. Come tutte le ville marittime della zona, aveva delle peschiere per l'allevamento del pesce.