Capolavoro di quel fenomeno, ormai sempre più rivalutato, che prende il nome di "Razionalismo Italiano", Villa Crespi è un rarissimo esempio di residenza di caccia della seconda metà degli anni trenta del novecento. Vittorio Crespi lasciò carta bianca per la realizzazione all'architetto Milanese Giuseppe de Finetti.
Seppure le poche pubblicazioni tendano a comparare l'architettura della villa ai progetti dell'architetto austriaco Adolf Loos - forse per alcune analogie progettuali legate agli interni - la stereometria esterna e sopratutto l'armonico contrasto che instaura con la natura sembrano essere più vicini alle ben note "Prairie house" di Frank Lloyd Wright, di qualche decade precedenti, ma quasi sconosciute in Italia ai tempi. Senza un giardino a interrompere il bosco, l'edificio tende quasi a chiudersi in se stesso: le aperture sull'esterno incorniciano la natura selvaggia senza mai esporre troppo chi la vive, garantendo protezione. Ogni dettaglio fu progettato per assicurare ogni comfort agli ospiti e ai signori dopo le battute caccia. Questo avviene attraverso espedienti moderni - modernissimi per il periodo -, a finiture ricercate a una ripartizione congeniale tra ambienti di servizio, spazi privati e di rappresentanza. La Villa, oggi in vendita, meraviglia chi la visita per lo stato di conservazione. Non presenta infatti stratificazioni storiche che strizzino l'occhio alle mode del novecento e sembra arrivare inalterata dal primo giorno in cui fu abitata.