Nel 1600 la fattoria era di proprietà del monastero femminile di San Domenico di Vicenza, affittata alla famiglia Zerbato.
Sul finire del 1700, Gaetano Zerbato tratta con le monache per migliorare lo stabile prevedendone anche un futuro acquisto.
Nell'ultimo decennio del '700 Gaetano Zerbato, intendendo costruire una fornace all'interno della fattoria, stipula con le monache contratti per regolamentare l'estrazione dell'argilla e l'erezione di strutture adatte allo scopo.
In seguito alla soppressione del convento, in epoca napoleonica, e al passaggio al demanio austriaco della proprietà dei beni appartenuti a Enti Religiosi e assistenziali, Gaetano Zerbato acquista casa e fattoria dallo stesso Demanio Austriaco.
Oltre alla casa padronale, lo Zerbato entra in possesso anche delle adiacenze est, della colombaia, della stalla, e di un edificio agricolo sul lato di contrà Busia.
Gaetano Zerbato fa erigere alcune barchesse per il deposito dei mattoni e nel brolo, probabilmente vicino all'edificio agricolo, e organizza la fornace all'aperto.
I figli Giovanni e Francesco ampliano le vecchie stalle addossate ai muri di Contrà Busìn e costruiscono di fronte alla dimora lo splendido Porticale ad ampie arcate con sovrapposto finto attico e due piani di Laboratori per la trattura della seta, provvedono a far decorare la Sala della Musica valorizzata dalle semicolonne di ordine dorico all'esterno, attrezzano le Scuderie e la Tinazzara.
Il loro nipote Francesco Clementi corona questi ultimi edifici con merli guelfi e trasforma la millenaria colombara in Castelletto Neogotico.
Appassionato di frutticoltura, riorganizza il brolo, l'orto delle primizie, il piccolo Parco antistante la Piazzola, fa erigere l'importante Recinzione in muratura con stanti in ghisa, rastrelli e ringhiere in ferro battuto.
Vissero qui tre generazioni d'uomini d'ingegno che, se fossero stati un po' meno prudenti, avrebbero potuto avviare il paese ad un rapido progresso economico: Gaetano Zerbato con le innovazioni nella fornace per laterizi, Giovanni con l'organizzazione della filanda per la trattura della seta già nel 1830 e Francesco Clementi che sviluppò adeguatamente i suoi progetti di agricoltura moderna e di conservazione dei vini.
Tra le strutture notevoli della Villa è la Cantina, sistemata da Francesco. Negli anni Cinquanta vi si scendeva come in un sacrario. Bottiglie antiche, di fogge diverse ed eseguite con vetro di differente colore a seconda dei vini che dovevano contenere, erano inclinate sugli scaffali. Funzionava ancora nel 1965 il sistema di irrigazione e temperatura dell'acqua nell'orto, recinto entro il recinto del brolo, con vasche, canalette e irrigatori che, messi in azione, diffondevano nell'aria profumo di timo, reseda, di menta, salvia e rosmarino.
Dal 1880 l'intero complesso passa alla famiglia Clementi. Maria, l'ultima erede, abita nella villa fino all'anno della sua morte avvenuta nel 1972.
Dopo la morte di Maria Clementi si doveva sistemare qui la Casa Riposo per anziani e il sito si prestava benissimo allo scopo.
Nel 1976 il complesso viene venduto al Comune di Malo.
Dal 1999, in seguito all'esecuzione di alcuni lavori di ristrutturazione, parte del complesso diviene sede della Biblioteca Comunale.
Nell'anno 2006 sono stati realizzati nell'edificio importanti interventi volti alla conservazione del manufatto architettonico, in particolar modo per quanto riguarda la conservazione delle pitture presenti nei locali e al ricavo di nuove sale lettura al piano primo dell'edificio.
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DESCRIZIONE ARTISTICA DEL COMPLESSO
Recinzione- cancellata- giardino d'ingresso
La sistemazione del giardino anteriore e della cancellata risale al 1889: l'archivio Zerbato-Clementi custodisce vari disegni, progetti e appunti relativi alla cancellata di cui ora si conserva solamente il cancello principale, poichè il resto in epoca fascista servì da materiale per fini bellici e fu sostituito con l'attuale struttura a mattoncini traforati.