Uomo generoso, intelligente, Carlo dal padre eredita la forza di iniziativa, la volontà e l’intuito che lo
guidano nel creare tessuti divenuti dei classici; nelle cronache dell’epoca egli è descritto come dotato di
“abilità, acutezza, e di prudenza non disgiunta da un senso di vigile arditezza”; fu anche nominato
Cavaliere del Lavoro. Egli edifica la sua villa con parco alle spalle della fabbrica: si tratta di una
costruzione solida e semplice, che si sviluppa su due piani più due mezzanini, uno a livello del terreno ed
uno sotto il tetto, e presenta richiami a soluzioni adottate da contemporanei architetti milanesi come
l’unione di tre corpi di cui uno più arretrato rispetto agli altri, la semplicità delle linee e l’utilizzo delle
decorazioni a spezzare le cimase delle finestre. Gli angoli degli edifici sono inquadrati da paraste a
bugnato la cui parte terminale è decorata da applicazioni floreali e geometriche e scanalature verticali;
una decorazione simile affiancata a foglie di alloro orna tutte le finestre della villa nella loro parte
centrale. Trabeazioni separano i piani dell’edificio le cui superfici differenti evidenziano due diversi tipi
di utilizzo dei locali interni: aperti agli ospiti quelli del piano inferiore, per cui si individuano un salone
aggiunto ad uno studio con biblioteca e giochi per i signori, guardaroba e saletta di attesa; riservati alla
famiglia quelli del primo piano (il piano nobile) che sono adibiti a camere da letto e bagni con vasca (una
particolarmente bella sollevata da zampe di leone) ed ampia zona da toeletta. Poco più avanti, sull’altro lato della strada, al numero 4 si trova la Villa del geometra Carlo Moroni.
Nel 1931 il Moroni deposita il progetto per la costruzione della sua dimora in Gallarate: l’edificio,
rialzato da uno zoccolo in laterizio, presenta una pianta stretta ed articolata da sporgenze, di cui una
torretta scalare con base ellittica a coprire le scale, e si alza per tre piani abitabili più sotterranei. I
prospetti sono molto semplici: quello verso la strada è decorato da intonaco inciso orizzontalmente per la
lunghezza del piano inferiore, l’ingresso è accessibile da gradini; l’interno è altrettanto semplice: al piano
rialzato vi sono la cucina, la sala da pranzo ed il salotto; al primo due camere da letto comunicanti ed un
bagno, e nel sottotetto un’altra camera con bagno. Qui l’animazione è affidata interamente alle parti
aggettanti ed arretranti, alla contrapposizione evidente soprattutto per la mancanza di ornamentazioni
tra scanalatura e non, che qui diviene gioco tra pieni e vuoti: si tratta di un processo di astrazione che
caratterizza tutti i progetti moroniani al termine della 1a Guerra Mondiale.