Il cuore storico di Vigonza rappresenta un esempio di continua trasformazione e rinascita attraverso i secoli. Le prime testimonianze risalgono al 1014, quando il castello della località venne assegnato ai cavalieri teutonici. Successivamente, la roccaforte passò nelle mani dei Signori "da Vigonza" e, nel tempo, subì distruzioni e ricostruzioni, come l’incendio avvenuto nel 1318 durante la battaglia della Tergola. Nei secoli successivi, la proprietà passò alla famiglia Barisoni, che contribuì in modo significativo alla sua trasformazione. Nel 1520, Nicolò Barisoni convertì le antiche strutture feudali in una raffinata residenza nobiliare, arricchendola con elementi stilistici che anticipano il linguaggio architettonico codificato da Andrea Palladio. Villa Barisoni-Capodilista divenne così un luogo di pace e cultura, simbolo della rinascita dopo i conflitti. Nei decenni successivi, la villa fu frequentata da personaggi illustri, tra cui il canonico Albertino Barisoni, corrispondente di Alessandro Tassoni, autore del celebre poema "La secchia rapita", e amico di Galileo Galilei. Oggi, il complesso monumentale, che include la villa, la Chiesa di Santa Margherita e il Chiostro dell’ex Convento, rappresenta non solo una preziosa eredità architettonica e culturale, ma anche un fulcro identitario per la comunità di Vigonza. La sua conservazione e valorizzazione sono fondamentali per preservare un simbolo della storia veneta e un esempio tangibile della fusione tra tradizione e modernità.
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