Le origini della Villa Baragiola risalgono al 1804 quando Andrea Baragiola De’ Bustelli, avvocato del Canton Ticino, acquistò fondi e case da massaro situate tra l’odierna piazza Ferrucci e l’area un tempo occupata dal cimitero di Masnago. La proprietà crebbe sino ad annettere l’intera collina per merito del figlio di Andrea, Pietro Baragiola, che nel 1824 riunì in un’unica proprietà le varie parti che costituiranno la Villa e il Parco. La proprietà si estendeva ben oltre gli attuali confini, compreso il vecchio camposanto al posto del quale, oggi, vi è un’attività commerciale in cui si trova una torre funeraria neogotica della famiglia Baragiola - De’ Bustelli.
Dopo la morte di Pietro, case e terreni passarono al genero Giovanni e poi al nipote Andrea Baragiola che, nato a Como, si laureò in legge, esercitando la professione di avvocato. Nel 1892 ereditò dallo zio banchiere Giovanni Baragiola la Villa di Masnago, da lui ribattezzata Villa Emma in omaggio alla moglie Emma Ronzini.
La parte più interessante era rappresentata dal parco, costituito da una parte inferiore attrezzata a lago artificiale da percorrere anche con barche. Il lago fu interrato per la costruzione del fabbricato longitudinale a tre piani detto “lo steccone”, del 1951 ca., destinato ad aule per seminaristi e oggi ad uffici del Comune di Varese.
La collina raccoglieva tutti gli accorgimenti del parco all’inglese. Andrea offrì il terreno per la costruzione dell’ippodromo alla Società Varesina per le corse di cavalli in sostituzione di quello storico sito a Casbeno, di fianco al Grande Albergo Excelsior (oggi Villa Recalcati).
Fu uno dei primi d’Italia, inaugurato il 3 ottobre 1895, sviluppato su un’area di oltre 7 ettari. Nel luogo in cui si seguivano le corse ora c’è piazzale De Gasperi e dove c’erano le tribune, ora si trovano un complesso residenziale, un supermercato e la rotatoria di P.zza Mafalda di Savoia. L’ippodromo dei Baragiola terminò l’attività due anni prima dello scoppio della Grande Guerra, soppiantato dal centro ippico alle Bettole. Andrea Baragiola morì nel 1899, pare in duello, e gli interventi di trasformazione proseguirono nel ‘900 ad opera della vedova che decise “in omaggio al marito, di proseguire i lavori già iniziati” fino al 1925, anno della morte, ed è di quegli anni il gazebo ottagonale in ferro ospitante dei troni con dei leoni alati a guisa di sostegni laterali e braccioli.
Il complesso fu venduto al banchiere Giacomo Tedeschi e la Villa fu ristrutturata e rinominata Villa Alessandra in onore della signora Alessandra Pecchio. La dacia ungherese, “Chalet in legno per soggiorno invernale”, che svetta sul colle, risale al 1932 e nello stesso anno i figli di Giacomo Tedeschi ereditarono Villa e Parco. Già nel 1935 furono ceduti al Comune di Varese i terreni oggi occupati dallo stadio “Franco Ossola”.
Oberato dai debiti, tra il 1941 e il ‘42 Guido cedette la sua parte a quattro religiosi e, su progetto dell’Ing. Giovanni Maggi, ideatore del Collegio di Sant’Ambrogio di Bosto e del Seminario di Venegono, venne costruito il “sopralzo di un piano alla casa esistente” come voluto dal Seminario di S. Martino al Podestà di Varese. Acquistato dal Seminario Arcivescovile di Milano, la proprietà fu utilizzata fino al 1991 come sede scolastica e la villa, ornata negli anni ’40 con la scritta Humilitas e la corona della famiglia Borromeo, era adibita a rettorato e alloggi. All’interno della dacia furono ricavate le abitazioni degli insegnanti.
Dal febbraio 2001 è di proprietà del Comune di Varese: vi sono una sede espositiva/museale e una parte degli uffici tecnici comunali ma gran parte degli edifici, inclusa la Villa, necessitano di urgenti interventi di recupero/restauro.
Il parco è d’impronta paesistica, caratterizzato da specie esotiche fra le quali spicca una monumentale sequoia gigante, varietà insolite di faggi e secolari duglasie.