Ogni grande città che si rispetti ha una strada rappresentativa, quella di Napoli è Via Toledo; viene aperta da Don Pedro de Toledo (da qui il nome) il Vicerè spagnolo che risanò l‘edilizia cittadina durante la prima metà del 500.
Durante il suo mandato (dal 1532 al 1553) Pedro Alvarez de Toledo y Zuniga, il decimo vicere´ dell’imperatore Carlo V, furono intraprese grandi opere pubbliche, sia in ambito urbanistico sia in quello della difesa e della fortificazione.
Tra i tanti lavori intrapresi commissiona agli architetti Giovanni Benincasa e Ferdinando Manlio una strada per ricoprire il famigerato “Chiavicone”, la fogna a cielo aperto che raccogliendo le acque ed i liquami della collina del Vomero.
La strada che ne nacque fu un vero successo tanto che nel corso degli anni i nobili napoletani e i funzionari spagnoli fecero a gara per costruire palazzi sempre più grandi e degni dei Grandi di Spagna.
Il percorso della strada di Toledo, tracciata nel 1540, resa percorribile nel ‘44 e completata nel ‘49, andava dall’attuale piazza Dante (già pazza Mercatello) fino a Piazza Trieste e Trento e all’odierna Piazza del Plebiscito.
Parto. Non dimenticherò né la via Toledo, la via più popolosa e gaia del mondo, né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo. Così si espresse Stendhal nel 1817 lasciando una Napoli da cui era stato folgorato.
Prima di poter scorgere uno dei quattro accessi della ottocentesca galleria Umberto I, monumento tra i più prestigiosi di Napoli, ci si imbatte nel Palazzo Zevallos di Stigliano che al suo interno ospita Il martirio di sant’Orsola un’inestimabile opera del Caravaggio; Merita una citazione anche il palazzo sede del Banco i Napoli, realizzata secondo uno stile tipico del ventennio fascista.
Per antica consuetudine si và “a Toledo” per un caffé, per la ricerca di un oggetto da comprare o per un appuntamento.
A metà strada si apre un largo detto della Carità con il monumento dedicato a Salvo D’Acquisto; sul lato che sale verso la collina del Vomero furono realizzate invece le costruzioni destinate agli alloggiamenti per le truppe spagnole e le loro famiglie; nacquero così i Quartieri Spagnoli.
In largo Berlinguer si apre la suggestiva stazione di Toledo della metropolitana dell’Arte (Linea 1), scendendo le scale mobili, si è immersi in un ambiente a tema marino, la cosiddetta galleria del mare. Al suo interno vi sono alcuni resti delle antiche mura aragonesi ed è arricchita da due grandi mosaici realizzati emulando lo stile pompeiano.
Curiosità, nel 1840, Via Toledo fu una delle prime strade d’Europa illuminate a gas, come solo a Londra e Parigi se ne potevano vedere.
Ancora oggi c’è chi s’interroga su quale sia la denominazione giusta, tra Via Roma e Via Toledo; per fare luce sulla questione, occorre fare un salto nel tempo.
Correva l’anno 1870 quando l’esercito del re Vittorio Emanuele II di Savoia, riuscì a conquistare la città di Roma sottraendolo al Papa; per onorare uno degli ultimi capitoli dell’unità italiana, il sindaco Emilio Imbriani fece cambiare il nome della tre volte secolare via Toledo in Via Roma.
Una decisione che suscitò molto disappunto nell’opinione pubblica, non bastò a rassicurare i cittadini l’aggiunta della dicitura “via Roma già via Toledo”.
E’ solo nel 1980, con la giunta Valenzi, che via Toledo riprende il nome di chi la fece costruire; a distanza di quarant’anni una parte di napoletani ancora la chiama Via Roma.
In città una strofetta recitava: “tutte le vie menano a Roma; Imbriani, la tua molto diversa,¿ non mena a Roma ma mena ad Aversa (qui si trovava la Real Casa dei matti).