In Val di Zoldo, sulle Dolomiti venete, non molto lontano da Forno di Zoldo (il maggiore paese della vallata), si trova un antico, piccolo cimitero, molto suggestivo. Dalla gente è chiamato «cimitero dell’Addolorata» perché sorge accanto alla chiesetta (forse duecentesca) della Madonna Addolorata.
Si tratta di un luogo magico e, insieme, di un vero e proprio archivio della memoria storica e spirituale della comunità, di cui costituisce un autentico bene culturale, affascinante e misterioso, semplice e complesso. La dottoressa Monica Pregnolato nel saggio ad esso dedicato nel volume «Tesori d’arte nelle chiese dell’alto Bellunese. Val di Zoldo» definisce questo cimitero «un condensato straordinariamente incisivo di pensiero, cultura materiale, spiritualità, costume, lucido riflesso della realtà da cui prese le mosse».
Il contesto paesaggistico-ambientale, gli essenziali elementi architettonico-strutturali, i semplici ornamenti plastici e decorativi, i segni grafici e testuali che in-dividuano ogni sepolcro contribuiscono, infatti, a creare nell’insieme uno spazio di originalissima bellezza.
Attivo dal 1836 al 1948, il piccolo cimitero è costituito da una struttura essen-ziale: un semplice perimetro quadrilatero, tracciato da un muro di sasso, e un in-gresso segnato da due pilastri e un cancello in ferro battuto.
All’interno i percorsi originari, anche se confusi dal dissesto del terreno e dalla sedimentazione degli aghi di pino, permettono di individuare le lapidi più antiche, le numerose tombe di bambini (testimonianza di un’alta mortalità infantile), le uniche due cappelle fami-liari appartenenti alle locali Famiglie notabili. Tra le lapidi s’incontrano quelle degli scultori zoldani Valentino Panciera Besarèl (1829-1902) e di suo nipote, pure Valen-tino Panciera Besarèl (1880-1904); quelle dei patrioti e i combattenti per la libertà ci-vica, come furono i difensori della valle nel 1848; poi le lapidi di alcuni personaggi illustri, come quella di mons. Giovanni Maria Cesaletti (1837-1900), arciprete di Zoldo e figura di notevole rilievo sociale, che mostrò grande attaccamento alla valle, alla sua storia e alla sua cultura.
Accanto alle personalità più note, compaiono le tombe della gente semplice, il cui nome e ricordo rappresentano egualmente una ricchezza pubblica.
Il vecchio cimitero di Zoldo custodisce perciò una sorta di Pantheon minore, che costituisce la più toccante e articolata pagina di storia della comunità locale fra Otto e Novecento. Per tutti questi motivi si rende necessario e doveroso impegnarsi per la sua salvaguardia e la valorizzazione della ricchezza di memoria e cultura di è portatore e affascinante testimone.