La valle del fiume Eleuterio è situata nella contrada Cannita fiume. Il toponimo Cannita è da riconnettere alla coltivazione della canna da zucchero che caratterizzò la zona tra il '400 e il '600 e di cui si conserva, nei pressi di Ficarazzi, una monumentale testimonianza nel ponte-acquedotto che fu costruito alla metà del Quattrocento dall'ingegnere spagnolo Antonio Zorura per alimentare la produzione dei trappeti per lo zucchero. La collina, detta anche "cozzo Cannita", è un rilievo calcareo di formazione quaternaria, emergente dalle argille che compongono la zona circostante, coperte da terra di trasporto giallastra o rosso- bruna, ricca di spato di calcare, sabbia, agate, selci e geodi. Il colle è facilmente individuabile per la sua inconfondibile conformazione a tre punte, tra le quali, quella di sud-est, raggiunge m 208 s.l.m.. Sulla parete settentrionale si apre una grotta che ha restituito, già dall'ottocento, materiale archeologico (in buona parte oggi esposto al museo Salinas di Palermo) dal Paleolitico Superiore in poi. Sulla collina vi sono tracce di un centro abitato, che, benchè noto da tempo, non è mai stato oggetto di indagini sistematiche. Alcuni studiosi lo ricollegano all'insediamento punico di Candia o Chiandia. E' il primo insediamento che si incontra lungo il percorso del fiume Eleuterio e dovette far parte del sistema di abitati indigeni sviluppatisi in epoca antica lungo e a difesa del fiume. Fu sicuramente la posizione privilegiata dell'altura, che disponeva, però, di un fertile comprensorio territoriale ricco d'acqua, a consentire il sorgere di un centro strategicamente a controllo del passaggio di gente e merci verso l'entroterra. L'insediamento dovette, infatti, avere un ruolo essenziale per il controllo del basso corso del fiume Eleuterio poichè la breve distanza dal mare, la facile difendibilità per la presenza della valle del fiume ad est e le alte pareti sui rimanenti versanti, e la centralità rispetto alle città di Pànormos ad ovest e Solunto ad est, qualificavano la sua posizione ottimale. La strada litoranea che da Palermo conduce verso Bagheria, seguendo il lungo arco che racchiude gran parte del golfo palermitano, conduce verso un ambiente fertile della campagna orientale della Conca d'oro, irrigata dalle acque del fiume Eleuterio. Un acquedotto con 17 campate ad archi ogivali, che attraversa il fiume Eleuterio, convogliava l'acqua attraverso un viadotto-canale, portando l'acqua all'interno del borgo (attualmente è visibile nelle vicinanze della torre), e facendo muovere un grosso trappeto per la lavorazione delle cannamele. L'industria zuccheriera fu attiva per due secoli mentre nel corso dei successivi, la baronia di Ficarazzi appartenne a diverse famiglie che cambiarono usi agricoli.
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