Al numero civico 3 di via di Vesta, sopra un piccolo portale architravato, una lunetta ad arco a tutto sesto, delimitata in parte da una transenna in ferro battuto a volute, incornicia un’immagine scultorea in ceramica a tutto tondo di una Madonna attribuita a Lazzaro Giosafatti, il grande scultore ascolano degli anni cinquanta del Settecento. La piccola icona presenta delle particolarità assolutamente raffinate e affascinanti: la figura della Madre senza il bambino, le mani giunte da un lato e il viso atteggiato ad uno sguardo nell’infinito, sono attirati nella torsione molto plastica di ogni parte del corpo, sottolineata dal panneggio delle vesti divise in due emisferi: in quello superiore il viluppo delle braccia che tendono ad incontrarsi e a proteggersi; in quello inferiore le gambe, celate dal panneggio, si aprono verso sinistra suggerendo la visione delle curve. Al lato sinistro la morbidezza del panneggio trova un punto di tensione nel ginocchio che nel suo avanzare tende ad interrompere lo scivolare delle forme con un innaturale gioco orizzontale. La piccola statua policroma è una delle poche opere del Giosafatti di tali dimensioni a noi pervenute. L’opera è stata finalmente restaurata dal Comune di Ascoli Piceno e dal FAI ed è tornata alla pubblica visione recentemente togliendola all’incuria e al degrado. In tutto il suo splendore costituisce un piccolo gioiello del patrimonio storico artistico della città.