TRESANA

ALTO RENO TERME, BOLOGNA

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TRESANA
TRESANA all’Alpe Borgata d’alta quota, posta a 930 metri sopra il livello del mare alle falde del monte Tresca da cui deriva il nome: Trescana, luogo che appartiene al monte Tresca. Fu fondata da Francesco Antoni, detto Falamini, verso il 1530. La famiglia Antoni, il cui cognome originariamente era Zanini, proveniva da Lustrola e discendeva da un certo Zanino di Lustrola che aveva quattro figli. Un suo nipote, chiamato Antonio, si trasferì a Capugnano. Gli eredi di Antonio mutarono il loro cognome in Antoni; il loro capostipite sembra che fosse Antonius Martini, presente nell’estimo di Capugnano del 1475. Antonio Martini ebbe un figlio, Gaspare Antoni, che possedeva una casa a Capugnano, ancor oggi chiamata Cà degli Antoni e che vendette nel 1530 quando i suoi due figli, Francesco e Domenico, la abbandonarono per trasferirsi altrove. Domenico andò a Monteacuto delle Alpi, mentre Francesco cominciò a colonizzare Tresana, dimorandovi stabilmente. In quel periodo Tresana comprendeva una casetta, una capanna ed una pezza lavorativa-sodiva di dieci tornature. Francesco Antoni è quindi da considerarsi il fondatore di Tresana, allora denominata Tresana all’Alpe, come risulta dall’estimo del 1575. La prima data certa nella storia di Tresana risale al 19 Settembre 1598, allorché i fratelli Giovanni e Valentino Antoni si divisero due case coperte di lastre in Tresana, quale eredità del loro padre. La casa ereditata da Giovanni fu rifatta ed ampliata nell’anno 1906 da Pellegrino Pranzini. Al di là del ponte, sulla sinistra orografica del rio Ombrighenti, si estende la maggior parte della borgata. In basso c’è un grande edificio con un’ampia scalinata in pietra che conduce ad una porzione di fabbricato dove, nella seconda metà dell’Ottocento, abitavano i Pranzini. In quel periodo il loro padre, chiamato Gioacchino Pranzini, forse anche a causa della ristrettezza della casa, andò romitto (custode) dal 1886 al 1901, alla Madonna del Faggio. Di fianco alla fontana è posto un altro edificio, di cui non si conosce l’anno di costruzione. La data 1731, riportata sul portale di ingresso, non è infatti quella della sua costruzione ma è quella del suo ampliamento, effettuato da Giovanni Franci che abitava in quella casa. Egli era il capomastro di quei muratori che, nell’estate del 1722, edificarono la chiesetta del Faggio; viene citato più volte, nelle cronache di allora, come maestro Giovanni Franci di Tresana. All’interno dell’edificio vi sono alcune figure sacre scolpite su pietra. Gli elementi decorativi, forse troppo ricercati per essere stati realizzati sul posto al momento dell’ampliamento dell’edificio, potrebbero risalire a due secoli prima, scolpiti da maestri Com’acini presenti nel territorio di Capugnano e successivamente lasciati giacere, in un qualche deposito, per vari decenni. Attualmente Tresana è abitata da sette famiglie che appartengono a tre nuclei familiari distinti: Zanarini, Pranzini/Casagni e Cantelli. Nel retro del borgo, sul muretto che sovrasta la strada, si trova una bella maestà con l’immagine della Madonna del Faggio e poco sopra vive ancora un antico castagno, completamente cavo, di oltre 400 anni, contenente una piccola cappellina di montagna, dedicata alla Speranza. L’intera borgata è circondata da castagni verdi e maestosi e da centinaia di ortensie dai colori vari e multiformi: l’azzurro, il blu, il rosa, il violetto ed il bianco, che adornano le case ed allietano la vista ed il cuore di tutti coloro che, passando per questo luogo, ne restano incantati. Tresana sembra emergere, come per miracolo, dal suo lontano passato e conserva intatti gli elementi tipici di un’edilizia montanara semplice e povera, ma ricca di fascino e di storia, che altrove, purtroppo, è quasi del tutto perduta.
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