Per rischiarare con una luce sia pure molto fioca le origini del Trappeto di Montecalvo e il tipo di vita che si pensa si sia svolta per secoli nelle sue case grotte, è opportuno associare le sue vicende a quelle delle abitazioni rupestri che erano presenti in quasi tutti i paesi che circondano il Mediterraneo. La scarsità di conoscenza specifica sul Trappeto è da attribuire fondamentalmente alla totale inesistenza di studi antropologici, archeologici e storici svolti in loco. Perciò, includere il Trappeto montecalvese nella tipologia delle case rupestri del Mediterraneo, che sono state e sono oggetto di approfonditi studi, consente intanto di dire, relativamente alle sue origini e alla sua preistoria, che anchesso sorse probabilmente nel Neolitico (VI Millennio a. C. circa), se non addirittura, come sostengono alcuni studiosi per quel tipo di abitazioni trogloditiche, nel Paleolitico Superiore.
Abbandonate parzialmente (perché destinate al solo ricovero di greggi o altro bestiame), o totalmente, in periodo pienamente storico, esse furono nuovamente riutilizzate come abitazioni dalluomo nel Medioevo, a partire dallestendersi in tutta larea mediterranea delle gravi condizioni della crisi politica, sociale ed economica succedute alla caduta dellImpero romano. (E in certe zone marginali, vere e proprie isole interne come la nostra area irpina, anche successivamente al periodo medievale e sino a pochi decenni fa, per il perdurare e incancrenirsi delle loro condizioni di arretratezza civile e socio-economica).
Parallelamente al ripristino delle abitazioni in grotta per la vita degli uomini, sorsero dopo la caduta di Roma, con il Cristianesimo delle origini, accanto alle case le chiese rupestri, in Italia specialmente in Calabria e in Lucania. Ragioni spirituali e necessità di pura sopravvivenza diventarono cause anticipatrici di una nuova stagione storica, la quale, però, per gli abitatori delle case grotte, diventò una condizione che permise la loro emarginazione e anche il loro asservimento da parte delle varie élites che si impadronirono del dominio territoriale in cui sorgevano le loro primitive abitazioni. La vita di questi uomini precipitò nelle forme preistoriche arcaiche, tanto che essi condividevano le abitazioni con i loro animali in una domesticità oggi per noi inimmaginabile e le diverse generazioni di una stessa numerosa famiglia erano schiacciate in una miserevole e dolorosa promiscuità.
Numerose foto del Trappeto documentano la sua vita prima che gli ultimi abitanti l abbandonassero più di un trentennio fa.
Le antiche case scavate nellarenaria e ordinate a gradoni nel costone del monte sono ormai immerse nel silenzio e non danno più segni di presenza umana. L'abitato era ordinato su più ripiani, di modo che le case di un livello inferiore tracciavano con i loro tetti le strade (sentieri quasi campestri, in verità) per le case del livello superiore; e così salendo sino al ciglio del monte, il rione finiva dove cominciava ormai in piano il paese di case vere. Quelle del Trappeto avevano delle case vere soltanto la facciata e il primo ambiente dingresso, che erano edificati con blocchi dello stesso materiale ricavato dagli scavi della grotta. Questo primo ambiente era lo spazio più importante dell'abitazione perché era insieme cucina e camera da letto, in cui spiccavano per importanza il focolare, la cassapanca del corredo e il lettone alto e capiente. Capiente perché a notte accoglieva per il giusto riposo tutti i componenti della famiglia; meno che l'ultimo o ultima nata della nidiata di figli e nipoti che erano messi a dormire in una culla di legno perennemente occupata da un piccolo ospite e che veniva trasportata ogni mattina, avanti lalba, nella campagna lontana dei lavori legata sul basto dell'asino.