TORRE MILINCIANA

PALERMO

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TORRE MILINCIANA
La Torre, ubicata nel fondo anticamente appartenuto al Monastero di San Martino delle Scale e successivamente al dottore in legge Girolamo Caccamisi, è preesistente al periodo della realizzazione della Tenuta Reale, anche se non abbiamo elementi probanti per collocarla in un periodo specifico (XV-XVI secolo?). Prende il nome da un gabelloto del fondo di nome Giuseppe Napoli, soprannominato “milinciana” a quanto pare per la forma della sua testa che ricordava umoristicamente la melanzana. Il manufatto architettonico, un tempo circondato da un vasto caseggiato, è quello che rimane di una residenza probabilmente utilizzata come padiglione di caccia del principe Francesco di Borbone, nel Sito Reale di Boccadifalco (il resto dell’edificio fu demolito in seguito all’acquisizione del terreno da parte del demanio aeronautico, perché ritenuto di nessun interesse). La trasformazione della primitiva torre in casina con funzioni abitative avvenne tra il 1810 e il 1815 quando, il principe Francesco, affida l’incarico del progetto all’architetto Gaetano Bernasconi, uno degli architetti dei quali, in quegli anni, si servono i Borbone, coadiuvato dal Capomastro della Real Casa Salvatore Palazzotto che realizza una elegante struttura a pianta quadrata in stile neogotico siciliano, come dimostrano le due finestre con archi a sesto acuto, una bifora con colonnina al centro, nel primo ordine, e una monofora nel secondo ordine. Le due aperture, ancora in buono stato, sono abbellite da raffinate decorazioni con tarsie in pietra lavica a motivi floreali e geometrici, allusive dei decori dell’arte chiaramontana. A coronamento della sommità della torre troviamo una merlatura a coda di rondine che presenta una fascia di archetti pensili con piccole sculture che raffigurano testine con sembianze umane. Scampati ai danneggiamenti dei bombardamenti restano, inoltre, alcuni brani murari superstiti e la rampa di scale, chiaro intervento postumo, che permetteva di raggiungere il piano superiore, di cui rimangono i ruderi. Gli interni, abbandonati al degrado e completamente sventrati, sono stati, nel tempo, depredati di ogni elemento architettonico di pregio. Un paio di decenni addietro fu messa in sicurezza dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Palermo, perché “minacciava rovina”. Ma poi l’oblio!
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