Originariamente una torre di difesa fu poi il campanile della antica chiesetta consacrata nel 1162 ormai in totale abbandono necessita di restauro.
Il dosso su cui si pone l’antico campanile della chiesa dedicata a san Valerio si colloca nella zona bassa di Cavalese, a poca distanza dal parco della Pieve.
Il colle di san Valerio fu frequentato fin dall’età del Ferro, ma è in epoca romana che sorsero significative opere murarie sia sulla sommità sia nell’insellatura più a nord. Successivamente in epoca medievale, sulle rovine degli edifici romani, vennero realizzate delle strutture edilizie semplici. L’intitolazione del colle a san Valerio sembra risalire proprio a questo periodo, quando la valle di Fiemme era dominata dai Franchi, popolo particolarmente devoto a san Valerio.
In questa zona panoramica, sorse l’antico paese di Cadrubio, primo nucleo abitato della successiva Cavalese, facendo da corona al castello eretto dai signori Enn – Kaldiff (nobili di Egna), ma nel Duecento la fortificazione entrerà a far parte della Contea di Castello, controllata dai Conti del Tirolo. Nel corso del Trecento ogni opera fortificata presente in valle venne abbattuta o cadde in rovina.
Nel luogo in cui sorgeva il castello era presente una necropoli e per questo nel 1162 il vescovo di Trento Adelpreto (1156-1172) volle edificare una chiesa intitolata ai santi Valerio, Clemente ed Appolonia. Gli studi archeologici hanno permesso di conoscere l’antica impostazione della chiesa: l’edificio era in stile romanico con un’unica navata a abside semicircolare e campanile addossato al lato nord. Al centro dell’abside sono ancora visibili i resti del basamento di un altare, mentre sul fianco sud un avvallamento indicherebbe il luogo in cui era posto il fonte battesimale. Il piccolo edificio ora affiancato al campanile, invece, è un’aggiunta ottocentesca.
La torre campanaria in stile romanico appartiene alla prima fase di costruzione e presenta una rigorosa uniformità costruttiva: nella parte superiore si ammira un doppio ordine di bifore e trifore, al di sopra del quale si pongono delle monofore trilobate (soluzione adottata anche per Carano). Sui lati del fusto è possibile leggere la morfologia del tetto e l’andamento dell’aula. Fino alla prima metà del Novecento il campanile risultava essere intonacato e decorato con finti capitelli.
Nel 1767 furono eseguiti dei lavori di consolidamento dell’unica navata, ma la situazione andò peggiorando e l’edificio divenne sempre meno sicuro, portando alla sua chiusura nel 1787. Fortunatamente, dall’antica chiesa è giunto integro fino ai nostri giorni un affresco raffigurante il patrono Valerio, opera ora collocata nella chiesa di san Sebastiano a Cavalese in corrispondenza dell’abside.
Anche il paese di Cadrubio venne abbandonato per il carattere franoso del colle di san Valerio, portando a un maggior sviluppo di Cavalese. Da allora il campanile di san Valerio funge da testimone solitario dell’antica storia della valle di Fiemme, come una sentinella sulla valle dell’Avisio, dando vita a racconti e immagini suggestive.
Damiano Iellici (https://chiesedifiemme.org/parrocchie/cavalese/san-valerio-a-cavalese/)