La Torre di Manfria è una torre di avvistamento e difesa, è la vedetta posta su un promontorio dal quale poter osservare interamente i 60 km del Golfo e parte della piana di Gela, si affaccia su una baia dal mare blu circondata da roccia e pietra di gesso, grotte e dalla sabbia gelese color della paglia tanto cara ad Eschilo. La torre è Incastonata in un Sito di Importanza Comunitaria unico per le sue specificità zoologiche, botaniche; regno della ginestra bianca, delle dune, corridoio migratorio dell’avifauna, sito RETE NATURA 2000 per la sua varietà di habitat litoranei, l’area in cui ricade è stata sottoposta a vincolo archeologico nel 1987 a seguito di importanti ritrovamenti archeologici ma l’inizio della sua edificazione è controverso. Secondo alcune fonti risale al 1549, durante il vicereame di Juan de Vega, secondo altre, invece, al 1583. Di certo rimase incompiuta per alcuni decenni e nel 1615 fu completata ad opera del Viceré di Sicilia Pedro Tellez Giron y Guzman Duca di Ossuna su disegno del famoso architetto fiorentino Camillo Camilliani. Delle oltre 200 torri costiere dell'Isola, che formavano un rudimentale sistema di vigilanza strategico-militare per segnalare i pericoli provenienti dal mare, la torre di Manfria, detta anche di Ossana o Ossuna era una tra le 37 più importanti e dipendeva dalla Deputazione del Regno; i quattro torrari che l'abitavano segnalavano, durante il dì con specchi e fumi e di notte con fuochi (i fani), l'arrivo dei barbareschi alla torre di Falconara, a Ovest, e ad Est al campanile della chiesa di Santa Maria de Platea che fungeva anche da torre secondaria di avvistamento e segnalazione. Con un sistema intermedio di postazioni e di torri di segnalazione, le informazioni quindi arrivavano alla torre di Camarana, a Est nei pressi di Santa Croce Camerina, e con gradualità alle altre del circuito isolano fino a raggiungere. nel giro di un'ora, quei porti dove esistevano flotte navali da guerra che immediatamente prendevano il mare per contrastare l'azione offensiva del nemico. Le segnalazioni, inoltre, erano destinate agli abitanti della città e della campagna tramite torri secondarie come quelle dell'Insegna e del convento dei Padri Cappuccini. Oltre ai torrari erano pure pertinenza della città diversi gruppi di guardie a cavallo. La torre di Manfria è a pianta quadrata con basamento fortemente scarpato che misura circa 12,5 metri per lato. In origine era costituita da due piani, il pianoterra che serviva come deposito di acqua, legna, munizioni, spingarde, schioppi, polvere da sparo e palle di cannone e il primo piano che serviva da alloggio ai torrari (caporale, tenente e soldati). Inoltre, il terrazzo, provvisto di parapetti, tettoia e due balconate, sostenute da eleganti mensoloni di arenaria, ospitava due cannoni. L'accesso alla torre avveniva dal primo piano con una scala di legno o una corda retrattili prima che nel 1805 fosse costruita una scala in muratura a due rampe, nello stesso anno fu anche realizzato il secondo piano per renderla ancora più visibile e nevralgica per la difesa isolana contro l'arrivo dei pirati; allora "mamma, li turchi" era un'espressione tipica di cui ancora rimane il ricordo per la ferocia con cui tali pirati barbareschi trattavano le popolazioni dei luoghi costieri depredati. Diversi anni fa la Torre di Manfria (la cui proprietà è privata) fu illuminata con fari a vapore di sodio per essere visibile di notte in tutta la sua possente maestosità a decine di chilometri di distanza. L'illuminazione, però, fu oggetto di una feroce azione vandalica che mise fuori uso definitivamente l'intero impianto. Da allora, la Torre di Manfria è abbandonata all’erosione, alle intemperie e rovinata da ulteriori azioni vandaliche senza che nessuno riesca ad intervenire.