Intorno al 1800 la decadente torre e il terreno circostante furono venduti dai conti Radicati a Pietro Sarboraria. In quegli anni alla cima della torre il governo francese fece installare una stazione per il telegrafo ottico Chappe, voluto da Napoleone per collegare Parigi con Milano e Venezia, lungo un tracciato di 850 km.
Il telegrafo ottico venne utilizzato per le comunicazioni fra Italia e Francia dal 1809 al 1814, quando con l’occupazione del Piemonte e della Lombardia da parte degli Austriaci, vennero distrutte alcune stazioni, impedendo il funzionamento della linea.
Nel 1836 Pietro Sarboraria chiese al Comune il permesso di abbattere la torre medievale, ormai gravemente degradata, per costruirvi al posto un mulino a vento, ma le autorità si opposero fermamente in quanto l’edificio era un punto caratteristico del paese e nel cui sito era consuetudine fare il cosidetto falò e sparare i fuochi artificiali durante le feste.
La controversia infine si risolse e l’amministrazione comunale acconsentì la demolizione della vecchia e ormai malconcia torre, a condizione che fosse ricostruita nello stesso luogo, di analoga foggia architettonica e che si potesse continuare ad usare il sito per il falò, lo sparo dei mortaretti e i fuochi artificiali.
Nell’autunno dello stesso anno fu così eretta la nuova costruzione, che il Sarboraria pensò di destinare a mulino a vento. Sopra la torre circolare venne installata la struttura portante le quattro pale e accanto un basso fabbricato con tetto a due falde, destinato a ospitare le macine. Il mulino a vento, uno dei pochissimi realizzati in Piemonte, tuttavia fin dall’inizio funzionava male, probabilmente a causa di difetti meccanici intrinseci, nonché per la scarsità di vento. Così dopo pochi anni l’attività molitoria cessò e nel 1851 le pale e la relativa struttura smontate.
L’edificio fu trasformato in abitazione civile. In seguito cambiò più volte di proprietà fino all’acquisto nel 1903 da parte di Alessandro Rocca che qualche anno dopo fece rialzare di un piano la casetta annessa; venne chiamata «Villa Giuseppina», in memoria di Giuseppina Rocca, figlia di Alessandro. La torre venne completata superiormente da un terrazzo praticabile e all’interno furono ricavati due piani abitativi con apertura di finestre ad arco acuto in quello inferiore e circolari in quello superiore.