L'ambientazione ricostruisce in parte l'allestimento sepolcrale rinvenuto a San Donnino (nei pressi di Città della Pieve) nella tomba indicata come tomba di Laris dall'iscrizione nel sarcofago preminente e più prezioso; in esposizione i sarcofagi, le urne e alcuni altri frammenti rinvenuti. Le urne sono fatte di una fine grana di alabastro e tre di queste sono finemente scolpite. I coperchi ritraggono i defunti a busto nudo, ornati da ghirlande di fiori e sdraiati su due cuscini, come se partecipassero ad un banchetto, tutti con una patera.
L’uso dell’alabastro, lo stile della sepoltura e le iscrizioni suggeriscono che la sepoltura, riconducibile al periodo ellenistico, appartiene alla famiglia aristocratica Pulfna Peris della vicina roccaforte etrusca di Chiusi, già nota nel II sec. a.C.. Si pensa che questa potrebbe essere la più antica attestazione della “gens pulfna” e la sua scoperta a Città della Pieve potrebbe indicarne l’origine precisa.