Il Tevere ha costituito la ricchezza e la vitalità di Roma come via di comunicazione e infrastruttura economica portante ma anche come suo simbolo e mito originario. Negato alla città dalla realizzazione dei muraglioni Sabaudi, il suo tratto urbano ha perso gli usi e i valori condivisi che lo hanno animato per millenni e oggi i romani lo riconoscono difficilmente come spazio pubblico della città. Ridotto unicamente a infrastruttura idraulica, può essere considerato una periferia nel cuore di Roma, una presenza fantasmatica spesso nemmeno visibile dalla città a causa delle sue proporzioni spaziali e della singolare potatura asimmetrica dei platani sui Lungotevere.
Il Tevere a Roma può tuttavia rappresentare la componente strutturante e qualificante di un sistema di spazi pubblici, dai caratteri più naturalistici dell’Aniene, delle aree golenali e dei fossi a monte e a valle della città storica, agli spazi più minerali e urbani del tratto regolarizzato e indurito dai muraglioni Sabaudi. L’asse portante cioè di un più ampio telaio di infrastrutture blu e verdi che innerva la città nel suo insieme. Questo ruolo è stato riconosciuto esplicitamente dal PRG vigente attraverso il racconto e le scelte dell’Ambito di programmazione Strategica Tevere e della Rete Ecologica urbana, ma anche da alcuni progetti del Comune di Roma trasversali alle sue sponde.