I resti del tempio di Hera sono situati nell'area archeologica di Metaponto, sulla sponda destra del fiume Bradano, fiume sacro per gli Achei che nel 773 a.C. fondarono Metapontion. Il tempio, eretto nel VI sec. a.C. sui resti di un antico villaggio neolitico, si colloca all’esterno della città antica ed è altresì posto lungo un importante asse della viabilità.
Il tempio di Hera, o delle Tavole Palatine, era stato inizialmente attribuito al culto della dea Atena; successivamente, nel corso degli scavi archeologici del 1926, venne attribuito alla dea Hera per il rinvenimento di una dedica votiva sul frammento di un vaso. In una cartografia del Regno di Napoli (1808), il Tempio viene identificato con il toponimo di “Cattedra di Pitagora”, in memoria del grande filosofo Pitagora che, dopo tanto peregrinare, ha trovato riparo a Metaponto e vi è restato fino alla morte in veneranda età. Tuttavia, la storia recente ci ha consegnato un altro appellativo ovvero "Tavole Palatine", definite localmente anche "Mensole Palatine" o "Colonne Palatine", probabilmente in ricordo delle lotte contro i Saraceni dei Paladini di Francia.
Il Tempio delle Tavole Palatine o Tempio di Hera, gestito dalla Direzione Regionale Musei Basilicata, è in buono stato di conservazione ed è aperto al pubblico. I suoi resti mostrano il piano di calpestio della cella (naos) dove solitamente era custodita la statua della divinità, dotata di uno spazio precluso ai fedeli e destinato agli officianti del culto per funzioni religiose (adyton) e di un vestibolo anteriore (pronao). Le imponenti colonne superstiti sono ben 15, in calcare locale come il resto dell’edificio, ciascuna con 20 scanalature e capitelli di ordine dorico.
Il Tempio delle Tavole Palatine o Tempio di Hera, gestito dalla Direzione Regionale Musei Basilicata, è in buono stato di conservazione ed è aperto al pubblico. I suoi resti mostrano il piano di calpestio della cella (naos) dove solitamente era custodita la statua della divinità, dotata di uno spazio precluso ai fedeli e destinato agli officianti del culto per funzioni religiose (adyton) e di un vestibolo anteriore (pronao). Le imponenti colonne superstiti sono ben 15, in calcare locale come il resto dell’edificio, ciascuna con 20 scanalature e capitelli di ordine dorico.
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