Il c.d. studiolo del Pordenone è situato all'interno di un palazzo, risultato di molteplici epoche dal XIV al XVII secolo, costruito a ridosso della Porta furlana (oggi non più esistente). All'interno dell'edificio è presente una stanza che conserva alcuni affreschi, rinvenuti nel 1989 dal restauratore Giancarlo Magri, e attribuiti da taluni storici dell'arte, tra cui Caterina Furlan, al più famoso pittore friulano del Rinascimento: Giovanni Antonio de Sacchis detto il Pordenone.
Si tratta di una sala con un fregio affrescato su tre lati, caratterizzata da vedute paesaggistiche scandite da figure mitologiche. I soggetti, un tempo celati da uno spesso strato di intonaco, rappresentano:
- una delle dodici fatiche di Eracle: il combattimento con il leone di Nemea, un mostro, figlio dOrtro e di Echidna e fratello della Sfinge di Tebe ,
- Sisifo, l'eroe fondatore dellantica Efira, poi denominata Corinto. Il più scaltro dei mortali è qui rappresentato nell'atto di spingere un masso enorme mentre risale un erto pendio (punizione inflittagli da Zeus per aver rivelato ad Asopo che il rapitore della figlia Egina fosse proprio Zeus olimpio) ,
- una terza scena rappresenta la punizione di Tantalo, l'eroe che veniva ammesso ai banchetti degli dei ,
- la più grande di tutte le dee dell'Olimpo, Era, durante la punizione inflittale da Zeus per avere scatenato contro la nave di Eracle, di ritorno dalla città di Troia, una violenta tempesta. La scena raffigura Era, sospesa tra cielo e terra,legata con una catena doro attaccata ad un incudine su ciascuno dei suoi piedi con sullo sfondo la porta furlana.
Oggi il piccolo palazzo è in parte di proprietà di un privato e in parte della Fondazione Crup ed è speranza di molti che possa ospitare il progetto pubblico-privato del museo multimediale del Pordenone o ad ogni modo reso visitabile e divenire un nuovo centro nevralgico della città, magari ispirandosi alla Casa di Giorgione di Castelfranco veneto.